La prevenzione dei rifiuti e la chiusura del ciclo tessile sono fondamentali per realizzare un'economia circolare e ridurre l'uso di materiali e risorse vergini per la produzione di nuovi prodotti. A tal fine, è necessario che alla fine del ciclo di vita i prodotti tessili dismessi siano adeguatamente raccolti, riutilizzati o riciclati, anziché essere inviati in discarica o inceneriti. I prodotti tessili stanno diventando un problema importante per le città e le regioni, che sono tenute a garantire la raccolta differenziata dei prodotti tessili usati.
Secondo il progetto European Clothing Action Plan, promosso da European Committee of the Regions (Comitato europeo delle Regioni) la produzione di rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili per la casa può variare da un Paese all'altro; le cifre disponibili mostrano quantità che vanno da 9 a circa 27 kg/persona/anno, anche se ci sono incertezze sulla comparabilità dei dati presentati.
Entro il 1º gennaio 2025 (inizialmente era il 2024) gli Stati membri dell'Unione europea dovranno effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Ciò richiede un miglioramento significativo della raccolta dei rifiuti tessili in tutti gli Stati membri, che ad oggi presenta un'elevata variabilità in termini di organizzazione ed efficacia. La Commissione europea svilupperà linee guida per contribuire a migliorare l'efficacia della raccolta dei tessili, nonché le opportunità di riutilizzo e di riuso a livello locale e regionale, per evitare il rischio di accumulare rifiuti tessili. L'aumento del tasso di raccolta renderà disponibile un maggior numero di prodotti tessili per il riciclo e potenzialmente anche per il riutilizzo.
La raccolta dei tessili usati e dei rifiuti tessili nelle città coinvolge diversi tipi di attori: organizzazioni caritatevoli e commerciali, comuni, aziende di smaltimento dei rifiuti pubbliche o private, marchi/rivenditori di abbigliamento o una combinazione di collaborazioni degli attori citati. L'utilizzo di una serie di metodi di raccolta in una città o in un comune (raccolta porta a porta, contenitori stradali, raccolta nei negozi e raccolta tramite bidoni nei caseggiati, nelle scuole e nei luoghi di lavoro) aiuta a raggiungere diversi segmenti della popolazione. Quanto più conveniente è un metodo di raccolta individuale per il cittadino, tanto più costoso può essere per l'organizzazione di raccolta, ma la contaminazione da rifiuti non tessili può diminuire e le opportunità di upcycling (ricilo) e riutilizzo dei rifiuti tessili possono aumentare.
Città e regioni svolgono un ruolo fondamentale nella promozione di modelli di consumo sostenibili ed equi, e i criteri dell'UE per gli appalti pubblici verdi aiutano le autorità pubbliche a includere i requisiti di sostenibilità nelle loro gare d'appalto. Le città e le regioni hanno inoltre un ruolo importante nella definizione di misure di prevenzione dei rifiuti che possono essere intraprese durante il ciclo di vita dei prodotti tessili e che permettono di ridurre i rifiuti tessili. Nel 2021 l'Agenzia europea dell'ambiente ha individuato i punti di intervento per la prevenzione dei rifiuti tessili, e alcuni di essi (in particolare: uso e manutenzione, riutilizzo) rientrano a pieno titolo nell'ambito di azione delle politiche locali. Le città e le regioni hanno inoltre un ruolo fondamentale nell'incoraggiare i consumatori all'uso prolungato, al riutilizzo e all'uso condiviso degli indumenti. Questi modelli, tuttavia, richiedono la progettazione di prodotti e servizi logistici che supportino modelli di consumo collaborativo.
Soprattutto laddove sono presenti distretti e cluster tessili locali, le regioni possono indurre profondi cambiamenti anche nel modello di produzione del settore tessile. Numerose iniziative pubbliche e partenariati pubblico-privati stanno facendo progressi verso lo sviluppo di nuovi modelli con varie soluzioni ai problemi sociali e ambientali più urgenti del settore tessile. Si stanno sviluppando modelli di governance a livello regionale (come i Green Deal locali nei Paesi Bassi, o il Circular Fashion Pact in Catalogna), con un impatto rilevante previsto sui modelli di business ispirati all'economia circolare (o stimolando la trasformazione dei modelli di business delle aziende esistenti), e sui modelli di consumo collaborativo e sostenibile (Fonte: Commissione Ambiente, cambiamenti climatici ed energia Documento di lavoro "Strategia dell'UE per prodotti tessili sostenibili e circolari", relatore Luca Menesini (IT/PSE) Presidente della Provincia di Lucca).
