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Foto maurizio landini Ci sono momenti in cui, come si dice a Roma, “le chiacchiere stanno a zero”, sono cioè inutili perchè non portano ad alcun risultato. Ma ve ne sono altre che sono pietre, parole dure che, quando ci esprimiamo assumono un particolare peso, difficili non tanto da capire quanto da praticare.

La Fondazione Giuseppe Di Vittorio, a giugno, ha pubblicato una ricerca dal titolo “Salari e occupazione in Italia nel 2021. Un confronto con le principali economie dell’Eurozona” da cui emerge come nel nostro Paese il salario lordo annuale medio, pur passando da 27,9 mila euro del 2020 a 29,4 mila euro del 2021, rimanga ancora ad un livello inferiore a quello pre-pandemico nonostante nello stesso anno si sia registrata una straordinaria crescita del Prodotto interno lordo. Sempre tramite la ricerca, dagli ultimi dati disponibili a livello europeo, si osserva che nel 2021 nell’Eurozona il salario medio si attesta a 37,4 mila euro lordi annui, in Francia supera i 40,1 mila euro mentre in Germania arriva ad oltre 44,5 mila euro.
A far comprendere la gravità della situazione nel nostro Paese è anche il dato occupazionale, in calo fra i dipendenti permanenti, -96 mila unità rispetto ad aprile (solo in parte compensato da una crescita degli indipendenti e con l’aumento di altre +14 mila unità fra i dipendenti a termine), con l’ennesimo record negativo arrivato a 3 milioni e 176 mila occupati precari. E i giovani Neet sono 2.000.000 (Not in Education, Employment or Training), cioè i giovani che non studiano, non hanno un lavoro e non sono impegnati in percorsi formativi. Dati che portano l’occupazione sotto la soglia dei 23 milioni di occupati.
Si conferma, quindi, che quando nell’eurozona i salari e l’occupazione diminuiscono, in Italia si riducono di più, mentre quando aumentano, in Italia crescono meno.

Ai dati negativi su salari e occupazione, si aggiungono quelli sulla povertà Istat ed Eurostat che confermano che le persone in difficoltà superano i 14,83 milioni pari al 25,2% della popolazione, con una crescita del rischio di indigenza, che si prevede si complicherà ulteriormente a fine 2022, che colpirà soprattutto bambine e bambini, oltre ai lavoratori.
A completare il quadro le stime preliminari dell’Istat dell’inflazione che indicano ad agosto, l’8,4% su base annua.

Di fronte a questa situazione, il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha dichiarato che “le chiacchiere non servono. Così non si regge. Il decreto aiuti bis mette risorse inadeguate per i lavoratori e i pensionati: c’è bisogno subito di un intervento urgente per tutelare salari e pensioni già impoveriti. (..) A questo quadro vanno aggiunti gli effetti economici e sociali della crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, che stanno già adesso determinando enormi difficoltà per il sistema produttivo e quindi per il lavoro e l’occupazione, oltre che per le persone”.

Landini chiede, dunque, strumenti straordinari per un momento straordinario:esattamente come abbiamo fatto - egli ha dichiarato - durante la pandemia e come chiediamo da mesi al Governo. Le risorse ci sono e vanno ridistribuite, a partire dagli extraprofitti. Far prevalere la logica del profitto a scapito delle persone, sarebbe una doppia ingiustizia oltre che uno schiaffo a chi si trova in difficoltà. Tutelare e proteggere l’occupazione e i redditi non è una scelta ma una necessità”.

Noi ci permettiamo di aggiungere che tutelare occupazione e redditi è senz'altro, allo stato attuale, un‘emergenza sociale e, quindi,  una necessità, ma deve anche rappresentare "una scelta di campo", a difesa di una parte, quella che è sfruttata o dimenticata.

Una scelta che ogni partito (soprattutto di sinistra), che si candida a governare il Paese, dovrebbe dimostrare di saper fare.

Link: FdV_Salari_e_occupazione_in_Italia_nel_2021._Un_confronto_con_le_principali_economie_dellEurozona.pdf

Per la Redazione - Serena Moriondo