di Serena Moriondo
Se immaginiamo l'Italia come una barca, le risorse disponibili sono un vento favorevole che va pienamente colto e le vele sono le sue potenzialità, lasciate finora ampiamente inespresse. Il PNRR, seppur con molti limiti, contiene la strategia per la ripresa della navigazione, le disposizioni per dispiegare nel modo migliore le vele rispetto al tipo di vento e alla sua forza, la direzione più promettente e la rotta da seguire in base alle condizioni del mare, ovvero alle grandi trasformazioni che caratterizzano questo secolo, con le persone e il pianeta al centro.
Un nuovo percorso di navigazione ha però bisogno soprattutto di un nuovo sistema di orientamento. La bussola del passato è stata il Prodotto interno lordo, ma non è mai stato un indicatore sufficiente e, ora, è considerato anche distorsivo e iniquo. Se oggi chiedessimo a chiunque su quali basi misurerebbe la sua qualità della vita, difficilmente esprimerebbe solo ed esclusivamente valutazioni di natura economica e di reddito ma, introdurrebbe vari elementi legati, per esempio, alla possibilità di esprimersi, alla necessità di usufruire di un ambiente naturale sano, alla possibilità di accesso a beni e servizi che reputa essenziali, solo per citare alcuni esempi. Per lungo tempo le risorse economiche sono state percepite come illimitate in rapporto al fabbisogno, o comunque come non scarse e, contestualmente, la misurazione della qualità della vita o del benessere veniva ricondotta alla ricchezza prodotta e conseguentemente disponibile, anche se era disponibile per pochi miliardari.
A tutt’oggi lo strumento dominante per quantificare la crescita, il progresso e lo sviluppo dei Paesi rimane il PIL (Prodotto Interno Lordo), tuttavia, negli anni più recenti il divario esistente fra la misurazione offerta dal PIL e le reali condizioni di progresso e sviluppo è diventato evidente, in modo chiaro e netto. Il problema non è più soltanto comprendere meglio i risultati e il livello di equità della crescita economica in termini di benessere reale delle famiglie, ma capire quanto e come il progresso raggiunto sia in grado di produrre nuovo sviluppo e opportunità di benessere per le generazioni seguenti a quella attuale.
Diventa, dunque, indispensabile affiancare in modo strutturale altri indicatori che riguardano lo sviluppo sostenibile e, tra questi, soprattutto quelli che riguardano condizioni e prospettive delle nuove generazioni, in particolare sulla qualità della formazione, sull'inserimento efficace nel mondo del lavoro, sulla loro valorizzazione.
Già, nel 2008, la Commissione francese per la Misurazione delle Performance Economiche e del Progresso Sociale - coordinata da Joseph Stiglitz (Columbia University, premio Nobel per l’economia 2001), Amartya Sen (Harvard University, premio Nobel per l’economia 1998) e Jean-Paul Fitoussi (Institut d’Etudes Politiques de Paris) - individuò 12 raccomandazioni finali che brevemente riassumiamo perchè ancora del tutto valide:
- quando si valuta il benessere materiale, bisogna far riferimento al reddito e ai consumi delle famiglie più che alla produzione;
- capire perché certi indicatori, come il reddito delle famiglie, possano evolversi in maniera diversa a seconda della fonte statistica utilizzata;
- per valutare il tenore di vita considerare reddito e consumi assieme alla ricchezza;
- insieme ai consumi e alla ricchezza, dare maggiore importanza agli aspetti distributivi di reddito;
- allargare gli indicatori di reddito alle attività non di mercato. Numerosi servizi che le famiglie producono per se stesse non sono compresi negli indicatori ufficiali di reddito e produzione anche se costituiscono un aspetto importante dell’attività economica, come l'ìattività domestica e il caregiver;
- la qualità della vita dipende dalle condizioni oggettive e dalle capacità delle persone. Dovrebbero essere compiuti dei passi avanti nella misurazione di salute, istruzione, condizioni ambientali, relazioni sociali, partecipazione politica, insicurezza, ecc.;
- le disuguaglianze nelle condizioni umane fanno parte integrante di ogni valutazione della qualità della vita;
- delle rilevazioni dovranno essere svolte per valutare i legami tra i differenti aspetti delle qualità della vita di ognuno. Le informazioni ottenute dovranno essere utilizzate quando si definiscono delle politiche nei vari campi;
