L’accordo per l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO è arrivato al termine del vertice a Madrid.
La candidatura dei due paesi scandinavi contro cui Erdogan aveva minacciato il veto è stato uno dei temi al centro del vertice, insieme al rafforzamento dell’impegno contro Mosca, e l’adozione del nuovo "Strategic concept" che definirà gli obiettivi dell’Alleanza per il prossimo decennio. L'accettazione della candidatura di un nuovo Stato, che si concretizza nel formale invito da parte dell’Organizzazione - lo ricordiamo - può avvenire solo all’unanimità dei membri, come qualsiasi altra decisione nell’ambito dell’Alleanza. La revoca del veto significa che Helsinki e Stoccolma potranno procedere con la domanda di adesione all'Alleanza militare, cementando quello che è destinato a essere il più grande cambiamento nella sicurezza europea degli ultimi decenni.
Ma, come hanno deto gli osservatori internazionali, è una svolta che arriva a caro prezzo. E a pagarlo saranno oppositori e dissidenti curdi in esilio nei due paesi scandinavi. I curdi sono un popolo senza terra, che da cent’anni chiede di avere uno Stato. Esattamente come lo chiedono i kosovari o i palestinesi, che sono "prigionieri" nella loro terra.
Secondo Sergio Romano, politologo ed ex ambasciatore, "i Paesi che stanno bussando alla porta della Nato lo fanno per ragioni comprensibili, certamente, ma anche per ragioni che comprensibili lo sono meno. Perché questi Paesi davvero non si stanno rendendo conto dell’importanza e delle ricadute che potrebbe avere per loro lo scommettere più sulla Nato americana piuttosto che sull’Unione Europea. D’altro canto, è una vecchia consuetudine, per così dire, ricercare la loro super sicurezza al di là dell’Atlantico. Ma non sempre una vecchia consuetudine è anche una buona consuetudine." Per questo egli ha proposto una “Lega della Neutralità,” composta anzitutto dai Paesi scandinavi e baltici, “che avevano già scelto di essere neutrali”, e da quelli, come l’Ucraina, che devono la loro indipendenza al “suicidio dell’URSS”. Secondo Romano “questa Lega garantirebbe la pace del continente molto più di un qualsiasi Trattato” in quanto consentirebbe non solo di abolire le sanzioni, che stanno stritolando le economie, ma di costituire una novella Comunità economica dalla grande forza pacificatrice come fu la CEE di Schuman.
Soluzione che non convince Roberta Lucchini, Coordinatrice Dipartimento Studi e Formazione dell' Istituto Diplomatico Internazionale , per la quale sarebbe stata forse percorribile all’indomani del "disfacimento dell’Unione Sovietica" e la formazione della Federazione russa, se solo si fosse avuta la lungimiranza di riconoscere le ambizioni annessionistiche di Putin che ha identificato se stesso con il ritorno della Russia al prestigio e all’autorità di un tempo.
Una cosa è piuttosto evidente, come sostiene Sergio Romano "i Paesi che hanno sofferto nella loro storia un rapporto servile con l’Unione Sovietica, danno l’impressione di non poter essere protetti se non da un’altra grande potenza, per l’appunto gli Stati Uniti" questo significa che l'Europa dovrà innanzitutto ragionare sul suo ruolo futuro e capire che aprire le sue porte a nuovi ingressi non è garanzia di affermazione dei valori europei." (...) "Siamo arrivati a una situazione in cui la soddisfazione di problemi personali, psicologici, è diventata più importante di qualsiasi altra riflessione, politica, militare, strategica" e questo ci rende pericolosamente miopi.
In nome della sicurezza militare e della crescita della potenza difensiva abbiamo sacrificato diritti e persone. L'Italia ha taciuto di fronte a questo entusiasmo ingiustificato. Si è limitata a promettere altre risorse, umane ed economiche, all’Alleanza. Invece poteva essere l’occasione per ridiscutere i termini “politici e di diritto” della NATO, per scegliere davvero come guardare il Mondo.
Per la Redazione - Serena Moriondo