Oltre 60 aziende italiane, per un totale di 53mila dipendenti e 28 miliardi di fatturato, hanno deciso di inserire la neutralità climatica nello statuto societario e si impegnano a rendicontare annualmente le azioni e le politiche messe in atto per la protezione del clima. L’iniziativa, dicono, è un’assunzione di responsabilità verso un modello d'impresa volto a contrastare il riscaldamento globale.
È ormai chiara l’urgenza e la necessità di un cambiamento della società in tale direzione, l’Unione Europea si è impegnata a diminuire le emissioni del 55% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per raggiungere questo obiettivo, il mondo delle imprese deve fare la sua parte.
Il gruppo di aziende che fa capo a "CO2alizione Italia" crede in una condizione abilitante. Per questo hanno scelto di elevare l’impegno verso la neutralità climatica a finalità dell’impresa, al pari della generazione di profitto, formalizzandolo all’interno dello Statuto aziendale, in modo che sia vincolante nel tempo, anche in caso di aumenti di capitale e cambi di management, di passaggi generazionali o di quotazione in borsa, con l’obiettivo di creare le condizioni necessarie ad affrontare la crisi climatica e contribuire a raggiungere gli obiettivi europei.
Imprese che possono fare la differenza anche nei territori e nelle città, che hanno un ruolo fondamentale nell’affermazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. Questa consapevolezza ha portato, ad esempio, l’associazione “Parma, io ci sto!”, nata nel 2016 su iniziativa di Alessandro Chiesi, Guido Barilla, Andrea Pontremoli, l’Unione Parmense degli Industriali, Fondazione Cariparma, a portare avanti l’obiettivo di essere motore reale di un cambiamento, a pensare il progetto “#dieci: una visione per Parma e il suo territorio”, nell’ambito di Parma Capitale della Cultura 2020+21. Un processo partecipato e inclusivo di costruzione del futuro di Parma e del suo territorio, che ha visto il coinvolgimento di oltre 250 rappresentanti della cultura, della cittadinanza, dei giovani e degli stranieri, del mondo delle imprese e del non profit, che hanno elaborato e validato da un lato una "Visione a dieci anni" che potesse orientare le scelte di tutti i portatori di interesse, dall’altro un programma di cinquanta azioni concrete attraverso cui mettere a terra il progetto.
Hanno aderito a CO2alizione Italia: Aboca, Acetificio de Nigris, ADR Center, Antica Erboristeria, Arkage, Beste, CEF Publishing, Chiesi Group, Damiano, Danone Italia, Davines, E’Ambiente, E80, Emsibeth, Enetec, Engine, Erbolario, Erbolario Franchising, Eurotherm, Evogy, Fedabo, Feudi San Gregorio, Fileni, Florim, Garc Ambiente, Garc, Gelit, Grassi, Green Future Project, Gruppo Hera, Gustibus Alimentari, illycaffè, Intexo, Irritec, Jonix, Kerakoll, Lazzerini, Lenet Group, Lundbeck Italia, Mine Studio, Mutti, NATIVA, Nespresso Italiana, NWG Energia, NWG Italia, Onde Alte, Palm, Panino Giusto, Pattern, Perlage Winery, Fratelli Piacenza, POLIMI Graduate School of Management, Redo, Renovit, Reti, Sales, Save The Duck, Siav, Slowear, SNAM, The ID Factory, ViCook, Way2Global.
Link: Il manifesto di CO2alizione Italia
Per la Redazione - Serena Moriondo