Il tema del cambiamento climatico riguarda tutti, qualcuno - più efficacemente di altri - lo sa anche raccontare.
Dopo "La sesta estinzione", che le è valso il Pulitzer per la saggistica nel 2015, Elizabeth Kolbert (scrittrice e gionalista del The New Yorker) riprende la parola con autorevolezza nel dibattito globale sul cambiamento climatico per analizzare da vicino alcune recenti, raffinatissime tecnologie messe in atto per invertire i cambiamenti più nefasti. Partendo dunque dal presupposto che nemmeno l’immediato (e inattuabile) cambiamento dei nostri comportamenti che nei secoli hanno pesantemente modificato l'Habitat ci restituirebbe ipso facto ciò che abbiamo perso in natura, attraverso il libro "Sotto il cielo bianco", la Kolbert ci invita a guardare con attenzione a tutti i tentativi di salvare il pianeta. Anche ai più stravaganti, anche a quelli più pericolosi.
La scrittrice descrive alcune esperienze, sono tutte interessanti, qui ci limiteremo ad anticiparvi solo la prima, di una lunga serie che troverete sfogliando il suo libro.
La prima di queste esperienze riguarda i fiumi. "I fiumi - scrive Elizabeth Kolbert - possono rappresentare il destino, o una forma di conoscenza, o la scoperta di qualcosa che si sarebbe preferito non sapere". Navigando il Chicago Sanitary and Ship Canal insieme ad un gruppo appartenente all'organizzazione Friends of the Chicago River, le cui acque - scrive la Kolbert - che hanno un colore che ricorda quello di un vecchio scatolone, sono punteggiate di carte di caramelle e frammenti di polistirolo, incontrano lo Stickney Water Reclamation Plant che, con i suoi tubi di scarico, è considerato l'impianto di depurazione delle acque più grande del mondo.
Aperto all'inizio del XX secolo, il canale "capovolse" letteralmente il corso del fiume Chigago. In questo modo i rifiuti della città venivano deviati verso il fiume De Plaines per poi scaricarsi nell'Illinois, nel Mississippi e infine nel golgo del Messico. L'inversone del fiume fu la più grande impresa ingegneristica di quei tempi, durò sette anni, furono scavati circa 33 milioni di metri cubi di terra e roccia, con il preciso scopo di controllare la natura. "Il fiume aveva creato la città, e la città aveva ricreato il fiume."
Tuttavia l'inversione del Chicago River "non si limitò a coinvogliare i rifiuti verso Saint Louis, ma esercitò anche un forte impatto sull'idrografia di circa due terzi degli Stati Uniti. Ciò ebbe conseguenze sul piano ecologico, che a loro volta ebbero effetti economici, che di rimando resero necessari nuovi interventi sul fiume, che ora scorreva nella direzione opposta".
Una delle conseguenze della deviazione del fiume e la creazione del canale, fu quella di aver facilitato la diffusione delle Carpe asiatiche allevate come strumento di controllo biologico, che erano fuggite dai laboratori di riproduzione e che, dopo aver raggiunto il White River, un'affluente del Mississippi, erano arrivate a minacciare le specie autoctone e i mitili di acqua dolce del Lago Michigan, con il rischio di raggiungere gli altri laghi (Superiore, Huron, Erie, Ontario).
L'idea iniziale era stata quella di usare le carpe asiatiche per tenere sotto controllo le piante acquatiche che proliferavano a causa della mancanza di impianti adeguati per il trattamento delle acque reflue. Poi però avevano perso il controllo della situazione. Per questo il Corpo ingegneri dell'esercito statunitense di Chicago aveva avuto il compito di elettrificare il fiume attarverso delle barriere per folgorare le carpe, cercando di salvare le specie autoctone, senza ostacolare il transito delle persone, del loro carico e dei loro rifiuti. Il costo di questa tecnologia fu di 775 milioni di dollari senza però riuscire a risolvere in modo definitivo il problema.
L'intervento - spiega la giornalista nel libro - ha al contrario peggiorato la situazione perchè l'inversione del fiume ha messo in contatto tra loro due grandi bacini di drenaggio, quello del fiume Mississippi (terzo al mondo dopo il Rio delle Amazzoni e del Congo) e dei Grandi Laghi (78mila chilometri quadrati) che prima erano due mondi acquatici distinti. Era impossibile per un pesce (così come per un mollusco o un crostaceo) uscire da un sistema di drenagiio ed entrare nell'altro. Ma quando la città di Chicago - la terza degli Stati Uniti per popolazione dopo New York e Los Angeles - risolse la questione dello smaltimento delle acuqe refue realizzando il Sanitary and Ship Canal, si aprì un portale che collegò i bacini con tutto ciò che ne conseguì. Per la maggior parte del XX secolo la cosa non creò particolari problemi perchè il canale, ricettacolo dei rifiuti di Chicago, era troppo tossico per poter essere utilizzato come via percorribile. Ma col tempo, anche grazie all'azione delle Organizzazioni per la salvaguardia dell'ambiente, la situazione migliorò e i pesci iniziarono a circolare.
Ad un certo punto, per bloccare il pericolo che le carpe asiatiche si diffondessero verso i laghi peggiorando la già precaria situazione ambientale ed economica, gli ingegneri avevano pensato di reimporre una "separazione idrologica" il cui costo era stimato in 18 miliardi di dollari, ma alla fine prevalse l'idea di utilizzare ancora l'elettricità e altri sistemi simili anzichè deviare nuovamente il traffico delle barche, riprogrammare il controllo delle piene e reinventare il sistema trattamento delle acque reflue.
Ancora una volta, si è preferito elettrificare il fiume anzichè cambiare la vita delle persone che abitavano intorno al fiume.
La questione della diffusione di specie aliene a causa dell'attività umana, uno dei temi che è stato trattato dalla Kolbert nel libro, ci riguarda molto da vicino. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e l’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim) hanno lanciano da pochi giorni la campagna “Attenti a quei 4” per informare i cittadini della presenza nei nostri mari di quattro specie invasive di origine tropicale (pesce palla maculato, pesce scorpione, pesce coniglio scuro e pesce coniglio striato). Sono tutte arrivate attraverso il Canale di Suez.
L’Ispra e il Cnr-Irbim stanno invitando tutti i pescatori, i subacquei e chiunque abbia osservato o catturato una di queste specie in acque italiane, a documentare con foto/video e inviare la propria osservazione tramite WhatsApp al numero di telefono +39 320 4365210 o postarla sul gruppo Facebook Oddfish (https://www.facebook.com/groups/1714585748824288/) utilizzando l’hashtag: #Attenti4. La campagna è patrocinata dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, Ministero della Transizione ecologica, Ministero della Salute, Comando Generale delle Capitanerie di porto.
Per la Redazione - Serena Moriondo