Entro il 2050, in Italia, le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,9% sul totale della popolazione. Se già nel 2021 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta la metà di chi vive da solo, nel 2041 raggiungerebbe il 60%. In termini assoluti, le persone sole arriverebbero a 10,2 milioni (+20%), di cui 6,1 milioni avranno 65 anni e più (+44%).
L’aumento della sopravvivenza tra gli anziani, molti dei quali soli, potrebbe comportare un futuro aumento dei fabbisogni di assistenza. Un maggior numero di anziani soli può però generare anche risvolti positivi; la più lunga sopravvivenza, caratterizzata, si presuppone, anche da una migliore qualità della vita, potrebbe consentire a queste persone di svolgere un ruolo attivo nella società: ad esempio, come già accade oggi e verosimilmente un domani, supportando le famiglie dei propri figli nella cura dei nipoti e garantendo loro sostegno economico.
L’aumento delle persone in coppia senza figli avrà intensità maggiore tra le persone di 65 anni e più, per le quali la prolungata sopravvivenza del partner e/o l’uscita dei figli dalla famiglia fanno sì che si prolunghi il periodo in cui si rimane in coppia in assenza (per indipendenza o mancanza) di figli. Tra le persone sole l’aumento sarebbe consistente per le donne dai 65 anni e per gli uomini dai 75 anni in poi.
Questo quadro, aggiornato dall'Istat con il Report "Previsioni della popolazione residente e delle famiglie" del 22 settembre, di fatto, dimostra che la popolazione del Paese è già ben dentro una fase accentuata e prolungata di invecchiamento e che, dalle prospettive future, scaturisce un’amplificazione di tale processo,
L’assistenza agli anziani non autosufficienti è un settore particolarmente debole del nostro welfare. Per saperlo non è necessario conoscere gli infiniti studi e dati che lo dimostrano, basta sperimentare concretamente la realtà quotidiana della non autosufficienza. Nel nostro Paese, a farlo sono circa 10 milioni di persone tra anziani, familiari e chi li assiste professionalmente. Affinché le cose cambino, questa estesa e dimenticata fascia della società italiana ha bisogno di una buona politica.
La questione della non autosufficienza nel nostro Paese non può, quindi, non essere considerata una vera e propria emergenza sociale ma, tuttavia, fatica a imporsi nel dibattito pubblico. A parte il centrodestra, il tema appare nei programmi elettorali delle principali coalizioni, sia pure con un diverso grado di dettaglio e di approfondimento. Tuttavia non si può certo dire che sia una delle questioni su cui insiste la campagna elettorale.
Si stima che in Italia le persone anziane “non autonome” siano quasi 3 milioni (circa il 5% della popolazione): in larghissima parte vivono in famiglia, mentre solo il 10% risiede permanentemente in strutture (RSA o case di riposo). Siamo uno dei Paesi più longevi al mondo e all’invecchiamento della popolazione si associano una sempre minore autonomia delle persone nella gestione della vita quotidiana e un peggioramento delle condizioni di salute. Ad esempio, negli ultraottantenni la compresenza di patologie croniche, definita in campo medico, con il termine comorbilità, è raddoppiata in vent’anni. Da questa consapevolezza ha preso l'avvio una iniziativa di mobilitazione organizzata che, a partire dal luglio 2021, che ha portando alla nascita di una coalizione denominata “Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza” (www.pattononautosufficienza.it), di cui vi abbiamo già parlato e di cui fanno parte oltre 50 associazioni e soggetti che rappresentano il mondo degli anziani e delle loro famiglie.
Tra questi soggetti c'è anche il Sindacato dei pensionati della CGIL che, in queste ore, si è appellato al Governo affinchè venga approvata, entro questa legislatura, la legge nazionale sulla non autosufficienza.
"Non solo - scrive lo SPI Cgil - perché rientra negli obiettivi previsti dal Pnrr, ma anche e soprattutto perché è una vera necessità per il Paese. L’invecchiamento della popolazione è infatti un fenomeno strutturale e il numero delle persone anziane in condizione di non autosufficienza è destinato rapidamente ad aumentare". La legge, il cui testo è depositato da tempo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, "darebbe una risposta di dignità per una fascia della popolazione particolarmente fragile e aiuterebbe concretamente milioni di famiglie italiane che se ne prendono cura quotidianamente, spesso senza alcun supporto da parte dello Stato. Rivolgiamo quindi il nostro appello al governo - spiegano dallo SPI - a procedere con l’approvazione del testo in tempi rapidissimi".
Per la Redazione - Serena Moriondo