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logo consiglio.nazionale.giovaniIl Consiglio nazionale del giovani in collaborazione con Eures ha reso pubblico il Rapporto di ricerca dal titolo “Nuove professioni e nuove marginalità. Opportunità, lavori e diritti per i giovani del terzo millennio”. 

Una premessa è d'obbligo: il CNG non è una struttura del sindacato ma l’organo consultivo cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le Istituzioni per ogni confronto sulle politiche che riguardano il mondo giovanile, istituito con Legge n.145/ 2018. Il Consiglio Nazionale dei Giovani può contare sul supporto di oltre 80 Associazioni per collaborare con le Amministrazioni pubbliche, elaborando studi e predisponendo rapporti sulla condizione giovanile, utili a definire le politiche per i giovani, esprime pareri e formula proposte su atti normativi di iniziativa del Governo su materie che interessano i giovani.

Partendo da un’analisi delle grandi trasformazioni dei processi produttivi, in particolare l’automazione e la digitalizzazione, che stanno profondamente ridisegnando il mercato del lavoro e la domanda di competenze, il CNG ha condotto uno studio che ha dimostrato che per la stragrande maggioranza dei giovani lavoratori (69%) la tutela del sindacato è oggi fondamentale. Quota che sale fino al 71%  tra chi è impiegato nelle nuove professioni digitali e arriva al 75 tra gli under 25 e le donne.

Vignetta studio la precarietà della vita mauro biani

Lo studio, di 91 pagine,  è articolato in quattro azioni, integrate tra loro:

► La prima azione ha riguardato la ricostruzione del dibattito scientifico, politico e giuridico relativo alla tematica dei nuovi lavori dei giovani e delle nuove esigenze di rappresentanza e di tutela che ad essi si accompagnanano. L’avvento delle piattaforme, uno dei campi esplorati dalla ricerca,  ha reso labile e sfumato il confine tra spazi e tempi di lavoro e di vita: questo nuovo approccio al lavoro, da un lato, ha consentito di accedere a una dimensione maggiormente autonoma anche nell’organizzazione del proprio tempo, mentre dall’altro ha aumentato il rischio che la dimensione lavorativa assorba totalmente quella personale. Dei 570mila platform worker, ad esempio, la metà ha operato tale scelta per mancanza di alternative. In questo senso appare rilevante osservare come la quasi totalità delle lavoratrici e dei lavoratori on demand operi o in forza di contratti atipici (57,4%) o addirittura sprovvisto di qualsivoglia forma contrattuale (31,1%).
► La seconda azione è stata costituita da un ampio lavoro di selezione e analisi degli annunci di lavoro destinati ai giovani, volta ad esplorare il lato della domanda di lavoro e ad approfondire la conoscenza delle reali condizioni che regolano i “nuovi lavori”. L’analisi degli annunci ha riguardato sia “nuove professioni”, per lo più riferite alla gestione o all’utilizzo di sistemi informatici, sia “professioni tradizionali”, come l’ambito della commercializzazione e della logistica che, sempre più, impiegano giovani per periodi di tempo limitati in attività e con qualifiche generalmente basse o medio-basse. Le variabili oggetto di analisi hanno riguardato il profilo dell’impresa, le caratteristiche, le competenze tecniche e trasversali richieste al/alla candidato/a, la tipologia di lavoro, le condizioni contrattuali e retributive, il luogo e gli orari di lavoro, le eventuali tutele, la presenza di attività formative (retribuite o meno). Attraverso l’analisi degli annunci di lavoro ci troviamo di fronte a diversi elementi di indeterminatezza:  in particolare nonostante la legge (903/77) preveda che la ricerca dei candidati deve essere rivolta a entrambi i sessi, nel 15% dei casi la legge non è rispettata; il titolo o il testo dell’annuncio indicano nella maggior parte dei casi una preferenza di genere, declinando soltanto al maschile la mansione ricercata, laddove questa non sia già impersonale (come nel caso delle parole “consulente” o “agente”) o anglofona (come nelle parole “social” “web designer”, “promoter”, ecc.). L’unico caso in cui la professione presenta una declinazione esclusivamente femminile è quello della “segretaria”.
► La terza azione ha riguardato un’attività di mistery client sulle opportunità di lavoro per i giovani, contattando le imprese che hanno pubblicato gli annunci e sostenendo, in caso di risposta positiva, il colloquio di selezione. In termini generali ne sono emerse quattro “condizioni ricorrenti” che hanno riguardato: la scarsità/omissione di informazioni essenziali; ambiguità e genericità della comunicazione; contraddittorietà delle informazioni fornite; livelli retributivi incerti e sotto la soglia di povertà.
Infografica posizione contrattuale giovani intervistati Rapporto CNG ► La quarta azione è stata infine costituita da un’indagine pilota tra un gruppo di giovani impegnati in professioni e/o attività lavorative ad alta, media e bassa qualificazione, finalizzate a conoscerne le condizioni di lavoro dei giovani coinvolti nei “nuovi lavori ”digitali, così come quelle dei loro coetanei che svolgono attività lavorative “tradizionali” e meno qualificate che, tuttavia, negli ultimi anni hanno assorbito una quota crescente della domanda di lavoro giovanile, la formazione delle competenze, i percorsi di ricerca del lavoro, le coordinate culturali di riferimento e le eventuali più rilevanti esigenze di rappresentanza e di tutela (consapevoli e inconsapevoli).

La disoccupazione giovanile e, più in generale, le condizioni di lavoro dei giovani costituiscono una delle grandi questioni sociali del nostro tempo, ancorché non sempre adeguatamente considerate nell’agenda politica degli ultimi anni. Ora, per le forze politiche e sociali, alle soglie di nuove elezioni politiche, questo tema deve diventare centrale.

Link: EURES-REPORT-COMPLETO-NUOVI-LAVORI-CNG_28_7-min.pdf

Per la Redazione - Serena Moriondo