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foto GenovesiIl Governo Meloni si appresta a modificare il Codice degli appalti. Come avevamo annunciato giorni fa, è iniziato il cammino parlamentare del nuovo codice. Il testo della riforma approvata in prima battuta dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 dicembre è stato trasmesso lunedì 9 gennaio alle Camere. In base al calendario stabilito dalla legge con cui il Governo è stato delegato a riformare il sistema degli appalti (legge delega n. 78/2022), le Commissioni parlamentari hanno ora 30 giorni di tempo per esprimere il parere sul testo del decreto, che scadrà l'8 febbraio.

Il rischio - secondo il Segretario Generale della Fillea - Cgil , Alessandro Genovesi - è che il nuovo testo si traduca in meno tutele per i lavoratori e per la legalità dell'intero settore delle costruzioni. "Corrisponde al vero che la Commissione Europea aveva messo in mora l’Italia nel 2018 su diversi aspetti del Codice, nonostante il parere positivo del Consiglio di Stato. Come è vero che ad aprile 2022 aveva segnalato in particolare che non rispondeva ai criteri di trasparenza e concorrenza l’abuso di assegnazioni di appalti senza bandi di gara."

Su molti rilievi, in particolare sul subappalto (dalla percentuale predeterminata all’obbligo di indicare la terna dei sub appaltatori), sono successivamente intervenuti dei correttivi e "la Commissione Europea aveva espresso soddisfazione anche per l’equilibrio trovato”. Ora,  il Governo di destra propone di aumentare la quota di appalti che saranno dati per affidamento diretto o senza gara, “ignorando la Commissione europea sull’esigenza di garantire maggiore trasparenza”, mentre esaspera le indicazioni sui subappalti, “liberalizzando completamente la possibilità di avere subappalti dei subappalti dei subappalti, senza neanche dire una parola”.

Ciò significa che garantire i controlli e far rispettare le tutele dei lavoratori e le norme sulla sicurezza e legalità sarà “un’impresa quasi impossibile”, e si innescherà una concorrenza sleale tra aziende, “basata su scatole vuote e su chi pagherà meno operai e tecnici o li farà lavorare di più, dieci-dodici ore al giorno”. Così, prosegue Genovesi, “stiamo decidendo di prenderci magari un’infrazione per non scontentare gli amici degli amici e offriamo al 'carnefice' un modello di concorrenza con meno qualità e crescita dimensionale delle imprese, meno diritti e tutele”. I trattati istitutivi dell’Unione prevedono infatti di poter derogare alle stesse direttive europee, al fine di tutelare la salute e sicurezza, la dignità dei lavoratori, l’economia sana dalle infiltrazioni. Ma sono per la Fillea “trattati che non fanno i conti, come in questo caso, con quanto lavoro nero, quanta corruzione, quanta mafia continuano a minare il nostro Paese”. 

Per questo, la Fillea - Cgil ha deciso di lanciare un appello al Parlamento, che sarà chiamato a dare un parere nelle prossime settimane, e allo stesso Governo, “perché ci ripensi e apra un tavolo a Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali”. Altrimenti a pagare il conto “saranno i lavoratori nei cantieri, in particolare quei lavoratori che, in fondo alla catena dei subappalti, rischieranno tutti i giorni la vita”. 

Tutto questo senza considerare il rischio che, “allungandosi la catena dei subappalti, caporali e criminalità organizzata, mafia e camorra, avranno gioco facile”. Le stesse stazioni appaltanti, i Rup, i direttori dei lavori, gli ispettori e le forze dell’ordine saranno chiamati a una serie di controlli assai maggiori di prima. “Alla faccia anche di fare presto o di ridurre i contenziosi legali” conclude Genovesi. (Fonte: Fillea-Cgil)

Per la Redazione - Serena Moriondo