di Sebastiano Venneri - responsabile turismo Legambiente
Una bicicletta non è una bicicletta. Può sembrare il testo su un quadro di Magritte, ma sta a significare che una bicicletta non è semplicemente un mezzo di locomozione a due ruote mosso da pedali. È molto altro ancora. È uno strumento capace di cambiare i connotati di un territorio e lo stile di vita delle persone che lo abitano. È di più: è un oggetto magico che consente a chiunque di trasmigrare in una sorta di dimensione parallela, un po’ come il binario 9 ¾ nei film di Harry Potter, quello che i babbani (gli umani) non riuscivano a vedere e che portava alla scuola di magia di Hogwarts. Perché la bicicletta ha un che di magico e lo stesso itinerario è completamente diverso se lo si percorre pedalando, apprezzandone gli odori, i profumi, i suoni, o con un mezzo motorizzato.
È quello che sta accadendo a decine di destinazioni del nostro Paese che stanno scommettendo sui percorsi cicloturistici come fattore d’attrazione. In questo caso il risultato è ancora più interessante perché disegnare un itinerario cicloturistico capace di tradursi in prodotto turistico obbliga a mettere in relazione fra loro diversi Comuni che operano sul medesimo territorio, costringe a vincere atavici campanilismi e collega quei piccoli punti di forza di un territorio: il museo del paese, la cantina, l’area archeologica, il caseificio, il centro storico, il castello, l’agriturismo, il ristorante e così via. In altre parole l’itinerario crea da solo la famosa rete sul territorio, quel sistema cui tutti si rifanno (“bisogna fare rete, bisogna fare sistema”), ma che non si capisce mai bene come si debba realizzare. Ecco, create un itinerario cicloturistico e sarà facile capire come ottenere questa rete, unendo i puntini, proprio come nei giochini enigmistici, fino a ricavarne una figura laddove prima non si vedevano che numeretti.
Il turismo oggi ha bisogno di itinerari e il boom del cicloturismo trainato dalla sorprendente ascesa delle e-bike ha reso ciclabili per tanti territori che prima lo erano solo per pochi (pensate all’Appennino che adesso ospita una ciclovia lunga ben 3.100 chilometri…) e ha reso “ciclisti” persone che prima della pedalata assistita non avrebbero mai immaginato di potersi concedere simili imprese. A questa forte domanda di ciclabilità bisogna dare risposte immediate e non solo in termini di infrastrutturazione, cioè di costruzione di nuove ciclovie. L’Italia può vantare una straordinaria rete di arterie già esistenti che collegano da secoli la miriade di piccoli centri che caratterizza il nostro Paese. Il reticolo di stradine provinciali o intercomunali è un sistema di ciclovie di fatto che non ha bisogno di nuovo asfalto e che approfitta dello scarso traffico veicolare che insiste sulle nostre aree interne. Occorre lavorare sul software allora, più che sull’hardware, immaginare e realizzare i servizi al sistema della ciclabilità territoriale, le ciclofficine, le aree di sosta e ricarica, la segnaletica, i servizi per il trasporto bagagli dei cicloturisti e così via. Creare insomma quella rete di accoglienza che contribuisce a definire un territorio bike friendly, lo rende attrattivo creando microeconomia di qualità e favorendone il ripopolamento.
La bicicletta è un oggetto magico e onnipotente, capace quindi di dare nuova forma ai luoghi e di trasportare in mondi lontani. Lo aveva capito bene Spielberg che ne usa tante per far volare E.T. e tutti i suoi piccoli amici a bordo dell’astronave, in quell’immagine raggiante e vittoriosa contro il mondo degli adulti che rendeva omaggio a un altro grande momento cinematografico, il volo finale a bordo delle scope di Miracolo a Milano, opera giovanile di quel Vittorio De Sica, un altro che con le biciclette aveva una certa confidenza. E non è un caso che la bicicletta infine venga sempre accostata al mondo dell’infanzia. È il primo oggetto di libertà. E salire sui pedali per tanti è ancora il più liberatorio dei movimenti, che affranca il ciclista dalla schiavitù del motore e lo proietta in un mondo nuovo, più pulito e più giusto.