di Serena Moriondo
Al termine dei lavori di un anno, la Commissione per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, istituita dal ministro Speranza, ha messo a punto la “Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società” denunciando che su una popolazione di riferimento composta da circa 6,9 milioni di over 75, oltre 2,7 milioni di individui presentano gravi difficoltà motorie, comorbilità, compromissioni dell'autonomia nelle attività quotidiane di cura della persona e nelle attività strumentali della vita quotidiana. Tra questi, 1,2 milioni di anziani dichiarano di non poter contare su un aiuto adeguato alle proprie necessità.
In sostanza, pur riconoscendo l'ampio lavoro svolto dalla Commissione, potremmo dire che non è stato rivelato nulla di nuovo.
Il documento, lo ricordo, è stato presentato il primo settembre al Presidente Mario Draghi da Monsignor Vincenzo Paglia, già consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio ed ex vescovo di Terni-Narni-Amelia, e da alcuni anni presidente della Pontifica accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio per le scienze del matrimonio e della famiglia, che presiede la Commissione.
Da quella Commissione, come avevamo già segnalato tempo addietro, sono stati esclusi gli Enti locali (che con le Regioni sono i diretti responsabili dell’assistenza agli anziani), i rappresentanti del Terzo settore e dell'associazionismo (che gestiscono in convenzione molti servizi pubblici rivolti agli anziani e alle loro famiglie) e i sindacati dei pensionati di CGIL-CISL-UIL, una “svista” incomprensibile dato che rappresentano da soli oltre 5 milioni di persone.
Quegli stessi sindacati che - insieme a 37 altre realtà della società civile – il 21 luglio 2021 hanno messo a punto un “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” presentato ai Ministri Orlando e Speranza, contributo che al momento parrebbe non essere ancora stato preso nella dovuta considerazione. Così come sono state per ora escluse dal confronto le numero implicazioni che una riforma di tale rilievo avrà sul piano dell’organizzazione del lavoro e dei contratti nazionali dei settori coinvolti, in primis sanitario e sociale, che avrebbe richiesto un approfondito confronto con le professioni, i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori, dei datori di lavoro.
Qualche "scomoda" considerazione:
- critiche , come tutti sanno, sono pervenute al ministro Speranza da varie associazioni laiche, come la Consulta Bioetica, per aver nominato un alto esponente del Vaticano alla guida di una commissione statale;
- sono state sollevate perplessità anche per aver sentito la necessità di costituire - su un tema così “maturo” (se ne dibatte da decenni e il tema dell’invecchiamento è incluso tra le priorità di intervento indicate dall’OMS) - una Commissione “per indagare il fenomeno e per proporre le necessarie ipotesi di riforma”, tema per il quale esistono innumerevoli documenti di indirizzo nazionali ed internazionali in attesa solo di essere tradotti in operatività (in Italia basti pensare ai LEA, al Piano della Cronicità, della riduzione delle Liste di attesa oltre a quello delle Demenze, solo per citare alcuni tra i più importanti). Tema su cui stanno lavorando il Gruppo interparlamentare “Longevità-prospettive socio-economiche” (istituito il 23 marzo 2021) con l’obiettivo, tra gli altri, di introdurre nella Costituzione, all’art.31, un richiamo agli anziani quale categoria per la quale impegnarsi e il Gruppo di lavoro “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” istituito il 26 maggio 2021 dal ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando per attività di esame e approfondimento “propedeutiche alla stesura del Piano sociale nazionale, nonché alla definizione del Piano per la non autosufficienza” (a presiederlo è Livia Turco, già ministra della Solidarietà Sociale che firmò, la legge 328/2000);
- per esplorare le condizioni di fragilità e la domanda di assistenza sociale e sanitaria espressa dalle persone con almeno 75 anni la Commissione ha utilizzato i dati prodotti dal rapporto “Gli anziani e la loro domanda sociale e sanitaria anno 2019”, realizzato in collaborazione con l’Istat, un lavoro importante almeno però quanto i contributi delle varie parti sociali e professionali che la Commissione si è invece limitata ad ascoltare durante le audizioni svolte a fine 2020 e in un incontro del 3 febbraio 2021 al quale non hanno però partecipato tutti i soggetti sociali più rappresentativi;
