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Copertina Dossier Stop Pesticidi 2022Il Dossier elaborato da Legambiente in collaborazione con Alce Nero, realizzato per fare il punto della situazione sui fitofarmaci presenti negli alimenti che ogni giorno arrivano sulle nostre tavole  mostra un primo dato eclatante, in controtendenza rispetto all’edizione precedente del dossier:  l’aumento dei campioni in cui sono state trovate tracce di pesticidi che hanno raggiunto quota 44,1%.

Al centro dell’indagine 4.313 campioni di alimenti di origine vegetale e animale, compresi i prodotti derivati da apicoltura di provenienza italiana ed estera, analizzati nel 2021. Nonostante la bassa percentuale di campioni irregolari, quindi con principi attivi oltre le soglie consentite, pari all’1% (in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente), è necessario evidenziare che solo il 54,8% del totale dei campioni risulta senza residui di pesticidi. Lo scorso anno, la rilevazione aveva raggiunto quota 63%. A destare preoccupazione è, inoltre, il 44,1% di campioni in cui sono state trovate tracce di uno o più fitofarmaci, tra monoresiduo (14,3%) e multiresiduo (29,8%), seppur nei limiti di legge. 90 le sostanze attive rintracciate.

In linea con il trend degli anni passati, la frutta si conferma la categoria più colpita: oltre il 70,3% dei campioni contiene uno o più residui. In riferimento alla verdura, il quadro risulta migliore: il 65,5% dei campioni analizzati risulta senza residui. Da segnalare l’uva da tavola (88,3%), le pere (91,6%) e i peperoni (60,6%). Tra gli alimenti trasformati, il vino e i cereali integrali trasfromati sono quelli con le maggiori percentuali di residui permessi, contando rispettivamente circa il 61,8% e il 77,7%. Tra i pesticidi più presenti troviamo (in ordine decrescente): Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil, Azoxystrobina, Tubeconazolo e Fluopyram. 

Dal dossier, presentato in quest'ultima settimana – ha dichiarato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – "emerge chiaramente la necessità di intraprendere la strada dell’agroecologia con ancora più determinazione, mettendo in atto, in maniera convinta e senza tentennamenti, quanto stabilito dalle direttive europee Farm to fork e Biodiversity 2030. Con l’approvazione della legge sul bio indubbiamente è stato fatto un importante passo in avanti. Adesso, serve passare dalla teoria alla pratica, affinché quel traguardo non risulti solo una bandierina ma un patrimonio per l’intero settore. Servono, quindi, meccanismi incentivanti attraverso cui dare gambe e fiato alla transizione, a partire dalla messa a disposizione di risorse. Serve, inoltre, che vengano applicate in maniera stringente le norme, stando alla larga da eventuali ipotesi di deroghe all’utilizzo di specifici fitofarmaci, come purtroppo sta avvenendo con il Glifosato. È, inoltre, di fondamentale importanza approvare il regolamento per l’utilizzo dei fitofarmaci (SUR) presentato lo scorso 22 giugno dalla Commissione europea e che prevede obiettivi di riduzione dell’uso dei pesticidi legalmente vincolanti per gli Stati membri, a oggi a rischio a causa di continue richieste di rinvii da parte di alcuni Paesi tra cui l’Italia. Occorre infine - ha concluso - aumentare significativamente le aree coltivate a biologico che rappresentano un metodo efficace di ridurre gli input negativi in agricoltura”. 

"L’agricoltura modella non solo il nostro paesaggio e la nostra economia, ma anche le nostre comunità ed è onnipresente nelle nostre vite.  Proprio per questo - sostengono gli autori del Rapporto - ci aiuta  a pensare in modo più consapevole a quanto sia cruciale oggi la transizione a modelli produttivi alternativi; tra questi l’agricoltura biologica e le diverse forme di agro-ecologia costituiscono oggi una risposta concreta e scientifica non solo alla questione climatica ma anche alla mitigazione dei rischi per la salute dei consumatori derivanti, soprattutto, dell’esposizione cronica alle molecole chimiche capaci di alterare tanto gli ecosistemi quanto gli equilibri del nostro organismo fin dalla vita intra-uterina.  I traguardi fissati dalla strategia Farm To Fork  e la nuova legge sul Biologico sono segnali importanti ma non sufficienti ad agire un reale cambiamento; da un lato sono le istituzioni a dover creare le condizioni abilitanti ma, dall’altro, abbiamo bisogno come imprese di creare alleanze non solo di filiera ma sempre più orizzontali   e trasversali”.  

Link: Il Rapporto 

Per la Redazione - Serena Moriondo