Anche il Sindacato può fare la sua parte attraverso uno stretto rapporto tra la contrattazione territoriale e quella esercitata, attraverso le categorie del settore, sui cicli produttivi nei luoghi di lavoro, in stretta collaborazione con l'associazionismo locale e le imprese, le Amministrazioni comunali e regionali. Di seguito alcune domande chiave e relative risposte, su come poter intervenire concretamente dando il proprio contributo sui processi di produzione e consumo dei prodotti tessili.
Quali sono le concrete necessità di città e regioni per l'implementazione di queste linee guida?
La messa in atto di piani d'azione locali per raggiungere gli obiettivi a livello comunale e regionale sulla gestione dei rifiuti tessili dovrebbero basarsi su: consultazione dei cittadini prima di progettare le misure per il raggiungimento degli obiettivi; strumenti per promuovere la collaborazione tra i diversi attori in grado di rafforzare la raccolta, la successiva lavorazione e la vendita; meccanismi per promuovere la sostenibilità economica della raccolta e della lavorazione per tutti gli attori della catena del valore (qui includendo anche l'applicazione locale di principi di responsabilità estesa del produttore). In vista del già citato obiettivo obbligatorio di raccolta differenziata dei rifiuti tessili, è fondamentale individuare strumenti di supporto che guidino le autorità locali nella pianificazione e implementazione di modelli di raccolta efficienti e sostenibili, che tengano in considerazione quantità e qualità dei rifiuti tessili raccolti e copertura finanziaria dei sistemi di raccolta.
Quali sono i processi e le iniziative già in atto che potrebbero supportare la pianificazione e realizzazione di questi piani locali, in coordinamento con un quadro locale di sostenibilità più ampio?
Le politiche locali di prevenzione, raccolta, riuso e riciclo dei tessuti usati coinvolgono diversi tipi di attori. In genere è il Comune che controlla chi può raccogliere i tessili usati sul suolo pubblico. Le imprese sociali sono parte integrante della catena del valore circolare e stanno già producendo impatti ambientali e socio-economici positivi, creando occupazione locale (in particolare per le persone a rischio di esclusione socio-economica). Le autorità pubbliche locali e regionali devono considerare quali sono gli obiettivi di queste politiche (economici, sociali, ambientali, o tutti e tre, e come sono bilanciati) pianificando il coinvolgimento di imprese e parti sociali e il conseguente impatto sulle politiche e strategie locali, tra le altre, in materia di economia circolare, inclusione sociale, e di smart specialisation regionale.
Quali strumenti e supporti possono essere utili per aiutare le autorità locali e regionali in un coinvolgimento organico degli interlocutori chiave in questo processo?
Riconoscendo il ruolo della "Responsabilità estesa del produttore" (REP*) nella promozione della circolarità e nella riduzione dei livelli di rifiuti, la Commissione proporrà norme armonizzate sulla REP per i prodotti tessili con una eco-modulazione delle tariffe. Finora solo la Francia ha istituito un sistema REP per gli indumenti, la biancheria e le calzature a fine vita. Ciò significa che le aziende che immettono prodotti tessili sul mercato francese devono garantire la corretta raccolta, il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti tessili. Nel complesso, tra il 2009 e il 2017 il sistema REP in Francia ha contribuito notevolmente ad un aumento dei prodotti tessili usati sottratti alle discariche, al riciclaggio e riutilizzo. Gli attori di economia sociale e le imprese caritatevoli attive nel sistema di raccolta dei rifiuti tessili hanno potuto incrementare notevolmente la quantità di materiali raccolti. Tuttavia, è necessaria una valutazione completa del sistema REP francese prima di poter trarre qualsiasi raccomandazione. La costituzione di sistemi REP per i rifiuti tessili deve incoraggiare la trasparenza e la loro modulazione deve fornire incentivi sufficienti alle aziende per migliorare la qualità e la durata dei prodotti, per ridurre al minimo le fibre tessili sintetiche prodotte da risorse fossili e per facilitare l'upcycling e il riutilizzo a livello locale.
