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Copertina Rapporto ecomafie 2021Nemmeno la pandemia da Covid-19 è bastata a rallentare le operazioni dei mafiosi.

Imperterriti - si legge nel Rapporto di Legambiente - hanno continuato a guadagnare a danno della salute dei cittadini e dell’ambiente, declinando in “stile mafioso” le norme introdotte per rispondere all’emergenza pandemica.

L’edizione 2021 del rapporto Ecomafia, redatto anche quest’anno in collaborazione con le forze dell’ordine, racconta le storie e i nomi dei protagonisti dello scempio del paese, ma al contempo manda anche segnali di speranza.
I settori in cui imperversano gli ecocriminali, come sempre, sono svariati. Primi fra tutti, quello dei rifiuti, con gli ecomafiosi che ancora gestiscono enormi quantità di sostanze tossiche in spregio a qualunque principio di tutela dell’ambiente, e quello del cemento illegale, con edifici e quartieri costruiti abusivamente a danno del paesaggio e degli ecosistemi.

Sempre pronte a cogliere qualunque occasione per speculare, le organizzazioni ecomafiose intralciano lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’economia circolare, contribuendo a rallentare quella transizione ecologica di cui il paese ha sempre più bisogno.

Le mafie sono sempre pronte ad approfittare del denaro pubblico, non solo quello in risposta all'emergenza sanitaria. Nel Rapporto della DIA di fine 2020 si faceva già notare come  le organizzazioni malavitose sono sempre più orientate verso una sorta di metamorfosi evolutiva volta a ridurre le strategie cruente per concentrarsi progressivamente sulla silente infiltrazione del sistema imprenditoriale. I mafiosi infatti tendono ad utilizzare le ingenti risorse liquide illecitamente acquisite per “aiutare” privati e aziende in difficoltà al fine di rilevare o asservire le imprese in crisi finanziaria. Tale strategia mafiosa si rivelerebbe utile anche per il riciclaggio e per l’infiltrazione nei pubblici appalti. In tema, il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho ha scritto che: “... La modernizzazione delle mafie si completa nel reinvestire capitali in soggetti economici deboli; in quei soggetti che non trovano più un accesso al credito bancario per la crisi. Le mafie non hanno bisogno di fir- mare atti, non hanno bisogno di documenti; al contrario occultano comportamenti illeciti con lo schermo di soggetti solo apparentemente sani, entrano così nel mercato dell’economia legale. Questo è veramente preoccupante. A tutto questo si risponde con le segnalazioni dal territorio, dalle stesse associazioni di categoria, con la segnalazione delle transazioni sospette”.

Anche nel caso delle risorse che stanno arrivando dal PNRR i primi segnali non mancano, e sollecitano un’attenzione ancor più alta delle forze di polizia.

E anche se le ecomafie continuano a fare affari nell’agroalimentare e nella tratta degli animali, nel rapporto Ecomafia non mancano però storie di resistenza, con i cittadini che si organizzano a difesa dell’ambiente e della legalità.

Per la Redazione - Serena Moriondo