"La portata e la frequenza degli attacchi indiscriminati contro civili e strutture civili, anche in luoghi in cui non è stata individuata alcuna struttura militare, sono una prova attendibile del fatto che le forze armate russe hanno condotto le ostilità senza rispettare il fondamentale dovere di distinzione, proporzionalità e precauzione che costituisce la base del diritto umanitario internazionale."
Quella citata è solo una delle gravi conclusioni contenute nel Report on violations of international humanitarian and human rights law, war crimes and crimes against humanity (Rapporto sulle violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità commessi in Ucraina) dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e, nello specifico l'Ufficio, per le istituzioni democratiche ei diritti umani), relativo all’invasione russa in Ucraina. Il rapporto si riferisce al periodo tra il primo aprile e il 25 giugno.
La seconda missione è giunta alla conclusione che "il diritto internazionale (IHRL) è stato ampiamente violato nel conflitto in Ucraina. Alcune delle violazioni più gravi includono uccisioni mirate di civili, tra cui giornalisti, difensori dei diritti umani o sindaci locali; detenzioni illegali, rapimenti e sparizioni forzate dei suddetti; deportazioni su larga scala di civili ucraini, deportazioni su larga scala di civili ucraini in Russia; varie forme di maltrattamento, tra cui la tortura, inflitte ai civili detenuti e ai prigionieri di guerra; il mancato rispetto delle garanzie di un processo equo; e l'imposizione della pena di morte. La maggior parte delle violazioni, anche se non tutte, è stata commessa in territori sotto l'effettivo controllo della Federazione Russa, compresi i territori delle cosiddette Repubbliche Popolare di Doneck e Luhansk, e sono in gran parte attribuibili alla Federazione Russa."
“Le truppe russe hanno distrutto o danneggiato quasi 400 strutture sanitarie, tra cui cui ospedali, reparti di maternità e ambulatori”, si legge nel rapporto. Da sola, l’Ucraina ha subito due terzi degli attacchi a strutture sanitarie documentati nel mondo per il 2022. Dall’inizio del conflitto, organizzazioni non governative come Medici Senza Frontiere hanno evacuato, in più del 40% dei casi, pazienti anziani o in età infantile.
“Il livello di morte, distruzione e sofferenza continue inflitte ai civili è terribile e inaccettabile” si legge nel rapporto. L'UNICEF ha stimato almeno due morti e quattro feriti al giorno dall'inizio dell'invasione. Nella maggior parte dei casi si è trattato di attacchi in zone popolate. La guerra ha anche causato disastri ambientali come l'inquinamento dell'aria, del suolo e dell'acqua e la situazione sanitaria ed epidemiologica in molte città è in deterioramento. Le autorità nazionali ucraine hanno iniziato a monitorare potenziali focolai di colera in tutto il paese.
Secondo le agenzie delle Nazioni Unite, tutte queste morti, feriti e danni hanno provocato un numero crescente di rifugiati e sfollati interni. Al 21 giugno 2022, secondo la Commissione delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) oltre 8 milioni di persone (8.007.014) hanno lasciato le loro case; più di 5,2 milioni (5.261.278) di queste persone hanno cercato rifugio in Europa. Più di 3,5 milioni (3.514.970) di persone hanno chiesto la residenza temporanea all'estero.
Alla fine i rischi insiti in questa guerra - che avrebbero dovuto indurre a una soluzione negoziata preventiva - si sono svelati in tutta la loro bestialità. E poco e niente, qui in Occidente, conosciamo della sofferenza che sta provocando tra la popolazione russa. "La responsabilità primaria ma non unica di questa guerra è della Russia. Putin ha condannato il popolo russo a scontare per tempo interminabile le conseguenze del suo azzardo. Da lui stesso definito "disperato". (...) Riavvolgiamo il film, per vedere se c'è un filo in questa guerra. Ne scopriremo tanti, maledettamente intrecciati." (Fonte: "La Russia cambia il mondo", Limes n.2/2022).
Concludiamo come abbiano iniziato, con Cesare Pavese, da “La casa in collina” (1947):
"Sono a casa da sei mesi, e la guerra continua. Anzi, adesso che il tempo si guasta, sui grossi fronti gli eserciti sono tornati a trincerarsi, e passerà un altro inverno, rivedremo la neve, faremo cerchio intorno al fuoco ascoltando la radio. Qui sulle strade e nelle vigne la fanghiglia di novembre comincia a bloccare le bande; quest’inverno, lo dicono tutti, nessuno avrà voglia di combattere, sarà già duro essere al mondo e aspettarsi di morire in primavera. Se poi, come dicono, verrà molta neve, verrà anche quella dell’anno passato e tapperà porte e finestre, ci sarà da sperare che non disgeli mai più. (…). Malgrado i tempi, qui nelle cascine si è spannocchiato e vendemmiato. Non c’è stata – si capisce – l’allegria di tanti anni fa: troppa gente manca, qualcuno per sempre. (...) Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Non è paura, non è la solita viltà. Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione."
Per la Redazione - Serena Moriondo