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Copertina Stop sussidi ambientalmente dannosi

Il Fondo Monetario Internazionale stima, a livello globale, per il 2020 i sussidi ai combustibili fossili pari a 5.900 miliardi di dollari, pari a circa il 6,8% del PIL, con una previsione di aumento, al 2025, del 7,4% del PIL.

In Italia, in dieci anni, sussidi ambientalmente dannosi sono aumentati da 9,1 a 41,8 mld.   

Nel 2021 il nostro Paese ha speso 41,8 miliardi di euro in attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili. Ben 7,2 miliardi in più rispetto al 2020 (+21%). Il settore con più voci di sussidi (ben 31) è quello energetico con 12,2 miliardi di euro e che potrebbero aumentare con le politiche energetiche in tema di gas, vedi rigassificatori. A seguire il settore trasporti con 24 voci di sussidi e 12,2 mld di euro.

Un numero complessivo, quello dei finanziamenti ai SAD, destinato ad aumentare anche nel 2022 per gli effetti del Capacity Market con oltre 1 miliardo di euro all'anno per 15 anni, a cui si aggiungono 30 milioni all'anno, dal 2024 al 2043 per un totale di 570 milioni, dedicati ai due rigassificatori di Piombino e Ravenna. Senza dimenticare le risorse spese per l'emergenza energetica pari a circa 38,9 miliardi euro. 

Questa la denuncia di Legambiente nel Report "Stop ai sussidi ambientalmente dannosi" presentato in occasione della XV edizione del Forum QualEnergia, organizzato dall'associazione ambientalista, Kyoto Club e La Nuova Ecologia per confrontarsi con istituzioni, imprese, mondo dell'economia e della ricerca sul ruolo strategico delle rinnovabili e sulle politiche energetiche sostenibili che servono al Paese per accelerare la transizione ecologica.
 
Preoccupante per l'associazione anche il bilancio di questi ultimi anni. Dal 2011 al 2021, l'Italia ha continuato a foraggiare sempre di più le fonti fossili, passando in questi 10 anni da 9,1 a 41,8 mld di euro, spendendo in totale 213,9 miliardi di euro destinati, direttamente o indirettamente, al settore Oil&Gas che hanno impedito lo sviluppo di almeno 13 GW/anno di fonti rinnovabili, in grado di produrre 19 TWh/anno di energia elettrica, ovvero circa il 6% del fabbisogno elettrico nazionale. Numeri che, in 11 anni, - evidenzia Legambiente - avrebbero già traghettato l'Italia all'obiettivo del 100% elettrico da fonti rinnovabili, permettendo al Paese un risparmio di consumo di gas di 4 miliardi di metri cubi all'anno, arrivando a 44 miliardi di metri cubi complessivi dopo 11 anni, pari al 59,4% dei consumi nazionali di gas. Per l'associazione ambientalista sul fronte politiche sostenibili l'Italia sta dimostrando di preferire una transizione energetica basata sul gas fossile piuttosto che sulle rinnovabili e su un nuovo sistema basato su prosumer, autoproduzione, reti smart, comunità energetiche ed efficienza.

Dei 41,8 miliardi di euro investiti in sussidi ambientalmente dannosi (13,4 riconducibili a sussidi diretti e circa 28,4 miliardi a quelli indiretti), ben 14,8 miliardi, sottolinea Legambiente, sono eliminabili già entro il 2025 cancellando, ad esempio, quelli previsti per le trivellazioni e i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio, così come le agevolazioni fiscali per le auto aziendali, il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, GPL e metano, il Capacity Market per le centrali a gas e l'accesso all'Eco-bonus per le caldaie a gas. Tutte risorse che potrebbero essere rimesse in circolazione nel giro di pochi anni a favore di una vera transizione energetica che punti su rinnovabili, reti, efficienza, mobilità, bonifiche e molto altro.

Per questo Legambiente ha presentato anche un pacchetto di sette proposte indirizzate al Governo Meloni e al Ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin, chiedendo:

  • la rimodulazione e cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030;
  • l'aggiornamento annuale del Catalogo dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) e Favorevoli (SAF) quantificando anche la spesa per i 16 sussidi su cui ad oggi non si hanno informazioni e aggiungendo i sussidi mancanti (13 voci identificate da Legambiente per complessivi 7,9 miliardi di euro);
  • rivedere la tassazione sui diversi combustibili fossili e cancellare tutte le esenzioni sulle accise esistenti, secondo il principio "chi inquina paga" legando la fiscalità alle emissioni di gas serra. Su 32 voci di sussidi eliminabili subito, pari a 14,8 miliardi di euro, occorre intervenire entro il 2025 eliminando le risorse;
  • l'Italia deve, inoltre, fare la sua parte in tema di aiuto ai Paesi poveri ed impegnarsi, per il periodo 2023-2025, a mobilitare almeno 4,7 miliardi l'anno così da garantire la "sua giusta quota" dell'impegno collettivo di 100 miliardi dei Paesi industrializzati. Risorse che possono essere reperite attraverso il taglio dei sussidi alle fonti fossili;
  • occorre, infine, mettere in sicurezza energetica il Paese investendo sulla sua indipendenza basandola sulle rinnovabili. Infine, rivedere il sistema degli oneri di sistema in bolletta, eliminando i sussidi diretti, spostando sussidi e voci improprie sulla fiscalità generale.

L'aumento dei sussidi ambientalmente dannosi è una misura non giustificabile e non tollerabile anche rispetto all'emergenza climatica, energetica e sociale in corso, e su cui occorre intervenire.

Link: Report "Stop ai sussidi ambientalmete dannosi" 2022

Per la Redazione - Serena Moriondo