- nonostante la stima della qualità della vita esiga una pluralità di indicatori, gli istituti di statistica devono fornire le indicazioni necessarie per aggregare le differenti dimensioni della qualità della vita;
- la ricerca ha mostrato che è stato possibile raccogliere dati significativi e affidabili sul benessere soggettivo come su quello oggettivo. Gli uffici statistici dovrebbero integrare le loro rilevazioni con delle domande volte a conoscere la valutazione che ognuno dà alla sua vita, delle sue esperienze e delle sue priorità;
- la valutazione della sostenibilità è complementare alla questione del benessere attuale o delle performance economiche attuali e dunque dovrebbe essere esaminata a parte. Per misurarla, dobbiamo perlomeno disporre di indicatori che ci informino sui cambiamenti nelle quantità dei diversi fattori importanti per il benessere futuro. La valutazione della sostenibilità richiede quindi un cruscotto ben individuato di indicatori;
- gli aspetti ambientali della sostenibilità meritano di essere seguiti separatamente, utilizzando una batteria di indicatori fisici selezionati con attenzione. È importante, in particolare, che esista un indicatore che ci dica la nostra vicinanza a livelli pericolosi di danno ambientale. È spesso difficile attribuire all’ambiente naturale un valore monetario; degli insiemi distinti di indicatori fisici saranno dunque necessari per seguirne l’evoluzione.
Non sappiamo come sarà il futuro ma questi consigli sono essenziali per condurci nella giusta direzione e gli indicatori individuati con l'Agenda 2030 hanno il pregio di coprire tematiche rilevanti per lo sviluppo sostenibile in molti Paesi; forniscono un’informazione critica non ottenibile da altri indicatori; possono essere calcolati in molti Paesi con dati già disponibili oppure ottenibili in tempi e costi ragionevoli.
Molti Paesi hanno implementato gli indicatori nelle loro strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile. Lo ha fatto anche l'Italia, rispettando formalmente l'impegno assunto in sede ONU e a livello europeo. A tale scopo è stata costitutia la "Cabina di regia Benessere Italia", quale organo di supporto tecnico-scientifico al Presidente del Consiglio nell’ambito delle politiche del benessere e della valutazione della qualità della vita dei cittadini, con il compito di monitorare e coordinare le attività specifiche dei Ministeri, assistere le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali nella promozione di buone pratiche sul territorio ed elaborare specifiche metodologie e linee guida per la rilevazione e la misurazione degli indicatori della qualità della vita.
Sostanzialmente, però, siamo ancora molto lontani dal considerare questi indicatori lo strumento indispensabile nella programmazione pubblica e nella valutazione delle perfomance economiche e produttive nel settore privato come in quello pubblico. A conferma della poca attenzione dimostrata, basta andare alla pagina del sito del MISE (ministero della transizione cologica) che dovrebbe aggiornarci sullo stato di sviluppo della Strategia Nazionale per lo sviluppo sistenibile (SNSvS) per scoprire che la data dell'ultimo aggiornamento risale al 9 dicembre 2020. Manca inoltre uno strumento di misurazione coerente tra le Regioni e le Città Metropolitane per capire a che punto sono le Strategie regionali e le Agende urbane metropolitane, in una cornice unitaria e comprensibile anche per i cittadini.
Misurare deve essere il necessario primo passo di un percorso in cui la vera sfida risiederà nel passaggio a reali scelte di politica locale ed internazionale. La territorializzazione dell’Agenda 2030 è, infatti, un elemento centrale per l’azione: senza il coinvolgimento dei territori il raggiungimento dei 17 Goal è impossibile.
Per questa ragione individuare e condividere cosa e come misurare non è una capziosità ma una esigenza reale per costruire le condizioni attraverso cui dare strumenti alla politica per un buon governo. Un terreno su cui si dovrà misurare, in modo diffuso e sistematico, anche il Sindacato, sia nelle proprie rivendicazioni contrattuali, sia sul piano organizzativo.