Per capire l’impatto delle multinazionali sull’economia mondiale e cosa si muove dal punto di vista degli investimenti, nell’ottobre di quest'anno è uscito il dodicesimo rapporto ‘Top200’ redatto dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo (Cnms).
I gruppi multinazionali sono 320mila per un totale di 1.116.000 filiali, secondo l’Unctad (la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo). Il fatturato complessivo è stimato in 132mila miliardi di dollari, mentre i profitti netti si aggirano attorno ai 7.200miliardi di dollari. Si stima anche che l’insieme delle multinazionali controlli l’80% del commercio internazionale. La nazionalità delle multinazionali è definita in base al paese in cui è domiciliata la capogruppo. Non sono disponibili dati complessivi sui dipendenti, ma il Cnms stima che possano essere intorno ai 130milioni di dipendenti, pari al 4% degli occupati mondiali.
Le multinazionali che stanno crescendo più rapidamente sono quelle digitali: tra il 2016 e il 2021 il fatturato delle prime 100 multinazionali digitali è cresciuto del 158%, la loro capitalizzazione del 165%, i profitti del 181%. Solo nel biennio 2020-21 i profitti sono cresciuti del 60%. Uno dei fatti di maggior rilievo del 2021 in ambito digitale è la nascita di Meta, che convoglia dentro uno stesso gruppo tutte le attività di Mark Zuckerberg. In totale le società interessate all’operazione sono state un centinaio fra cui Facebook, Instagram, Whatsapp, Messanger, che ora figurano come filiali di Meta Platforms Inc. riflettendo il ruolo centrale del metaverso, considerata dalla società la piattaforma internet del futuro. Nel 2021 il gruppo ha chiuso con un fatturato di 118miliardi di dollari, ottenuto per il 97,4% da pubblicità.
Il metaverso sarà la nuova tecnologia digitale che sta facendo aumentare i profitti di molte multinazionali e che sconvolgerà tutte le attività digitali così come le abbiamo conosciute fino ad oggi. Farà cambiare il nostro modo di navigare in internet, di relazionarci sui social network, di comunicare telefonicamente, perfino di fare pubblicità. Già oggi, aziende della moda come Gucci, Balenciaga, Adidas, Nike, promuovono i loro prodotti su piattaforme di gioco come Roblox, dove si partecipa tramite la creazione di personaggi immaginari definiti avatar. La città di Seul, ad esempio, ha programmato di investire 32milioni di dollari nel metaverso per migliorare i servizi cittadini e potenziare il turismo virtuale. McKinsey, una delle più grandi società di consulenza per imprese, stima che da qui al 2030 attorno al metaverso potrebbe girare un volume d’affari pari a 5mila miliardi di dollari, equivalente al prodotto interno lordo del Giappone, la terza economia del mondo.
Un sistema internet basato sui social svela però un vulnus incredibile legato alla gestione dei suoi profitti. Meglio sarebbe ripensare ad una rete basata su logiche diverse, dove i contenuti siano uguali per tutti, nessuna geolocalizzazione o tracciamento di interessi e interazioni. E accanto a tutto questo un sistema di identità digitale certificata, con nessi e connessi che possano così determinare la consapevolezza delle responsabilità delle proprie azioni per evitare, ad esempio, che tanti preadolescenti e adolescenti siano trascinati in situazioni davvero critiche dal punto di vista psicologico e sociale: dall’accettazione di sé stessi alle interazioni nella vita reale.
Secondo il giornalista Giovanni Villino, "forse è il tempo di fare un salto indietro nel tempo e tornare a immaginare la nostra presenza in rete anche attraverso piattaforme “proprie”. Penso ai blog, ai siti, ai portali. Ai forum. Insomma a qualcosa che si tenga distante da tutte quelle logiche di censura, controllo e diffusione che di fatto hanno generato fortuna per i social media manager. Ma soprattutto distanti da quel mostro – ancora oggi sottovalutato – chiamato algoritmo + intelligenza artificiale. AI. (...) Abbiamo affidato la diffusione di notizie, di bufale e di contenuti socialmente pericolosi nelle mani di un “software” il cui scopo è generare traffico, interazioni, favorire la fidelizzazione degli utenti, operare nella direzione di un proselitismo senza schemi né gabbie morali. "È giunto il tempo - egli scrive - di mettersi in “proprio” superando il timore della solitudine. Come? Generando contenuti. Chi è interessato ci seguirà comunque. Con qualche difficoltà in più rispetto alla comodità di un’app social che mette dentro tutto e tutti. (..) Il coraggio di scappare dai social sarà necessario più che virtuoso."
Link: Rapporto_sulle_multinazionali_top200_2022.pdf
Per la Redazione - Serena Moriondo