Il Bollettino trimestrale dell’INAIL contiene informazioni riferite al numero delle denunce di infortunio e malattie professionali rilevato a partire dall’inizio di ciascun anno. L’aumento delle denunce di infortunio, riferito al periodo gennaio-marzo 2022, è “dovuto in parte al più elevato numero di denunce di infortunio da Covid-19 e in parte alla crescita degli infortuni ‘tradizionali, un calo di quelle mortali e una crescita delle malattie professionali”.
L'ultimo bolletino pubblicato indica che:
INFORTUNI
- Le denunce di infortunio sul lavoro rilevate sono state complessivamente 194.106 (176.545 casi riguardano infortuni avvenuti in occasione di lavoro, 17.561 infortuni in itinere): il 50,85% in più rispetto al periodo gennaio-marzo 2021. L’aumento riguarda prevalentemente le donne, le cui denunce sono passate da 51.550 a 89.130 (+72,90%) e la componente maschile, con 104.976 denunce, 27.855 in più rispetto al 2021 (+36,12%).
- Le denunce di infortunio con esito mortale riferite al I trimestre 2022 sono state 189, a fronte delle 185 denunce rilevate nell’analogo periodo del 2021 (+2,16%). Con riferimento al genere, l’aumento riguarda la sola componente femminile, con 24 denunce a fronte delle 14 rilevate nell’analogo periodo dell’anno precedente (+71,43%), mentre per la componente maschile si rileva una diminuzione del 3,51%, con 165 denunce a fronte delle 171 del 2021.
- L’analisi territoriale delle denunce rilevate nei primi tre mesi dell’anno evidenzia, rispetto al 2021, +64,28% per il Sud, +63,36% per il Nord ovest, +60,72% per le Isole, +51,25% per il Centro e +31,82% per il Nord est.
- Il numero delle denunce è in aumento in tutte le regioni rispetto al 2021. Incrementi maggiori si sono rilevati in Lombardia (+14.254), in Veneto (+7.544), nel Lazio (+6.497), in Piemonte (+6.020), in Campania (+5.408), in Toscana (+4.332), in Emilia Romagna (+4.148), in Liguria (+3.775) e in Sicilia (+3.758). Seguono, in ordine decrescente, la Puglia (+1.872), l’Abruzzo (+1.789), la Sardegna (+1.223), le Marche (+1.148), la Calabria (+975), l’Umbria (+712), la Provincia autonoma di Trento (+494), il Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano (+476), il Molise (+228), la Valle d’Aosta (+183) e la Basilicata (+123).
MALATTIE PROFESSIONALI
- Le denunce di malattie professionali protocollate sono state 14.517, il 6,88% in più rispetto all’analogo periodo del 2021 (13.583). Nel dettaglio per genere, si rilevano 26 denunce in più per le femmine (da 3.674 a 3.700, in aumento dello 0,71%) e 908 in più per i maschi (da 9.909 a 10.817, in aumento del 9,16%).
- L’analisi territoriale mostra aumenti per le Isole (+25,57%), il Nord ovest (+12,93%), il Sud (+8,35%) e il Centro (+3,68%). In diminuzione il Nord est (-0,87%). Mostrano incrementi: la Sardegna, con 335 denunce in più, l’Umbria (+162), la Calabria (+106), il Lazio (+105), la Lombardia (+83), il Veneto (+82), la Toscana (+81), l’Abruzzo (+76), la Puglia (+39), la Basilicata (+38), la Liguria (+33), il Piemonte (+32), il Molise (+13), la Valle d’Aosta (+7), la Campania (+4) e la Sicilia (+3). Diminuzioni si sono rilevate nelle Marche (-160), in Emilia Romagna (-86) e nelle Province autonome di Trento (-13) e Bolzano (-6).
Nell'ultimo numero della "Rivista degli infortuni e delle malattie professionali" dell'INAIL, si sottolinea come siamo tutti chiamati a interrogarci e ad approfondire i temi che sono stati posti in evidenza dagli accadimenti recenti per individuare interventi strutturali finalizzati a garantire maggiore efficacia alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
Lo sviluppo della tecnologia che costituisce un asse portante del PNRR richiederà a breve un'approfondita riflessione. La diffusione dell’intelligenza artificiale e della robotica costituirà un fattore di attenuazione dei rischi del lavoro, ma ne creerà di nuovi, che dovranno essere meglio e più attentamente valutati e regolamentati.
Una riflessione si imporrà anche sugli obblighi e le responsabilità dei progettisti, dei fabbricanti e dei fornitori e degli installatori. Altra questione che richiede una attenta e non più differibile riconsiderazione è quella attinente all’ambito soggettivo della tutela contro gli infortuni e le malattie professionali, sempre più evidente man mano che l’emersione di nuove modalità del rapporto di lavoro mettono in crisi la netta bipartizione tra lavoro subordinato e lavoro autonomo. A fronte di questa criticità il legislatore è intervenuto in maniera sporadica ed episodica, come accaduto, di recente, per i riders autonomi o per i lavoratori autonomi iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo, omettendo, però, di prendere in considerazione le irragionevoli esclusioni che derivano dalla vigente disciplina dei "c.d. parasubordinati". Un mondo di precariato che attende di essere stabilizzato. Si tratta di un tema che richiede un approccio di carattere sistematico finalizzato alla elaborazione di criteri di inclusione che siano uniformemente coerenti con la realtà esistente, letta alla luce dei principi fondanti della Costituzione.
Una particolare attenzione dovrebbe essere dedicata al tema del trasferimento al mondo produttivo dei risultati della ricerca pubblica. La ricerca prodotta dall'INAIL, in particolare, ha a oggetto soluzioni tecnologiche necessarie per garantire maggiore tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. I risultati non possono essere trasferiti al mondo produttivo seguendo passivamente le logiche dell’ordine naturale del mercato, ma richiedono modalità che garantiscano che il “prodotto” sia immesso sul mercato a condizioni eque, al fine di garantirne l’accessibilità a tutti coloro che, grazie all’utilizzo di dette innovazioni, usufruirebbero di un più elevato livello di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.
Per la Redazione - Serena Moriondo