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GOAL 14 Nell’ottobre 2021, attraverso la pubblicazione sul nostro sito dell'articolo “Copernicus. Dallo spazio un aiuto alla Terra” avevamo mostrato quanto fosse utile il progetto Copernicus attivato dall’Unione Europea in collaborazione con varie agenzie spaziali.

Parlare del contributo che queste tecnologie e queste ricerche possono dare alla nostra vita quotidiana - scrivevamo circa un anno fa - potrebbe apparire “fuori dalla nostra portata”, ma non è così. Disporre, infatti, di informazioni aggiornate e affidabili è fondamentale per poter delineare le strategie, stabilire gli obiettivi, e prendere decisioni consapevoli in ogni ambito: dall’economia sostenibile, alle azioni a tutti i livelli per mitigare i cambiamenti climatici, fino ai programmi di resilienza e tutela del territorio e delle infrastrutture necessari per garantire la tutela della salute e il nostro futuro. L’apporto di questi programmi possono risultare molto utili anche per aspetti che riguardano la nostra vita quotidiana, e che, in taluni casi, possono essere oggetto di confronto e contrattazione locale.

Copernicus raccoglie, infatti, immagini satellitari da diverse fonti, le elabora e distribuisce informazioni affidabili e sempre aggiornate in aree tematiche riguardanti: terra, mare, atmosfera, cambiamento climatico, gestione delle emergenze e sicurezza. Le Amministrazioni pubbliche possono beneficiare di queste informazioni per monitorare, pianificare gli interventi, in sostanza effettuare una programmazione pubblica territorio tempestiva e sostenibile, a beneficio di tutti.

Un esempio recente di ciò che può derivare dall’osservazione spaziale è la notizia del 22 luglio scorso che ha riportato un aumento anomalo della temperatura della superficie del mare, lungo le coste dell’Italia e della Francia, fino a +5°. L’effetto è stato documentato dal servizio di monitoraggio dell’ambiente marino del sistema satellitare Copernicus.

Le comunità umane in stretta connessione con gli ambienti costieri, le piccole isole, le aree polari e le zone di alta montagna sono particolarmente esposte al cambiamento degli oceani e della criosfera, come l’innalzamento del livello del mare e la contrazione della criosfera. Ma ad essere esposte a cambiamenti che avvengono negli oceani, come ad esempio gli eventi meteorologici estremi, sono anche le altre comunità più lontane dalla costa.

FOTO MARE PESCISecondo la ricerca Timing and magnitude of climate-driven range shifts in transboundary fish stocks challenge their management pubblicata a gennaio 2022 sulla rivista Global Change Biology, entro il 2050 queste pressioni porterebbero a una riduzione degli stock ittici del 40% nelle aree tropicali e a una variazione nella loro distribuzione. Entro il 2100, i cambiamenti climatici sposteranno la distribuzione degli stock ittici condivisi tra le Zone economiche esclusive (Zee) dei Paesi vicini, ossia quelle vaste aree in cui ciascuno Stato costiero esercita la giurisdizione in materia di impianti e strutture, ricerca scientifica marina, protezione e preservazione dell’ambiente marino. Lo studio dimostra che, già entro il 2030, il 23% delle risorse ittiche non vivrà più nel proprio habitat storico, e il 78% delle Zee sarà interessato dallo spostamento di almeno una risorsa ittica. Entro la fine di questo secolo, le proiezioni mostrano che il 45% delle risorse migrerà, coinvolgendo l'81% delle Zee.

A farne le spese saranno la maggior parte delle aree tropicali, con America Latina, Caraibi, Melanesia e Polinesia destinate a subire cambiamenti in anticipo rispetto alle altre regioni e questo comporterà che i pescatori saranno costretti a valicare i loro confini per continuare a pescare, mettendo a rischio gli equilibri di pace tra stati confinanti.

