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DISEGNO DI MARIO DRAGHIDraghi e il suo Governo,  hanno nominato cinque consulenti per monitorare la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.  

La prima cosa che salta agli occhi nel leggere i loro nomi è la debolezza della politica degli ultimi decenni. La permeabilità dei partiti da parte della finanza e delle varie lobby è nota da tempo ma, ora che in gioco ci sono oltre 200 miliardi, la cosa sta diventando davvero seria. Le cose andrebbero in altro modo se l’informazione da un lato e l'opposizione dall'altro, agissero per bilanciare questa deriva liberista ma così non è più da tempo.

La risposta ad una scelta alquanto discutibile, dunque, non viene né dal popolo né dalla politica ma da 190 docenti di atenei di tutta Italia che, con una lettera aperta, chiedono più attenzione all’intervento pubblico in economia. Alcuni fra i nominati sono noti per il sostegno aprioristico ad una teoria che afferma l’inutilità, se non la dannosità, dell’intervento pubblico in economia. Per non parlare della presenza - tra i cinque nominati - di consulenti che "rappresentano posizioni antiscientifiche che minimizzano la questione del cambiamento climatico e l’urgenza di adeguate politiche d’intervento, minando così la credibilità del Governo riguardo il principale pilastro delle politiche economiche europee dei prossimi anni" in sintonia con il Green deal.

Anche il Presidente della Società italiana di economia, Alberto Zazzaro, ha scritto ufficialmente a Draghi criticando la composizione della task force di economisti per la gestione del PNRR suggerendo di riequilibrarla con altri “economisti e economiste” non solo di università del Nord.  Una composizione tutta al maschile che viene definita "squilibrata e non idonea a confrontarsi con i nodi che il Piano dovrà affrontare in un contesto caratterizzato da forti debolezze strutturali del Paese" soprattutto al Sud. Il Presidente della Società di economia arriva a suggerire al Presidente del Consiglio almeno di integrare il Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica affinchè sia in grado di apportare "una visione più ampia, maggiormente rappresentativa delle aree e  dei temi centrali del PNRR”.

Insomma, sono in molti a concordare che vi è una preoccupante presenza di "esperti" portatori di una visione economica caratterizzata dalla fiducia incondizionata nella capacità dei mercati di risolvere autonomamente qualsiasi problema economico e sociale. Dove siano poi finite tutte quelle belle parole sulla necessità di recuperare quel ritardo ingiustificato che esclude le donne italiane dai processi decisionali, nessuno lo sa. La voce e il punto di vista delle donne sono mancate nel Piano, e continuano a mancare ora, per monitorarne e seguirne l'attuazione. E' chiaro che la parità di genere non è un obiettivo primario di questo Governo.

Per la Redazione - Serena Moriondo