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disegno capitalismo La matematica non è un’opinione, è un’espressione molto comune utilizzata per puntualizzare come i numeri dimostrino in modo inequivocabile ciò che stiamo sostenendo. Se questa affermazione può valere per la matematica, non vale per l’economia che da sola non basta perché, come ha scritto Fabrizio Galimberti nel libro "L'economia spiegata a un figlio" (2004, Laterza): “l’economia è una scienza senza valori, i valori ce li dobbiamo mettere noi”. Ci vuole l’economia per capire questo mondo complicato, per orientarsi in mezzo al lavoro, alla povertà, alla ricchezza, all’euro, all’inquinamento ma ci vuole la democrazia per dare l’incentivo alle persone a pensare alle cose giuste da fare.

Questa premessa è necessaria per introdurre l’articolo di Paolo Andruccioli che vi alleghiamo, apparso oggi su Collettiva.it dal titolo Il grande Gap”. L'articolo descrive come i dislivelli distributivi abbiano raggiunto, per scelte economiche molto chiare, livelli eticamente ed economicamente inaccettabili. Per conoscere il merito, ricco di spunti e contributi di esperti, vi alleghiamo l'articolo  (Link: Il grande Gap).

Qui ci limitiamo a riflettere sul fatto che tutto questo è potuto accadere perché, negli ultimi due secoli, l’economia di mercato capitalistica ha unito allo sviluppo della produzione, iniquità, instabilità e inquinamento. La crescita produttiva, spiegano gli esperti, può attenuare questi aspetti negativi ma le crisi economiche del 2008 e del 2012, la pandemia e ora la guerra ai confini dell’Unione europea, hanno drammaticamente scavato la distanza tra chi ha e chi non ha, hanno acuito gli squilibri e le discriminazioni, hanno ampliato le differenze nei redditi e nei patrimoni. E a nulla, è valso sapere, che le determinanti dello sviluppo riguardano da vicino anche il benessere non materiale e la qualità del vivere civile e, al contrario, le disuguaglianze rappresentano un freno al progresso.

L’economia di mercato capitalistica, in soli duecento anni, ha visto uno sviluppo produttivo senza eguali nella storia. Le stime statistiche più aggiornate registrano dagli inizia dell’Ottocento al 2020 una moltiplicazione della popolazione di quasi otto volte; della produzione di oltre cento volte; del reddito medio pro-capite di circa quattordici volte (Fonte: P.Ciocca “Ricchi Poveri. Storia della diseguaglianza, 2021, Einaudi).

Nell’articolo, Andruccioli racconta come il caso dell'amministratore delegato di Stellantis ha riportato di attualità il fenomeno della differenza stellare tra le retribuzioni dei manager e i salari degli operai e dei tecnici: Tavares - egli scrive - percepisce un compenso che è 625 volte superiore a una paga operaia.  Negli anni Cinquanta il mitico capo della Fiat Vittorio Valletta aveva portato il suo stipendio a 12 volte quello dei suoi operai ma, nel 2012, Sergio Marchionne, è arrivato a guadagnare circa 2.000 volte il salario medio dei dipendenti italiani.

I dati sulla povertà, la disoccupazione, gli abbandoni scolastici, le morti sul lavoro, i femminicidi raccontano di una società fortemente squilibrata e impoverita. Un progresso ineguale non può essere considerato progresso. Non basta l’efficienza, il risparmio delle risorse, il massimo risultato col minimo mezzo, non tutto si può calcolare o, addirittura, giustificare, in base a questi parametri. 

Disegno Piccolo Principe 35Il Piccolo Principe incontra un mercante che vende pillole contro la sete; basta prenderne una la settimana e non si prova più il bisogno di bere. “E’ una grossa economia di tempo – dice il mercante – gli esperti hanno fatto i calcoli. Si risparmia cinquantatré minuti alla settimana. Io – dice il Piccolo Principe – se avessi da spendere cinquantatré minuti alla settimana camminerei piano piano verso una fontana…”.

Per la Redazione - Serena Moriondo