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epa08868644 A handout photo made available by FIFA of the World Cup Trophy during the European qualifying draw for the FIFA World Cup Qatar 2022 in Zurich, Switzerland, 07 December 2020.  EPA/Kurt Schorrer / HANDOUT  HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALESMancano pochi giorni all'apertura della competizione per la Coppa del Mondo FIFA 2022, che quest'anno si terrà dal 20 novembre in Qatar.  Per questa occasione cantautori come Rod Stewart, Shakira e Dua Lipa hanno rifiutato di esibirsi là dove vi sono “palesi violazioni dei diritti umani”.

Sulla scia di interventi preesistenti – come l’installazione di 24 metri di Richard Serra, Maman di Louise Bourgeois e la colossale The Miraculous Journey di Damien Hirst – senza porsi alcun problema artisti come Olafur Eliasson ed Ernesto Neto hanno accettato volentieri le commissioni di due grandi opere pubbliche tra l’area di Al Zubarah e il forte di Ain Muhammad in occasione dei mondiali.

E queste non sono che una piccola parte delle decine di opere pubbliche di arte contemporanea che i Qatar Museums hanno richiesto a grandissimi nomi dell’ambiente, tra cui Jeff Koons, Ugo Rondinone, KAWS, Yayoi Kusama, Katharina Fritsch, Peter Fischli & David Weiss, Simone Fattal e Suki Seokyeong Kang. A questi interventi, si sommano poi la grande esposizione Forever Valentino, la mostra più estesa mai realizzata dalla maison, il nuovo museo che aprirà a Lusail su progetto di Herzog & de Meuron e lo stesso stadio, progettato da MANICA insieme allo studio Norman Foster + Partners.

Secondo una recente analisi del Guardiandal 2010 al 2020 più di 6.500 migranti sarebbero morti in Qatar, molti dei quali impegnati nella costruzione degli stadi e delle infrastrutture per i Mondiali di calcio 2022. La monarchia del Qatar e il comitato organizzatore dei Mondiali hanno sempre respinto tutte le accuse ma i dati utilizzati dal Guardian sono stati forniti da India, Bangladesh, Sri Lanka e Nepal, i principali Paesi di provenienza dei migranti che lavorano in Qatar. L’analisi prende in considerazione i migranti morti a partire dal 2010 perché quello è stato l’anno in cui il Qatar si aggiudicò i Mondiali. La ricerca del Guardian ha anche evidenziato la mancanza di trasparenza, rigore e dettaglio nella registrazione dei decessi in Qatar. Le ambasciate a Doha e i governi dei Paesi che inviano manodopera sono riluttanti a condividere i dati. Laddove sono state fornite statistiche, ci sono incongruenze tra le cifre detenute da diverse agenzie governative e non esiste un formato standard per la registrazione delle cause di morte.

Fifa non solo corruzione oggi protesta dei sindacati per operai edili morti in Qatar opengraphTra le migliaia di operai morti per la costruzione del colossale Lusail Iconic Stadium - tutti immigrati dal Sud Est Asiatico che vivevano nel Paese in condizioni disumane ed erano trattati come schiavi, e le repressioni verso le donne e anti-LGBTQIA -  lo Stato del Golfo Persico non si è proprio distinto per eticità. Ciò nonostante tra le opere di Eliasson e Neto e le mega installazioni commissionate per i mondiali di calcio, non ci sono grandi nomi dell’arte contemporanea che abbiano alzato la voce per denunciare le violazioni dei diritti umani.

In forte contrasto con le manifestazioni di vicinanza alle cause ucraina, afghana e iraniana, non si sono levate voci di grandi artisti in difesa dei diritti umani di coloro che vivono e lavorano nel ricchissimo Paese della penisola arabica. Il Qatar, lo ricordiamo, è una delle prime economie dell’intero Medio Oriente e figura tra gli stati con il reddito pro-capite più alti nella graduatoria mondiale (dal 2010 ad oggi il PIL è cresciuto oltre il 70%, raggiungendo nel 2022 i 217 miliardi di USD. Fonte: infoMercatiEsteri del ministero Affari esteri).

FOTO proteste per Campionati mondiali in Qatar Il forte sviluppo infrastrutturale ha generato un incremento demografico della popolazione che viaggia a ritmi di circa il 10% all'anno, ma tale crescita è dovuta al progressivo inserimento nel Paese di lavoratrici e lavoratori stranieri necessari per la realizzazione degli ambiziosi progetti infrastrutturali. Indiani, nepalesi, filippini, egiziani, popolazioni in arrivo dal Bangladesh, dal Sri Lanka,  pakistani, rappresentano circa l'89% della popolazione totale. Che il lento stillicidio dei lavoratori migranti e le repressioni illiberali siano percepite con minore gravità rispetto a invasioni dirette e soppressioni nel sangue, è un errore comune, anche se ugualmente ingiustificabile. Il comitato per i diritti umani del Parlamento europeo si è espresso bollando la manifestazione come “coppa della vergogna” e invitando il pubblico a non assistere alle competizioni.

Al contrario, in Italia, la radicata presenza dei sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl, FenealUil ha permesso, a giugno di quest'anno -  a fronte delle cospicue risorse investite tramite il PNRR -  di sottoscrivere con l'Associazione Italiana Calciatori e l'Associazione Italiana Allenatori di Calcio, un protocollo di collaborazione per promuovere il rispetto della dignità e dei diritti di chi lavora per la costruzione delle infrastrutture per i grandi eventi sportivi e la tutela della salute e la sicurezza di chi nelle infrastrutture sportive lavora come gli atleti e i tecnici o vi partecipa e assiste da semplice spettatore. Un esempio da seguire. 

Forse non tutti i mali vengono per nuocere: se quest'anno la nostra nazionale non parteciperà ai mondiali in Qatar non sarà poi un gran dispiacere!!

Per la Redazione - Serena Moriondo