L'onda lunga della guerra è arrivata fino a noi.
L’Istituto per gli studi di politica internazionale ha segnalato che la Guardia costiera ha confermato un nuovo naufragio avvenuto in acque territoriali tunisine. Un’imbarcazione con un centinaio di persone a bordo, nelle scorse ore, si è rovesciata ed è affondata al largo di Sfax. Si sono salvate solo 24 persone. Non è l’unico caso e non sarà l’ultimo.
Quest'anno, secondo il ministero dell'Interno, sono 17.900 i migranti arrivati in Italia via mare, in aumento rispetto ai 13.700 dello stesso periodo dell'anno scorso. Complessivamente però i numeri sono estremamente più bassi rispetto a quelli del 2016 quando sulle coste del nostro Paese sbarcarono oltre 180.000 persone. Secondo il ministero il numero degli arrivi è stato molto più alto per i profughi ucraini: oltre 120.000 persone entrate in Italia dall'inizio della guerra. E la rotta del Mediterraneo è stata oramai confermata come la la più mortale al mondo con 2.048 morti, seguita con distacco dalle rotte di Africa (1.488); America (1.248), Asia orientale (779), Europa (133) e Asia occidentale (99).
Quindi se l'Europa non affronterà una crisi migratoria paragonabile a quella degli anni passati in termini numerici, è chiaro che i troveremo difronte ad una grave emergenza umanitaria.
Quest’anno però non è come gli altri e il flusso dei migranti in arrivo sulle coste italiane è legato anche all’aumento dei prezzi alimentari. Nel 2020 i paesi dell’Africa hanno importato da Russia e Ucraina derrate per il valore di circa 7 miliardi di dollari. Ora l’onda lunga del conflitto ha interrotto le catene di approvvigionamento tanto verso l'Europa quanto verso l'Africa e il Medio Oriente. Ma mentre l'Europa ha avuto la possibilità di accedere ad altri mercati per il settore agroalimentare, ad Africa e Sud Est Asiatico questa alternativa è stata preclusa a causa degli alti prezzi.
Secondo la FAO l’indice dei prezzi alimentari è aumentato del 12,6% da febbraio a marzo 2022: il valore più alto mai registrato. Tale aumento sta aggravando la difficile situazione di milioni di persone gettate nella povertà dalla pandemia di Covid-19 e una guerra prolungata potrebbe far crescere la fame del 17% a livello globale trascinando nell’insicurezza alimentare 174 milioni di persone.
Urge un'azione da parte dei governi e della comunità internazionale perché anche il cibo è diventato un’arma.
Per la Redazione - Serena Moriondo