- è stato sottoscritto un Protocollo d’intesa, della durata di tre anni, dalla Direzione generale della programmazione del ministero della Salute e dal Comando Generale dell’Arma dei carabinieri oltre che da Monsignor Paglia (a quale titolo?) per realizzare un censimento e una ricognizione di tutte le residenze socio-assistenziali presenti nel Paese (singolare, tra le altre cose, assegnare ad un corpo militare questo compito che avrebbe potuto essere svolto dalle Regioni in collaborazione con AGENAS, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali);
- nel merito, la Carta (di cui sono stati resi pubblici solo alcuni stralci) sottolinea in particolare tre aspetti: dignità della persona, assistenza responsabile e vita attiva di relazione. Molte delle indicazioni, come il continuum assistenziale o il riconoscimento dell’apporto degli anziani all’interno del nostro sistema sociale sono aspetti a lungo dibattuti e già previsti dal Patto per la salute (anche se non pienamente attuati). Vi sono poi aspetti come la proposta che “attiene alla qualificazione dell’assistenza attraverso la specifica definizione di specifici requisiti di qualità dei servizi e dei percorsi di cura” che non tengono conto che esistono già sistemi di autorizzazione, accreditamento, convenzionamento. Mentre il proposito di attuare “la transizione dalla residenzialità a servizi erogati sul territorio” farebbe intendere il superamento della residenzialità quando è noto che, pur volendo garantire alle persone anziane la possibilità di rimanere nella propria abitazione, la condizione anziana non è riconducibile ad una condizione omogenea, conseguentemente le risposte alle fragilità devono essere commisurate al reale bisogno dell’anziano e della sua famiglia.
Pur riconoscendo i migliori propositi con i quali è stata designata la Commissione , composta da autorevoli esponenti, non si giustifica la scelta di assegnare la direzione di una commissione - che dovrebbe garantire un approccio laico nell’affrontare questi temi - ad un esponente religioso che dirige istituti religiosi di cui sono note le posizioni “di parte” in tema di aborto, famiglia, eutanasia. Assegnazione che, guarda caso, è avvenuto proprio nel momento in cui la Pontificia Accademia per la Vita, presieduta sempre da Paglia, ha prodotto un documento dal titolo “La vecchiaia: il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia.”, nel quale si tratteggia la proposta di un modello che molte strutture religiose ,che operano in questo campo, si auguravano potesse influenzare il documento ministeriale.
L’auspicio della Commissione è che, da subito, la Carta venga tradotta in una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri per orientare le pubbliche amministrazioni (che fine hanno fatto la programmazione e la pianificazione degli interventi pubblici tramite il confronto tra le parti e i passaggi con le Conferenze Stato-Regioni-Enti Locali? le norme di legge approvate in Parlamento?).
Proprio Monsignor Paglia ha riferito recentemente alla radio vaticana Vatican News del “grande interesse” mostrato da Draghi per questa “iniziativa di enorme rilevanza sociale ed etica”, come lo stesso premier ha detto, assicurando che “l’Italia deve garantire i diritti degli anziani, il rispetto della dignità della persona, in ogni condizione”. In questo senso, dice monsignor Paglia, la Carta dei Diritti vuole proporsi anche come risposta al dibattito sull’eutanasia in corso in Italia, avviato con la raccolta firme sul referendum che ha superato già le 800 mila firme.
Come è stato sottolineato in più occasioni dai sindacati dei pensionati gli eventi tragici documentati durante l’epidemia da Covid-19 all’interno delle residenze sociosanitarie hanno determinato il diffondersi di una rinnovata attenzione al tema dei modelli di assistenza per gli anziani e, più in generale, per le persone con disabilità bisognose di cure a lungo termine che richiedono una legge che affronti organicamente il tema della non autosufficienza.
Ma perché ciò avvenga è indispensabile che il Governo stabilisca e renda coerenti tra loro i Livelli essenziali per tutti i settori riguardanti i servizi alla persona (sanità, assistenza, sociale, educazione…) e che le sinergie istituzionali si aprano ad un confronto serio con le parti sociali e il mondo dell’associazionismo, affinché sia ripensata globalmente la prossimità della società, la struttura delle città, l’organizzazione dei servizi pubblici verso le persone lungo l’intero arco della vita, a maggior ragione, ora, a fronte di una larga parte di popolazione caratterizzata da un progressivo invecchiamento.