“Sul lavoro nessun esecutivo ha fatto di più”, “Tante risorse per il sociale, il conflitto è ingiustificato”. Queste alcune delle risposte del Governo di fronte alla dichiarazione di sciopero generale di 8 ore per il 16 dicembre di Cgil e Uil. Dallo sciopero, lo ricordiamo, è esonerato il settore della sanità pubblica e privata, comprese le RSA, per salvaguardare il diritto prioritario alla salute dei cittadini in questa fase di emergenza pandemica.
L'Esecutivo ha dichiarato di voler continuare il confronto, vedremo se ci sarà una ricomposizione e se si raggiungerà un’intesa, il Paese ne avrebbe assoluto bisogno. Certo è, però, che in una situazione molto seria in cui ci troviamo - indubbiamente per la pandemia ma anche per irresponsabilità di buona parte della classe politica nel passato (e nel presente)- ora è tutto più complesso: per il Presidente Draghi, che si è assunto una grande responsabilità governando in questa difficilissima fase sociale, economica e ambientale, ma anche per i sindacati che sono chiamati a fare alcune scelte prioritarie, fra tante emergenze.
Governare il Paese appare ancor più difficile per chiunque abbia redditi imponibili da lavoro che raggiungono o superano i 100 mila euro all’anno (nel consiglio dei ministri qualcuno arriva anche a superare i 3 milioni) e si trovi a dover fronteggiare le esigenze di chi è costretto a vivere con una pensione minima (poco più di 500 euro al mese), la cassa integrazione (intorno ai 1000 euro lordi) o con lo stipendio annuo di un lavoratore dipendente che mediamente non supera i 20mila euro all'anno (per le donne è ancora più difficile poichè il gender pay gap in termini di istruzione, occupazione, ore lavorate, carriera, funzioni aziendali, settori e reddito, cresce al crescere dell’età e del salario, toccando addirittura il 17,6% di guadagno in meno rispetto agli uomini, aggiungendo al disagio economico una discriminazione sociale).
Una forbice retributiva così ampia tra chi governa e la maggioranza dei cittadini - senza alcun giudizio etico perché il lavoro quando viene svolto deve essere pagato (ma pagato il giusto e deve valere per tutti) - difficilmente sarà di aiuto nel comprendere, fino in fondo, quali sono le emergenze sociali di questo Paese e agire in coerenza.
Di fronte a questo quadro bisognerebbe impegnarsi a comprendere perché questa manovra finanziaria è giudicata insufficiente (e non solo dai sindacati) in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più - come ci hanno ricordato in conferenza stampa Cgil e Uil - alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile.
Il nodo da sciogliere è raccordare il presente con il futuro, un’operazione non facile a fronte della divaricazione degli interessi esistenti. Ma questa è l'unica strada possibile per superare le disuguaglianze e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
* Fonti dei dati: “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” 2021 sul 2018; "La struttura delle retribuzioni in Italia "Istat 18.03.2021; "Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali" Istat 29.07.2021; Rapporto Caritas 2021 su povertà ed esclusione sociale in Italia dal titolo “Oltre l’ostacolo”; "Le statistiche dell’Istat sulla povertà"; I"l mercato del lavoro. II trimestre 2021"Istat 13.09.2021; "Rapporto Annuale 2021" Istat del 9.07.2021
Per la Redazione - Serena Moriondo