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Disegno esterne101202271011120729 bigUn passo avanti, due passi indietro... Ciò accade nella vita degli individui, nella storia delle nazioni, nello sviluppo dei partiti.

C’è chi ha scritto che a cambiare le nostre vite e il nostro futuro saranno soprattutto gli irreparabili danni che stiamo facendo alla cultura della Pace. Ha ragione. Rileggere la nostra storia pare non sia di lezione:  la memoria di due conflitti mondiali, oltre settanta milioni di morti (23 ml dei quali della Russia), di Paesi interamente distrutti, della fame e della povertà, non sono sufficienti.

Con la corsa al potenziamento delle spese per la difesa stiamo tornando alla vecchia Europa, quella prima della nascita dell’Unione "unita nella diversità". L'ordine del giorno approvato alla Camera e accolto dal nostro Governo, ci impegna ad aumentare le spese militari fino al 2% del Pil entro il 2028 (passeremo da 25,8 miliardi a circa 38 miliardi all’anno). 

Riarmarsi non porta nulla di buono. Non offre lavoro a chi non ce l’ha. Non distribuisce diritti e giustizia. Non alimenta la democrazia ma la paura della diversità. Aumenta i profitti di pochi e la precarietà per molti. Eserciti sempre più armati e potenti faranno nascere paure sempre più forti. Per farle tacere, per sentirsi sicuro, ogni Paese ricorrerà all’acquisto di nuove armi, più potenti, e a quel punto ci sarà chi si sentirà minacciato da noi. Per avere meno paura, comprerà a sua volta armi e la spirale si interromperà solo quando qualcuno comincerà ad usarle e sarà tardi per intraprendere la strada della comprensione delle ragioni dell'altro e della solidarietà.

I danni di questa guerra, in particolare, li pagheremo per sempre, innanzitutto allontanandoci dall’idea di una Europa aperta alla costruzione di un futuro comune. In sostanza... siamo tornati due passi indietro nel percorso di civiltà e progresso che ci eravamo prefissi di raggiungere con gli obiettivi di sostenibilità dell'Agenda 2030.

Per la Redazione: Serena Moriondo