Durante la settimana dal 15 al 20 maggio, il Governo del Sud Africa ha ospitato la 5a Conferenza globale sull’eliminazione del lavoro minorile per condividere le buone pratiche e accelerare un’azione di contrasto a livello globale.
La 5a Conferenza Globale si è riunita a soli tre anni per raggiungere l'obiettivo dell'eliminazione di tutto il lavoro minorile entro il 2025 e solo otto anni verso l'obiettivo dell'eliminazione del lavoro forzato entro il 2030, come stabilito dall'SDG Target 8.7. In un momento in cui il mondo si stava ancora riprendendo e stava rispondendo ai molteplici effetti della pandemia di COVID-19, che ha avuto un effetto devastante sulla salute, sul progresso economico, sull'uguaglianza e sullo sviluppo sociale.
Secondo le stime globali del lavoro minorile del 2020, 160 milioni di ragazze e ragazzi rimangono coinvolti nel lavoro minorile, metà dei quali svolge lavori pericolosi; 112 milioni sono in agricoltura e continua il reclutamento di bambini soldato. Nel periodo 2016-2020 il lavoro minorile è aumentato di 8,9 milioni, interamente tra le bambine e i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni.
In questi numeri, è coinvolta anche l’Italia, nonostante il fatto che, nel nostro Paese, il lavoro minorile è stato abolito nel 1967 eppure, a oggi, è in progressiva crescita ma, allo stesso tempo, mascherato e nascosto. Le scuole chiuse a seguito della pandemia, l’incremento delle zone di povertà hanno, infatti, favorito l’ingresso del fenomeno nella nostra quotidianità, coinvolgendo i giovani sotto i 16 anni nei settori della ristorazione, settore agricolo, commercio e artigianato, che sfocia nello sfruttamento. A dirlo una ricerca condotta dalla Cgil nazionale insieme a Save the Children sul lavoro minorile. Esso ha origine da due fattori, la dispersione scolastica, di cui l’Italia detiene il primato Europeo, e il lavoro precoce. Questi preadolescenti, scrivono i promotori, fanno ingresso nel mercato del lavoro, prima aiutando parenti e amici nelle loro piccole imprese, per poi insediarsi progressivamente in queste realtà, trascurando e, lentamente, abbandonando gli studi e collocandosi automaticamente nella categoria dei lavoratori poveri.
La 5a Conferenza di Durban, prendendo atto con grave preoccupazione delle conseguenze della pandemia di COVID-19, dei conflitti armati e delle crisi umanitarie e ambientali, che minacciano di invertire anni di progressi contro il lavoro minorile, ha adottato una risoluzione nota come "Durban Call to Action".
Tra le 49 misure immediate ed efficaci da prendere per rendere il lavoro dignitoso una realtà per adulti e giovani, al di sopra dell'età minima per lavorare, troviamo:
- rafforzare gli sforzi integrati per promuovere, rispettare e realizzare tutti i principi ei diritti fondamentali nel lavoro, riconoscendo il loro carattere inseparabile, interconnesso e che si rafforzano a vicenda;
- garantire condizioni di lavoro sicure e salubri, fondamentali per un lavoro dignitoso, e la protezione dei giovani dai lavori pericolosi;
- tenendo conto di un salario minimo adeguato, legale o negoziato;
- sviluppare e rafforzare meccanismi di dialogo sociale;
- intensificare gli sforzi per formalizzare l'economia informale e per estendere la copertura del diritto del lavoro, in particolare in agricoltura, dove si verifica la maggior parte del lavoro minorile;
- generare crescita economica e produttiva e occupazione dignitosa nel contesto di una transizione giusta, digitalizzazione e cambiamenti demografici;
- attuare un'agenda trasformativa per l'uguaglianza, la diversità e l'inclusione ed eliminare la discriminazione;
- rafforzare la prevenzione e la lotta contro il lavoro forzato, la schiavitù moderna e la tratta di persone per ogni forma di sfruttamento, e la protezione delle vittime o sopravvissuti;
- attuare meccanismi di valutazione del rischio per i minori vittime di tratta a fini di sfruttamento lavorativo e monitorare il reinserimento a lungo termine dei minori vittime o sopravvissuti;
- creare un ambiente favorevole affinché le imprese sostenibili possano prosperare, investire e creare opportunità di lavoro dignitoso.
Gli argomenti che vengono trattati nei restanti punti riguardano
- la fine del lavoro minorile in agricoltura
- prevenire ed eliminare il lavoro minorile e forzato attraverso politiche basate sui dati e risposte programmatiche
- realizzare il diritto delle bambine e dei bambini all'istruzione
- raggiungere l'accesso universale alla protezione sociale
- l’aumento dei finanziamenti e della cooperazione internazionale.
L'ITUC, la Confederazione internazionale dei sindacati, ha accolto con favore le conclusioni della 5a Conferenza mondiale sull'eliminazione del lavoro minorile, ma ha invitato i governi a raddoppiare gli sforzi.
La Segretaria generale dell'ITUC, Sharan Burrow ha dichiarato: "L'invito all'azione arriva in un contesto di aumento dei casi di lavoro minorile, esacerbato dalla pandemia di COVID-19, con circa 160 milioni di bambini intrappolati nel lavoro minorile secondo stime globali. (..) Chiediamo ai governi di attuare le priorità stabilite nell'invito all'azione di Durban e vogliamo che le parti sociali, le organizzazioni della società civile, le agenzie di sviluppo e i finanziatori lavorino insieme per realizzare l'obiettivo 8.7. Pur essendo molto positivo che tutti gli Stati membri dell'ILO e le loro parti sociali abbiano ratificato la Convenzione 182 sulle peggiori forme di lavoro minorile e che altre convenzioni sul lavoro minorile vengano progressivamente ratificate è indispensabile – sostiene l’ITUC – che anche la Convenzione 138 sull'età minima deve essere universalmente ratificata, ma la ratifica da sola non affronta e non risolve il flagello del lavoro minorile. Saranno le azioni e le misure di conformità messe in atto dai governi, che raggiungeranno l'obiettivo 8.7. Queste misure devono essere integrate da investimenti in posti di lavoro, protezione sociale, economia assistenziale, istruzione”. Per questo l’ITUC ha chiesto “alle parti sociali di monitorare da vicino i loro governi e di garantire che stiano attuando le misure stabilite a Durban".
Alla conferenza di Durban hanno partecipato delegati di governi, sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, organizzazioni della società civile, agenzie delle Nazioni Unite e, per la prima volta, delegati dei bambini.
Per la Redazione - Serena Moriondo