Più vicino a noi, con centinaia di specie esotiche, il Mar Mediterraneo viene oggi riconosciuto come la regione marina più invasa al mondo. Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Global Change Biology, coordinata dall’Istituto per le risorse biologiche e biotecnologie marine (Cnr-Irbim) di Ancona, ricostruisce questa storia per le specie ittiche introdotte a partire dal 1896: “Lo studio dimostra come il fenomeno abbia avuto un’importante accelerazione a partire dagli anni ’90 e come le invasioni più recenti siano capaci delle più rapide e spettacolari espansioni geografiche”. Gli effetti ambientali e socio-economici di queste "migrazioni ittiche" sono evidenti:
Alcune di queste specie costituiscono nuove risorse per la pesca, ben adattate a climi tropicali e già utilizzate nei settori più orientali del Mediterraneo” e "Allo stesso tempo, molti "invasori" provocano il deterioramento degli habitat naturali, riducendo drasticamente la biodiversità locale ed entrando in competizione con specie native, endemiche e più vulnerabili. Il ritmo della colonizzazione è così rapido da aver già cambiato l’identità faunistica del nostro mare."

Questo drammatico scenario non è però una novità. Gli studi, a nostra disposizione da anni, ci dicono che globalmente l’oceano si è riscaldato senza sosta dal 1970 ed ha assorbito oltre il 90% del calore in eccesso nel sistema climatico. Dal 1993, il tasso di riscaldamento dell’oceano è più che raddoppiato e, sin dal 1950, molte specie marine appartenenti a diversi gruppi hanno subito dei cambiamenti nella loro estensione geografica e nelle loro attività stagionali a causa del riscaldamento degli oceani, della variazione del ghiaccio marino e dei cambiamenti biogeochimici dei loro habitat, come la perdita di ossigeno.

Foto thiebaud faix 25pBq5G5TPY unsplashQuesto ha dato origine a dei cambiamenti nella composizione delle specie, nell’abbondanza e nella produttività di biomassa degli ecosistemi, dall’equatore ai poli. Queste alterazioni nei rapporti tra le diverse specie hanno provocato degli impatti a cascata sulla struttura e il funzionamento degli ecosistemi. In alcuni ecosistemi marini le specie sono state colpite sia dagli effetti della pesca che dai cambiamenti climatici. Le proiezioni indicano che nel corso del 21° secolo, l'oceano passerà a condizioni senza precedenti con un aumento delle temperature, una maggiore stratificazione dell'oceano superficiale, un'ulteriore acidificazione, una diminuzione dell'ossigeno.

Nelle proiezioni le ondate di calore marine e gli eventi estremi di El Niño e La Niña diventeranno più frequenti, l'Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) è proiettata indebolirsi. I tassi e le grandezze di questi cambiamenti saranno minori negli scenari con basse emissioni di gas serra (Fonte: “L’oceano e la criosfera in un clima che cambia”. Rapporto speciale dell’IPCC. Sintesi per Decisori Politici, 2019).

Gli impatti sull’ecosistema hanno conseguenze diverse sulla salute e sul benessere, sulle risorse idriche, la qualità dell’acqua, sulla sicurezza alimentare, il turismo e le attività ricreative, sulle infrastrutture, sui mezzi di sostentamento e sulle culture locali. Esistono ostacoli (e interessi) finanziari, tecnologici, istituzionali all’attuazione di risposte agli impatti negativi, attuali e previsti, relativi a cambiamenti climatici su oceani e criosfera, che impediscono la costruzione della resilienza e le misure di riduzione dei rischi. Gli stessi impatti umani dovranno essere affrontati come parte della risposta di adattamento.

Per raggiungere gli obiettivi fissati dal Goal 14 “Vita sott’acqua”  è essenziale un governo della pesca che coinvoga gli Stati quanto le imprese e i consumatori, in grado di monitorare i parametri ambientali e prevedere la realizzazione di un piano di gestione del rischio capace di affrontare e combattere in modo proattivo i molteplici fattori di stress antropico.

Tutto ciò mette e metterà sempre più alla prova la governance dei territori e con essa la capacità del sindacato e dell’associazionismo di incentrare, sempre più, le proprie azioni sulla salvaguardia del nostro ambiente di vita.

* Le lacrime dei pesci non si vedono è il titolo del romanzo di Massimiliano Scuriatti, ed. La nave di Teseo, 2022. Vicende immaginarie che riguardano un paese di pescatori, che rinviano a fatti veri dell'intera storia siciliana, quale nodo centrale per comprendere scelte politiche che hanno determinato il percorso spesso drammatico dell'isola, come dell'intera nazione.

Link: Loceano_e_la_criosfera_in_un_clima_che_cambia_-min.pdf

Per la Redazione - Serena Moriondo