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Foto pioggia ombrelloL’apporto annuo delle piogge in Italia (circa 300 miliardi di metri cubi) finora ci ha preservato dalla siccità anche se, tuttavia, stanno calando e circa un quinto del territorio nazionale rischia la desertificazione. In gran parte delle cause di questo fenomeno possiamo riconoscere le nostre responsabilità, sicuramente per quanto riguarda il surriscaldamento globale, ma anche per la deforestazione. Con l’aumeto delle temperature e l’assenza di precipitazioni si crea una situazione ulteriormente grave: il terreno si secca, le falde acquifere si prosciugano e le coltivazioni ne risentono in modo disastroso.

Gli eventi climatici straordinari si stanno moltiplicando:  l'inverno 2021 è stato di grande siccità, con oltre cento giorni senza pioggia nel distretto del Po. Ma anche il 2020 aveva visto anomalie nelle precipitazioni: per esempio a L'Aquila, per l'aumento di giorni consecutivi senza pioggia; al contrario a Roma e Perugia, per l'aumento di giorni di pioggia consecutivi (fino a dieci) e, a Napoli, per la diminuzione di precipitazione totale annua, 536 mm nel 2020, rispetto ai 976 mm del periodo 1971-2000.

L'aspetto più inquientante è che di questa ricchezza si riesca a trattenere solo circa 5,8 miliardi di metri cubi pari all’11% e il rimanente 89% va in mare pressoché inutilizzato. Nello stesso tempo, però, gli italiani consumano ancora troppa acqua: sono fra i primi in Europa per consumo medio quotidiano pari a circa 230 litri, rispetto ai 50 del minimo vitale giornaliero. Secondo le previsioni del World Resource Institute, l’Italia sarà in una situazione di stress idrico elevato entro il 2040.In termini assoluti risulta che sprechiamo 2,5 milioni di metri cubi d’acqua al giorno per colpa di una rete idrica inadeguata. Un’enormità.

Foto tubo acqua che perdeAllo stato attuale, si legge nel Rapporto Blue Book del 21 marzo 2022 - redatto da Cdp, Fondazione Utilitalia e Istat - l’assetto infrastrutturale rimane caratterizzato da diverse criticità che variano in base alle aree territoriali, alla vetustà delle reti acquedottistiche (causa principale delle perdite idriche di rete) e all’adeguamento non ancora completo del sistema fognario e depurativo alla normativa di settore”. In particolare, relativamente alle fasi a valle del ciclo idrico, il nostro Paese sconta ancora i ritardi nell’adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione, tant'è che sono quattro le procedure di infrazione che abbiamo subito per la mancata o inadeguata attuazione alla direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane.

Negli ultimi dieci anni gli investimenti sulla rete sono in crescita costante, peccato però che si attestino sui 49 euro per abitante, valore ben lontano dalla media europea di circa 100 euro per abitante. Al Sud gli investimenti si fermano, in media, a 35 euro per abitante nonostante le perdite idriche siano qui superiori alla media e raggiungano il 50%. Proprio al contenimento delle perdite sono rivolti il 32% degli investimenti nel settore idrico, seguono gli interventi nelle condotte fognarie e negli impianti di depurazione con il 14%, altri ambiti in cui ci sono criticità e procedure di infrazione europee che riguardano oltre 900 agglomerati per un totale di 29 milioni di abitanti. Inoltre in 11 città del Mezzogiorno sono state necessarie misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua nel 2020.

Foto Giornata mondiale acquaIl PNRR, per la Tutela del territorio e della risorsa idrica, ha previsto uno stanziamento di 4,4 miliardi di euro, di cui 3,5 miliardi per le aziende del servizio idrico integrato.  Qualcuno, non a torto, preoccupato in generale per lo stato di avanzamento dei progetti a livello locale, ha avanzato la richiesta di un accentramento di competenze e gestione degli appalti per questo fiume di risorse sia per la parte di esecuzione del PNRR, sia per la gestione del contenzioso con l'UE.

Per la Redazione - Serena Moriondo