Il Rapporto "L'Italia e il Peacebuilding", realizzato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, fornisce un’analisi sul supporto ai processi di pace del sistema paese italiano, inteso come insieme delle istituzioni e della società civile. Si tratta del primo studio sul tema, e mette in luce che in Italia il peacebuilding riceve considerazione limitata, rimanendo spesso relegato a un ruolo marginale.
L’obiettivo generale dello studio è “contribuire con dati e contenuti scientifici al dibattito in merito alla politica estera italiana, europea e internazionale, esaminando i punti di forza e gli aspetti da sviluppare dell’approccio italiano al peacebuilding e alla prevenzione dei conflitti”.
Tuttavia, non mancano i riferimenti legislativi, come quello della legge “generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo” (L. 125/2014) che chiarisce dal primo articolo che l’espressione “cooperazione allo sviluppo” è una sintesi di “cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace”. Mentre il quadro normativo italiano su peacebuilding e prevenzione dei conflitti dimostra una certa organicità, non si può dire la stessa cosa delle infrastrutture istituzionali. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) infatti non ha direzioni, uffici o task force dedicati a questo ambito. Una struttura specifica per il peacebuilding non è presente neanche all’interno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), ma questo ambito fa riferimento all’Unità emergenza e stati fragili.
Il Rapporto suggerisce sia l’integrazione di nuovi strumenti civili all’interno degli interventi in essere da parte della politica estera, sia di porre più attenzione alle misure di prevenzione delle crisi e dei conflitti violenti rispetto a misure reattive e di intervento ex post.
Il Fondo per il Peacebuilding delle Nazioni Unite (UN Secretary-General’s Peacebuilding Fund, PBF) è stato creato nel 2006 come lo strumento dell’organizzazione per sostenere la pace in paesi contrassegnate da conflitti violenti o in situazioni a rischio. A dicembre 2021, l’Italia era il 23esimo contribuente a livello mondiale contribuendo con oltre 1 milione e 111 mila euro. Il fondo consta, per il 2022, di circa 100 milioni di euro, in netta diminuzione rispetto ai circa 160 milioni di euro del 2020 e del 2021.Dopo un picco nel 2007 e un successivo disimpegno dalle donazioni, l’Italia ha ripreso a contribuire al fondo a partire dal 2016
A realizzare il Rapporto è l’Agenzia per il Peacebuilding (AP), un’organizzazione non-profit la cui missione è di promuovere le condizioni per risolvere i conflitti, per ridurre le violenze e per la costruzione di una pace duratura in Europa e nel mondo. AP è la prima agenzia in Italia specializzata sul peacebuilding. Questo le permette di occupare un ruolo unico nel panorama europeo: da una parte interpreta e sintetizza i temi di pace e conflitti a beneficio di agenzie ed istituzioni italiane; dall’altra, promuove le esperienze, le capacità e le risorse con cui l’Italia può contribuire alla soluzione dei conflitti violenti.
Link: Rapporto_AP_Italia-e-Peacebuilding_2022_IT_FINAL.pdf
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Per la Redazione - Serena Moriondo