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Foto auser filo dargentoI bisogni delle persone non autosufficienti sono le stesse delle persone normali, con un'unica, non piccola, differenza: le persone non autosufficienti non sono in grado di soddisfare i loro bisogni e le loro necessità in modo autonomo.

La risposta delle istituzioni di fronte a questo fenomeno in crescita? 21 Regioni disorientate che si muovono in ordine sparso.

E’ questo uno degli aspetti più critici messi sotto la lente d’ingrandimento dalla ricerca condotta da Claudio Falasca dell’AUSER, l’associazione di volontariato e di promozione sociale costituita da Cgil e Spi-Cgil, presentata il 18 novembre in occasione del loro X Congresso Nazionale.

Siamo un Paese in forte decrescita demografica, si stima che nel 2045 la popolazione si ridurrà del 10,5%, arrivando a 53,7 milioni. La decrescita sarà diversa nelle diverse aree del Paese ne soffriranno soprattutto le aree interne e il Meridione. Per la prima volta gli uomini tenderanno a superare il numero delle donne. La decrescita modificherà i rapporti fra le generazioni con il progressivo aumento degli anziani e la diminuzione dei giovani.

Nel 2045 gli over 65 saranno in media il 33,6% della popolazione. Sempre più vecchi, con le fragilità legate all’aumento dell’età, e sempre meno caregiver familiari, nel 2045 l’indice di ricambio si ridurrà della metà. Inoltre molte famiglie rischiano la condizione di povertà come conseguenza della non autosufficienza. Oggi gli anziani soli sono circa 4 milioni, il 74% degli over 65 ha meno della licenza media, hanno poca dimestichezza con i mezzi digitali e rischiano l’emarginazione; il desiderio di una vita autonoma nella propria casa e nel proprio quartiere è forte, ma sono ambienti sempre più ostili per le persone con limitazioni funzionali.

I non autosufficienti nel nostro Paese sono oggi  2milioni 996.000 un numero destinato a crescere nel futuro, nel 2045 potrebbero raggiungere una cifra variabile fra 4.296.000 e gli oltre 5milioni 500mila.  Molto dipenderà dalle politiche di prevenzione che verranno realizzate.
Gli anziani non autosufficienti  esprimono una domanda di assistenza  e bisogni molto complessi a cui si riesce a dare risposta a fatica, un peso che le famiglie portano sulle loro spalle spesso in solitudine. Per essere all’altezza della sfida demografica che ci attende – secondo l’Associazione  - occorre mettere al centro la persona con i suoi bisogni (affettivi, sanitari, sociali, culturali); l’integrazione dei servizi di assistenza è una delle condizioni essenziali ai fini della qualità dell’assistenza sociosanitaria alla popolazione anziana  non autosufficiente.

Foto marjan blan marjanblan 9VZxbX1TKBU unsplashQuello che emerge dalla ricerca però è una situazione allarmante, una vera “babele” con grandi ritardi nell’integrazione dei servizi sociali e sanitari. L’Italia vede la copresenza di 21 sistemi sociosanitari diversi, con rilevanti disparità  nella fruizione di servizi fondamentali da parte dei cittadini. In media i Piani regionali hanno un generico valore programmatico, spesso senza misurare, senza dire chi, come, quando, con quali risorse verranno realizzate le misure previste. Le pagine dedicata agli anziani nei Piani regionali sono  solo il 3%, le risorse dedicate agli anziani nei Bilanci regionali ancor meno, lo 0,2%. Inutile infine la verifica del rispetto dei Livelli Essenziali delle Prestazioni in ambito sociale (LEP) e del loro grado di integrazione con i servizi sanitari, in quanto, a più di 20 anni dalla loro introduzione, perdura l’assenza della normativa nazionale che ne garantisce l’esigibilità.

Ma uscire dalla “babele” si può. La ricerca Auser include una serie di proposte concrete per mettere ordine nel sistema dell’assistenza agli anziani e garantire ai cittadini da Nord a Sud gli stessi diritti e le stesse prestazioni.

Link: anziani_non_autosufficienti_sintesi_della_ricerca.pdf

Per la Redazione - Serena Moriondo