L'obiettivo 1,5° è fallito: i Paesi della Cop26 hanno adottato il "Patto di Glasgow" che avrebbe dovuto accelerare la lotta ai cambiamenti climatici e delineare le basi per il suo finanziamento futuro e, invece, assomiglia ancora una volta a una dichiarazione di buone intenzioni resa ancor più fragile da alcuni compromessi pregiudicando, come spiegano gli autorevoli scienziati del Climate Action Tracker (CAT), il futuro del pianeta.
Secondo l'Onu saranno necessari mille miliardi di dollari all'anno, da qui al 2050, per l'adattamento al cambiamento climatico.
Arabia Saudita e Cina hanno fatto aggiungere nel testo due aggettivi che di fatto stravolgono gli accordi, riferendosi all’abbandono dell’energia a carbone solo se “non abbattuta”, e dei sussidi ai combustibili fossili quando “inefficienti”. Mentre l’India chiede 1.000 miliardi di dollari di fondi internazionali in cambio della neutralità carbonica entro il 2070.
Raggiungere l’obiettivo emissioni nette pari a zero entro il 2050, creare almeno sei corridoi verdi entro la metà di questo decennio, aumentare la produzione di energia pulita per accelerare la transizione energetica, incentivare lo sviluppo sostenibile agricolo delle foreste e di altri ecosistemi. Sono questi alcuni degli impegni presi dall’Italia. Insieme alla Germania, però, l’Italia non ha posto la propria firma al bando dei motori a combustione interna entro il 2035. L’atto è finalizzato a proteggere le proprie industrie di componentistica auto ma, non certo, la salute dei suoi cittadini.
Link: IniziativeIT_COP26_aggiornate_al_12_novembre.pdf
Per la Redazione - Serena Moriondo