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Immagine Obiettivo 3 salute e benessereIl Consiglio Superiore di Sanità ha pubblicato il documento “Politica dei co-benefici sanitari della mitigazione del cambiamento climatico” quale contributo alle politiche sulla salute legate all’impegno dell’Italia a COP27. Il documento è frutto di una collaborazione con il Ministero della Transizione Ecologica ed è indirizzato al Ministro della Salute, alla luce della "incontrovertibile necessità di intervenire per porre un freno alla grave emergenza climatica, che prevede la riduzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 e pari a zero netto nel 2050."

I cambiamenti climatici stanno già influenzando la salute degli italiani, tant'è che insieme a migrazioni umane e salute devono essere considerati come un’unica e complessa questione, fatta di tanti elementi interconnessi:

  • tra il 2010 e il 2020, si è registrata una media annuale di quasi 100 milioni di giorni-persona in più di esposizione alle ondate di calore rispetto al periodo 1986-2005, e le ondate di calore comportano un carico quantificabile di mortalità e morbilità in Italia ogni estate; almeno il 2-3% dei decessi totali osservati nel 2015 era attribuibile all'esposizione al calore:
  • l'uso continuo di combustibili fossili contribuisce ancora ad alte concentrazioni di inquinamento atmosferico, che ha portato l'Italia ad avere il secondo più alto numero di morti attribuibili all'esposizione a PM2,5 nell'UE nel 2019;
  • nel 2020 il doppio della superficie terrestre è stato colpito da almeno un mese di siccità rispetto al 1950, mettendo a rischio la sicurezza alimentare e idrica; e i cambiamenti delle condizioni climatiche stanno influenzando gli ecosistemi e la biodiversità;
  • per quanto riguarda il sistema alimentare, le emissioni di gas serra legate al consumo di prodotti animali hanno rappresentato l'82% di tutte le emissioni provenienti dai prodotti agricoli utilizzati in Italia nel 2018. I modelli di stima di Lancet Countdown mostrano come il consumo in eccesso di carne rossa possa aver contribuito alla mortalità per malattie croniche in Italia;
  • le zoonosi, ovvero le malattie infettive trasmesse dagli animali agli esseri umani (causate da batteri, virus, parassiti o prioni), sono una categoria di patologie fortemente influenzate dai cambiamenti climatici. Siamo di fronte al rischio reale di riemersione di agenti precedentemente endemici (come le encefalopatie da zecche, la malattia di Lyme, la febbre mediterranea e la febbre del Nilo occidentale) o l'arrivo di malattie tropicali trasmissibili tramite vettore (come ad es. la Zika), nonché di gravi malattie animali;
  • secondo l'Internal Displacement Monitoring Centre (USA), nel 2018, 17,2 milioni di persone nel mondo sono fuggite dalle loro case a causa di disastri indotti dal clima - inondazioni, tempeste, cicloni, siccità, tra gli altri - pur rimanendo all'interno dei confini del proprio Paese. Entro il 2050, si prevede che i cambiamenti climatici provocheranno lo sfollamento di 200-250 milioni di persone, colpendo circa il 3% della popolazione dell'Africa subsahariana, dell'Asia meridionale e dell'America Latina. Ciò significa che in futuro una persona su quarantacinque nel mondo potrebbe essere un migrante climatico.

Lo scenario richiede sistemi sanitari resilienti ai cambiementi climatici. Ciò significa investimenti nella prevenzione, consapevoli che "il costo di non fare nulla può essere molto più elevato del costo di agire".

La convergenza tra politiche di mitigazione del cambiamento climatico e di prevenzione delle malattie può portare a enormi vantaggi anche economici. Una riduzione importante (fino al 30-40%) dell’incidenza delle malattie croniche (tumori, diabete, malattie cardiovascolari, respiratorie e neurologiche) può essere ottenuta con politiche preventive realizzate al di fuori del sistema sanitario (alimentazione, trasporti, agricoltura). 
Il finanziamento di queste politiche attraverso i ministeri competenti porterebbe a grandi risparmi nel Servizio sanitario e avrebbe un impatto molto positivo sulla riduzione delle diseguaglianze sociali. Inoltre, queste politiche avrebbero una ricaduta positiva anche sul cambiamento climatico, poiché gli stessi fattori di rischio che agiscono sulle malattie croniche sono agenti di cambiamenti climatici. Tenere presenti gli effetti sulla salute è molto importante per la scelta delle azioni di mitigazione da mettere in campo.

Questo implica un urgente ripensamento critico del ruolo della specie umana sul pianeta e dell’attuale impatto antropico sull’ambiente, per evitare che la crisi ambientale diventi un acceleratore incontrollabile delle diseguaglianze sociali e di crisi sanitarie. La sfida è capire come questo necessario cambiamento non sia un atto di rinuncia, ma la possibilità di migliorare la qualità dell’ambiente, la salute della popolazione, l’economia dei territori, così come di generare nuove imprese, moltiplicare le forme della creatività, produrre nuovi strumenti di crescita economica e di equità sociale. Proprio la convergenza di obiettivi, la politica dei co-benefici, deve diventare il motore di una urgenza e
improcrastinabile conversione.

È dunque necessario intervenire sulla condizione delle città contemporanee che sempre di più diventeranno l’habitat della specie umana, anche nella prospettiva del massiccio fenomeno di urbanizzazione in corso nei Paesi in via di sviluppo, cambiando alle radici la logica della vita urbana.
Questo significa in primo luogo ripensare il rapporto tra densità degli spazi nella città e intensità delle funzioni al suo interno, privilegiando i criteri di prossimità, equità e accessibilità su tutta l’estensione urbana: trasformando i quartieri in “borghi urbani” dove ogni abitante possa accedere al commercio minuto, alla scuola, alle istituzioni culturali, ai servizi sanitari - proprio quei servizi decentrati sul territorio che sono drammaticamente mancati nel periodo più aggressivo del contagio da Covid 19 - entro un raggio spaziale di 500 metri e in un raggio temporale di 15/20 minuti, a piedi o in bicicletta. Una trasformazione drastica, che comporterebbe evidenti benefici per l’ambiente e la salute pubblica. 

Nel 2021 il SSN è stato finanziato complessivamente con circa 122 miliardi. Il 5% di questa cifra finanzia il sistema ordinario della prevenzione, compresa la sicurezza alimentare e la veterinaria. Una dotazione insufficiente, osserva il CSS. La missione Salute del PNRR rappresenta uno sviluppo positivo di compensazione di deficit strutturali accumulati nel corso degli anni nel SSN ma è indispensabile agire ora.

Link: Documento "Politica dei co-benefici sanitari della mitigazione del cambiamento climatico"

Per la Redazione - Serena Moriondo