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Immagine chile 1Si era presentato così: Non abbiate paura che i giovani cambino questo Paese". Un pensiero positivo in cui i cileni hanno creduto, contro José Antonio Kast, esponente dell'ultra-destra, considerato omofobo, dichiaratamente contrario ai migranti e alle politiche inclusive, oltre che all'aborto e promotore della dottrina dello “Stato minimo” che predilige l’iniziativa privata e il minor intervento possibile dello Stato nello sviluppo economico.

Gabriel Boric, il candidato dell’ampia coalizione di sinistra Apruebo Dignidad, ha vinto da pochi mesi le elezioni presidenziali in Cile con il 55,8% dei voti e ha costituito il nuovo governo l'11 marzo scorso. Con i suoi 37 anni è il rappresentante di una classe politica che è cresciuta e si è formata in democrazia. Una democrazia riconquistata a fatica ma con entusiasmo e concretezza.

Nell’ottobre 2020 in Cile si è tenuto un referendum proprio per decidere se riscrivere la Costituzione scritta nel 1980, ai tempi della dittatura di Augusto Pinochet: hanno vinto i sostenitori del cambiamento con quasi l’80 per cento dei voti favorevoli. Il ruolo di primo piano delle donne e delle femministe è un’altra delle novità politiche cilene. L’inclusione politica non è solo visibile nel nuovo esecutivo (14 ministre e 10 ministri) ma anche all’interno dell’Assemblea costituente che sta riscrivendo la Costituzione con lo slogan "Nunca más sin nosotras" (Mai più senza noialtre).

Gabriel Boric è stato eletto deputato per la prima volta nel 2014, a soli 27 anni, nelle fila del partito di sinistra Convergencia social nato nel 2018 dalla confluenza di varie organizzazioni studentesche che, nel proprio statuto, si definisce: “partito femminista, socialista, emancipazionista, ecologista che contribuisce alla costruzione di una vita dignitosa e di un nuovo rapporto con i beni comuni”, quindi nessun riferimento ideologico ai partiti comunisti o socialisti del passato, pur riconoscendosi appieno nell’eredità politica di Salvador Allende.

Il programma elettorale di Boric prevede un sistema pensionistico pubblico, l’introduzione di tasse progressive per le aziende e i redditi, l’aumento del salario minimo, la riduzione della settimana lavorativa a 40 ore, oltre all’aumento della spesa sociale e alla decarbonizzazione dell’energia. Tra gli obiettivi ci sono la riforma delle forze di polizia, radicali misure ecologiche per contrastare il cambiamento climatico. Il tutto è stato riassunto nell’efficace slogan della campagna elettorale: “Per vivere meglio”.

Boric è stato descritto come rappresentante di “una sinistra meticcia e giovaneuna nuova generazione di protagonisti. I loro riferimenti ideali sono una miscela culturale e politica: ecologismo, socialismo, femminismo, azionismo per i diritti sociali e individuali, partecipazione dal basso, non astratta bensì pratica di movimento e politica. Non basta infatti, come avviene in Italia, utilizzare di quando in quando nuovi riferimenti di sostenibilità, parità e giustizia sociale su pratiche politiche anacronistiche se non si cambia davvero il modo di pensare e fare politica, sostenendo donne e uomini rappresentativi dei sogni e dei bisogni di un popolo.

E’ così che il Cile progressista ha vinto, rivolgendosi a tutte le categorie più colpite dalla crisi e dalle difficoltà economiche, anziani dalle pensioni irrisorie, studenti indebitati, contadini senza acqua per siccità o saccheggio, dissidenti o discriminati por diverse identità sessuali, artisti, popoli originari “spogliati delle proprie terre”, classe media esausta…

Chile despertó: il Cile si è svegliato. Un buon esempio per la sinistra in Europa. 

Per la Redazione - Serena Moriondo