Quali sono le necessità di città e regioni per l'efficace implementazione delle REP?
I criteri per gli appalti pubblici verdi dell'UE per i prodotti e i servizi tessili sono uno strumento volontario per tutti gli Stati membri dell'UE e le autorità pubbliche, con l'obiettivo di facilitare l'inclusione di criteri ambientali negli appalti pubblici. Anche se alcuni Stati membri non hanno ancora una politica ufficiale in materia di appalti pubblici verdi sotto forma di piano d'azione o strategia nazionale, tutti i Paesi dell'UE sono impegnati in varia misura su questo tema. La maggior parte degli Stati membri applica un qualche tipo di criterio per gli appalti pubblici verdi nel settore tessile, anche se non sempre sono allineati con l'ambito dei criteri UE e la categoria dei tessili può non essere un gruppo prioritario. Sono necessari ulteriori orientamenti e scambi di conoscenze sulle buone pratiche locali per promuovere e aiutare un'attuazione più diffusa e completa dei criteri UE per gli appalti pubblici verdi nella catena del valore tessile e per valutare l'impatto di tali strumenti sui sistemi locali.
Quali sono le buone pratiche da cui partire per diffondere un sistematico uso degli acquisti pubblici circolari in questo settore?
La fase di utilizzo dei capi di abbigliamento si è notevolmente accorciata negli ultimi decenni. Ciò si spiega in parte con la minore qualità degli articoli di abbigliamento disponibili sul mercato, ma anche con i cambiamenti nei modelli di consumo e nelle aspettative della società nei confronti dell'abbigliamento. Città e regioni stanno sperimentando diversi modelli di intervento per promuovere utilizzo consapevole e sostenibile dei materiali tessili, in particolare per quanto riguarda tipi di abbigliamento specifici, come cappotti o vestiti per bambini, che hanno maggiori probabilità di essere scartati dai consumatori prima del termine della loro vita utile. Azioni, come ad esempio swap schemes, fashion libraries e campagne di awareness-raising, affrontano barriere di diversa natura, legate ai pregiudizi sull'abbigliamento indossato in termini di qualità, igiene o diversità dei prodotti offerti. Inoltre, queste azioni richiedono servizi di progettazione di prodotti e di logistica che supportino modelli di consumo collaborativo, che possono essere sostenuti principalmente attraverso la partecipazione attiva degli stakeholder locali e lo sviluppo di partenariati pubblico-privati. Questi modelli, tuttavia, richiedono servizi di progettazione del prodotto e di logistica a supporto dei modelli di consumo collaborativo. Un più ampio scambio di conoscenze sulle pratiche locali sviluppate in Europa può portare a una maggiore consapevolezza dei costi e dei benefici di tali iniziative.
Quali sono i processi e le iniziative già in atto che potrebbero supportare le autorità locali e regionali nella promozione di significativi cambiamenti di abitudini dei cittadini?
Le esperienze sviluppate in alcune regioni d'Europa come i Local Green Deal o i Circular Fashion Pact, basati su accordi volontari tra più soggetti per favorire la transizione del settore tessile verso un modello circolare, hanno un grande potenziale di replica e di promozione dell'innovazione sostenibile in tutta Europa. Questi modelli stabiliscono obiettivi generali per il settore e obiettivi specifici per ogni segmento della catena del valore, che rispondono alle sfide ambientali, sociali ed economiche che il settore deve affrontare, fissando impegni specifici per i produttori, i gestori dei rifiuti, i governi locali, le organizzazioni di raccolta, le ONG e le organizzazioni della società civile, i centri di ricerca e tecnologici. L'impatto di questi modelli non è ancora stato analizzato in dettaglio; strumenti di confronto delle migliori pratiche, benchmarking e guidance per i processi di policy making possono essere di grande beneficio per i sistemi regionali.
* REP= con il DL n.116/2020, recepimento della Direttiva UE 2018/851 in tema di economia circolare, sono disciplinati i "regimi di responsabilità del produttore"
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Per la Redazione - Serena Moriondo