Quando le cose attorno a noi si muovono in maniera accelerata viene a tutti la tentazione di spingere il pedale del freno: di fingere che non stia succedendo nulla, di conservare le certezze di sempre. Certo è un istinto che tranquillizza, continuare a pensare quello che si pensava prima dà sicurezza. Ma è un'illusione: la stabilità interna, la continuità (di una persona o di una organizzazione) non annulla i cambiamenti in corso, anzi.
La nostra associazione (Nuove Ri-Generazioni) è nata tre anni fa, prima della pandemia. Abbiamo rallentato le nostre iniziative in questi mesi di lockdown personale e collettivo ma poi abbiamo ricominciato a muoverci. Dando vita ad associazioni e coordinamenti territoriali di NuRige (in Umbria, a Treviso, in Liguria e nel Lazio). Soprattutto abbiamo cercato di aggiornare i contenuti della parola "rigenerazione" alla luce dei nuovi bisogni e degli "insegnamenti" che la pandemia ci ha costretto ad assumere. Prima di tutto il concetto di "prossimità". La sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) non hanno molto significato se non vengono tradotte in servizi e progetti che "toccano" le persone da vicino (specie gli anziani, i bambini, le donne), dove abitano, dove vivono. A partire dalle città, grandi o piccole che siano.
Poi è arrivata, a moltiplicare le incertezze sul futuro, la guerra che la Russia, desiderosa di ricostruire il suo ruolo imperiale, ha scatenato contro l'Ucraina colpevole, secondo loro, dei peggiori crimini, fino ad accusarla di "neonazismo". Anche in questo caso, si può fingere che questo efferato crimine stia accadendo per responsabilità reciproche, che si svolga in un'area del mondo lontana, che prima o poi cesserà. Altrimenti si è costretti a pensare che il mondo è già cambiato e che conviene adottare al più presto le politiche necessarie: in Europa e in Italia. A partire dalla necessità che l'Unione Europea si doti di una propria certa politica estera e di difesa, senza delegare ad altri questo compito indispensabile per un continente che voglia svolgere un ruolo da protagonista in un mondo ormai multipolare. Per poi accellerare nel campo della transizione energetica.
La tentazione (già emersa anche in ambiti governativi) è quella di dire: "Se c'è un'emergenza si può bloccare la transizione e tornare al carbone". Ma sarebbe un grave errore. La strategia dello sviluppo sostenibile, al contrario, non solo non va abbandonata ma va ripresa con maggiore determinazione. Per costruire entro il 2030 uno sviluppo sostenibile sul piano ambientale, sociale ed economico.
Noi vogliamo continuare ad occuparcene in concreto: con la contrattazione sociale nei quartieri, nelle città, nelle aree extraurbane. Anche per questo, dopo qualche mese di pausa, riprendiamo a scrivere e inviare questa newsletter.
Gaetano Sateriale
Presidente Associazione Nuove Ri-Generazioni