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Foto Bandiere unitario Filca Feneal FilleaIl Primo ministro Draghi, qualche giorno fa, aveva dichiarato che l’Italia e l’Europa non erano in un’economia di guerra, ma che ci saremmo dovuti preparare. Adesso i contorni di questa economia di guerra appaiono sempre più chiari. 

L’Europa aveva appena cominciato a vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia, quando è arrivato il conflitto tra Russia e Ucraina a cambiare nuovamente le prospettive socio-economiche. Secondo le ultime previsioni pubblicate dalla Banca Centrale Europea, l’impatto della guerra sulla crescita in Eurozona sarà quasi sicuramente elevato.

Le conseguenze derivanti dalla prima settimana di invasione avrebbero già ridotto la crescita dello 0,5% (dal 4,2% previsto a inizio anno a un 3,7% oggi). Inoltre, se gli scontri dovessero proseguire e le sanzioni ulteriormente inasprirsi, il prezzo in termini di crescita mancata potrebbe essere ben più salato, arrivando a un taglio della crescita di un ulteriore 1,4% rispetto alle previsioni ad oggi più “ottimistiche”.

La guerra in Ucraina rischia di impattare sui Paesi dell’Eurozona, innanzitutto, per lo shock dal lato dell’offerta, alimentato, oltre che dai blocchi alle esportazioni, dai rischi di interruzione delle forniture di diverse commodities fondamentali. Prime fra tutte quelle energetiche: i prezzi spot del gas olandese (Dutch TTF) sono più che raddoppiati nei giorni successivi all’invasione russa, raggiungendo il valore record di 345 euro per Megawattora l’8 marzo scorso: dieci volte i valori di inizio 2021. Le sanzioni alla Russia hanno poi fatto perdere l’interesse del mercato per il petrolio russo (Ural), spingendo le quotazioni del Brent al rialzo e riportando in auge perfino il carbone come fonte energetica: dopo l'invasione, il suo prezzo è cresciuto di oltre il 50%. Non solo energia, alle stelle è andato anche il prezzo del nickel, indispensabile per l’industria siderurgica, al punto da venire sospeso due volte sulla borsa di Londra per eccesso di rialzo. Gli effetti di questo shock arrivano, infine, anche sulle tavole di tutto il mondo: l’importanza di Ucraina e Russia nella produzione globale di cereali ha fatto crescere di oltre il 20% anche le quotazioni del grano.

Inoltre, i nuovi “colli di bottiglia” che si sono generati lungo le supply chains stanno già causando problemi a diversi settori manifatturieri europei (soprattutto automotive e agroalimentare). Infine questa situazione – unitamente alla forte instabilità geopolitica – contribuirà a mantenere alta la volatilità sui mercati finanziari, scoraggiando le decisioni di investimento di imprese e fondi. Con effetti che proseguiranno molto probabilmente anche nel 2023 (Fonte: Istituto per gli studi di politica internazionale).

In questo quadro i tre Segretari Generali di FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Enzo Pelle e Alessandro Genovesi hanno lanciato un grido di allarme: occorre mettere in sicurezza le opere pubbliche: "O si interviene urgentemente sugli adeguamenti degli importi precedentemente definiti nei bandi e, al contempo, si fissano dei prezzi calmierati sulle principali materie prime e prodotti dell’edilizia, oppure tra poco assisteremo al blocco generalizzato dei cantieri, tanto delle opere private a partire dalla ricostruzione del Centro Italia, che soprattutto delle opere pubbliche. Non si tratta di adeguare urgentemente solo il PNRR, ma anche i contratti di servizio e gli appalti aggiudicati negli anni passati e ora in esecuzione”.

Link: Leggi il comunicato                    

Per la Redazione - Serena Moriondo