In questa settimana, mentre in Italia si stanno concludendo le mobilitazioni sindacali con lo sciopero generale indetto in tutte le regioni da Cgil e Uil contro la manovra iniqua voluta dal Governo Meloni e si apre quella politica, con le manifestazioni indette per sabato da una parte delle opposizioni a difesa della sanità pubblica e le politiche sociali, a livello europeo gli sforzi dei ministri dell'Energia dell'UE per raggiungere un accordo sul tetto del prezzo del gas naturale sono falliti senza raggiungere un accordo definitivo. Tant'è che un autorevole esponente del Consiglio, al fine di raggiungere l'intesa, ha concluso invitando i suoi colleghi a confidare nello spirito del Natale .
In breve, il Consiglio straordinario per l'energia doveva discutere le proposte per un cosiddetto "meccanismo di correzione del mercato" volto a evitare i picchi di prezzo del gas causati dalle speculazioni e dall'invasione russa dell'Ucraina. Pur avendo ridotto, nel giro di pochi mesi, la sua storica dipendenza energetica dalla Russia e introdotto un prezzo massimo per il petrolio russo l’UE non è ancora riuscita a ricomporre le distanze molto profonde tra i Paesi sull'opportunità o meno di un limite e, se dovesse accadere, a quale prezzo verrebbe attivato.
Secondo il piano originario della Commissione europea, il limite entrerebbe in vigore quando i prezzi sull'hub TTF olandese raggiungeranno i 275 euro per megawattora per due settimane e se tali prezzi supereranno di oltre 58 euro per MWh i prezzi del gas naturale liquefatto sul mercato globale. Il limite proposto è stato fissato così in alto che non sarebbe stato attivato nemmeno durante il picco dei prezzi di agosto, quando i prezzi hanno raggiunto brevemente i 350 euro per MWh, provocando l'indignazione dei Paesi che sostengono il limite. Nettamente contraria invece l’Ungheria, che gode di un speciale accordo tra Mosca e Budapest sulle forniture.
Infine, la notizia del primo esperimento riuscito negli Stati Uniti di fusione nucleare che promette energia pulita e a buon mercato ma a distanza di diversi decenni, attesta che non vi è più tempo per indecisioni sulle scelte da intraprendere in termini di transizione ecologica ed energetica.
La discussione è dunque molto complessa e slitterà pertanto all'ultimo Consiglio Energia dell’anno, in programma il 19 dicembre a Bruxelles, ma il tema sarà anche sul tavolo del vertice dei Capi di Stato e di Governo.
Vertice nel quale si discuteranno anche molti altri argomenti di particolare delicatezza e rilevanza: come lo scandalo di corruzione che introduce la possibilità che tangenti del Qatar e del Marocco abbiano influenzato illecitamente i lavori del Parlamento europeo, tema sul quale Sergio Cofferati, già Segretario Generale della Cgil, ha giustamente fatto rilevare in un articolo sul quotidiano Domani del 15 dicembre, che “i fatti di cui parlano le inchieste sono inauditi” e, se confermati, “il danno che possono fare alla sinistra e al sindacato è incalcolabile”, diventando occasione favorevole per chi vuole spostare su posizioni conservatrici l’intera UE. Così il cortocircuito mediatico che si è innescato in queste ultime settimane sul caso del deputato Aboubakar Soumahoro, rischia di svalutare il lavoro che tanti fanno sui territori proprio per tutelare chi non ha diritti.
Ma vi sono anche argomenti, sui quali i cittadini europei sanno ancora poco o niente, che riguardano, ad esempio, la nuova strategia per una politica industriale europea, indipendente e comune, su cui la Commissione intende lavorare nei prossimi mesi. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha annunciato la creazione di un Fondo di sovranità europeo - un nuovo quadro sugli aiuti di Stato per accelerare la transizione - un’esigenza resa più urgente da quando gli Stati Uniti hanno varato l’Inflation reduction act (Ira), il piano di circa 400 miliardi di dollari di investimenti nelle tecnologie verdi che si teme possa creare distorsioni a livello di concorrenza, ad esempio privilegiando le imprese statunitensi rispetto a quelle europee, che potrebbero essere indotte a delocalizzare i loro investimenti.
A pochi giorni dalla Giornata internazionale dei migranti, il 18 dicembre 2022, mentre la Confederazione internazionale dei sindacati (ITUC) invita i governi a mantenere i loro impegni a rispettare i diritti dei lavoratori migranti e ad aumentare i loro sforzi per promuovere l'inclusione, il nostro Governo parrebbe essere interessato a riaprire, durante il vertice, soprattutto il discorso sul tema migranti chiedendo un approccio strutturale a tale fenomeno. Tema particolarmente controverso a livello europeo, segnato da profonde differenze in termini di sistemi giuridici, organizzazione sociale, presenza di migranti e composizione della popolazione, posizioni politiche.
La costante riproposizione di un numero limitato di discorsi che trattano la gestione politica delle migrazioni in termini di sicurezza e di integrazione che hanno visto in molti Paesi europei lo sviluppo di modelli di civic integration coerenti con una lettura culturalista delle migrazioni fino all'attualissima battaglia politica, intorno all'affermazione e alla negazione del razzismo, per affermare l'attualità dell'antirazzismo (A.Pogliano "Media, politica e migrazioni in Europa", Carocci ed. 2019) che sono arrivati a mettere in secondo piano l'urgenza e l'importanza dei salvataggi umanitari in mare, continuano ad avere ricadute importanti per la formazione dell’opinione pubblica ma, soprattutto, per la ricerca del consenso e nelle campagne elettorali (in Europa si voterà nel 2024!).
Contesto dove i media e i social (in mano a privati o a governi di destra, come succede in Italia, Svezia, Ungheria, Polonia) hanno un ruolo fondamentale nelle narrazioni che quotidianamente producono, capaci di dettare i linguaggi e le logiche dentro le quali si gioca la partita per il consenso, anche in Europa.
Per la Redazione - Serena Moriondo