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Disegno casa che scappaLa pandemia da Covid 19 e la crisi economica e occupazionale hanno acuito le disuguaglianze già ampiamente presenti nel nostro paese. In questo scenario è emerso in modo dirompente come l’abitare sia uno tra i diritti negati ad una parte sempre più significativa della nostra popolazione.

Alle fasce tradizionalmente riconosciute nella storia della politica della casa come destinatarie, almeno sul piano formale, di un’abitazione di edilizia residenziale pubblica o comunque di forme di supporto pubblico, si sono aggiunte, nel corso degli anni Duemila, nuove e diversificate situazioni di disagio grave, temporaneo o stabile, che hanno coinvolto quote della popolazione che fino ad allora potevano considerarsi “al riparo” da questo tipo di problema. Un universo variegato sotto il profilo socio-economico, culturale, fasi del ciclo di vita, accesso al lavoro e disponibilità di reddito, che esprime una gamma articolata di istanze e di bisogni connessi alla casa e al ruolo che essa può svolgere nei propri percorsi di vita e rispetto alla possibilità/capacità di crescita e di autonomia.

Un’ingiustizia sofferta in primo luogo dai più vulnerabili, ma che coinvolge, quindi, in misura crescente fasce sempre più ampie di popolazione che per via delle loro condizioni non possono accedere e vivere in case dignitose, sicure, salubri ed economicamente sostenibili. Un’ingiustizia alimentata per di più, dalla carenza e cattiva qualità dei servizi essenziali disponibili (scuola, mobilità, salute). 

A fronte di questi problemi, che tendono ad aggravarsi nel tempo, oggi l’offerta pubblica di abitazioni e le politiche correlate risultano del tutto inadeguate. Da un lato, il patrimonio abitativo pubblico (ERP) esistente – come noto estremamente esiguo, il 4% del numero totale di abitazioni rispetto a valori quattro volte superiori in Francia o in Gran Bretagna – riesce a soddisfare solo una percentuale stimata tra il 3 e il 5% delle domande ora presenti nelle graduatorie. Dall’altro, mancano misure volte a favorire l’accesso ad abitazioni in affitto a costi economicamente sostenibili.

Questa situazione non è frutto di casualità ma l’esito di un lungo concatenarsi di scelte susseguitesi nel tempo: dopo il lungo ciclo iniziato nell’immediato dopoguerra con il Piano Fanfani e che si chiude con la messa in atto dei progetti promossi dal Piano Decennale (1978-88) e rifinanziamenti (1989-1991), il problema della casa gradualmente scompare dall’agenda pubblica e dal dibattito disciplinare, con una drastica contrazione dei finanziamenti, della produzione di nuove abitazioni di edilizia residenziale pubblica e delle attività di riqualificazione e adeguamento del patrimonio esistente.

Un tacito abbandono delle politiche precedenti, senza un dibattito pubblico né una riflessione sugli esiti positivi o negativi prodotti e sulle ragioni di un cambiamento, peraltro necessario, considerato l’evoluzione in atto. Negli ultimi decenni sono mutati non solo i profili sociali dei beneficiari di abitazioni pubbliche, ma ha subito modifiche anche il senso dell’abitare in generale e il ruolo della casa nei percorsi di vita e di lavoro delle persone. Sono inoltre profondamente mutati i processi di crescita e trasformazione urbana e le modalità di gestione di questi processi, creando un campo molto diverso di problemi e di opportunità per la predisposizione di politiche per la casa.

Il documento "Rilanciare le politiche pubbliche per l'abitare" è frutto di un lavoro collettivo, promosso dal Forum Disuguaglianze e Diversità che ha coinvolto nei primi sei mesi del 2022 un gruppo di esperti, Cgil, Cisl e Uil, associazioni, operatori e operatrici del settore, studiosi e ricercatori, analisti di politiche della casa che, spinti dalla necessità di affrontare con urgenza, sistematicità e pragmaticità la questione abitativa hanno dato vita all'Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana.

La publicazione, nell'evidenziare le misure riguardanti la priorità dell'edilizia residenziale pubblica (ERP), il recupero e il riuso del patrimonio pubblico e privato, l'edilizia residenziale sociale (ERS), la gestione la tutela dell'affitto e l'attivazione di forme di autorecupero, pone in primo piano  il tema dei tempi e delle risorse necessarie, oltre che l’attenzione sull’accesso ad un abitare funzionale e sostenibile, come diritto, ma anche come strumento di contrasto delle disuguaglianze e supporto a processi di crescita individuale e della società. 

Link: DOCUMENTO_Rilanciare-le-politiche-pubbliche-per-labitare.x79975.pdf

Per la Redazione - Serena Moriondo