NEWSLETTER N.3

NEWSLETTER N.3

Newsletter #3 - 1|03|2021


Creare nuove imprese e nuovo lavoro per uscire dalla crisi

Se, come dicono molti osservatori economici internazionali (e il Presidente Draghi), stiamo attraversando la più grave crisi economica dal dopoguerra, significa che non bastano più le misure tampone adottate finora per uscirne (i ristori, la Cig Covid, il blocco dei licenziamenti). Era necessario impiegarle, vanno prorogate fino a quando sarà possibile, ma non sono la cura della malattia: tamponano i sintomi, non eliminano le cause. Come nel dopoguerra, per costruire la ripresa bisogna avviare da subito politiche economiche reali, espansive e propulsive, in grado di creare nuove imprese e nuovo lavoro. Perché la pandemia ha obbligato tutti a capire quello che stava succedendo già da tempo: che sono cambiate le preferenze dei consumi perché sono cambiati i bisogni delle persone. E che la trascuratezza con cui abbiamo trattato il territorio se non contrastata porta ogni anno al moltiplicarsi delle emergenze (metereologiche, climatiche, ambientali, sismiche, ecc). Se stanno cambiando i mercati (nazionali, europei, globali) significa che molte imprese dovranno riconvertirsi in fretta e che molte chiuderanno per l’impossibilità di farlo. E questo moltiplicherà la disoccupazione. Per dirla in altri termini, il sindacato fa bene a difendere il lavoro che c’è, ma deve contribuire a crearne di nuovo. Verrebbe da aggiungere: bisogna agire come fecero i nostri dirigenti del dopoguerra dando vita a un Piano del Lavoro che occupi i giovani che altrimenti saranno costretti ad emigrare e impieghi le competenze delle donne, che non possono essere relegate al ruolo di supplenza, in casa, dei servizi pubblici mancanti. L’edilizia è un esempio di questo cambio di domanda e della necessità di creare nuovi mercati. Se l’esigenza è un abitare più “sociale”, più adatto agli anziani, più verde e sostenibile, il periodo dei grandi condomini (senza infrastrutture e servizi) che allargano ogni anno le periferie delle città è finito. Le imprese dovranno convertirsi e le filiere che conosciamo, fatte di appalti e subappalti, fino alle imprese individuali sono destinate a saltare. Questo vale ormai in tutti i settori. Basti pensare al commercio di prossimità che è rinato (negli ultimi anni) a svantaggio dei grandi centri commerciali.

Ma cosa significa politiche economiche reali ed espansive? Per essere schematici si potrebbe dire che servono prima di tutto indirizzi pubblici che dicano in quali settori si intende investire per lo sviluppo del Paese. Gli indirizzi pubblici non sono annunci cui non segue nulla. Sono scelte programmatiche pluriennali di spesa che se esplicite e condivise sono in grado di ricreare quelle aspettative di ritorno economico che sbloccano gli investimenti degli operatori privati. Se lo Stato inizia a investire può portare a un significativo ritorno economico anche per i privati e muovere i loro investimenti (fermi da troppi anni in Italia). Insomma è necessario passare dalla politica dell’assistenza e della sopravvivenza alla politica della rigenerazione di un’economia che sia più sostenibile (ambientalmente, socialmente, economicamente) per le imprese, per il lavoro, per il Paese.

Parlare di clima, di green deal, di transizione energetica o ambientale, oppure invocare una nuova politica industriale (come facciamo noi del sindacato) è importante, ma si tratta di una premessa: una sorta di dichiarazione di principio e di metodo. La nuova politica economica deve saper...

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                                                                                       Il Presidente 


 

LA CITTA' A 15 MINUTI PUO' ESSERE UN PROGRAMMA POLITICO A TUTTO TONDO 

Di Alessandro Genovesi – Segretario Generale FILLEA CGIL

La Pandemia ha rappresentato e rappresenta molte cose. Prima di tutto il "disvelamento" delle fragilità di un modello di sviluppo basato su ingiusticie crescenti: abbiamo riscoperto l'importanza del "luogo di casa", della sanità, della scuola, dei trasporti pubblici e della qualità delle infrastrutture intermodali - strade, ferrovie, metropolitane, tranvie, poste ciclabili. Direi l’importanza dei luoghi della “socialità” più in generale, della qualità tanto degli spazi privati che della vivibilità del quartiere. E abbiamo toccato con mano tutti, un po' di più, le differenze “di classe” nel possedere o no una casa ben organizzata, accedere a determinati servizi o meno, ecc.

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ILO: I SINDACATI IN TRANSIZIONE 

 

Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente. In questo contesto, i sindacati sono chiamati ad affrontare alcune sfide. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel centenario dalla sua nascita, ha realizzato una ricerca che delinea quattro possibili scenari sul futuro dei sindacati: la marginalizzazione (dovuta al proseguimento del calo degli iscritti),  la dualizzazione (con la concentrazione delle maggiori risorse sindacali nella difesa dei loro iscritti tradizionali a scapito dei lavoratori atipici e di chi è solitamente escluso dalla rappresentanza sindacale), la sostituzione (dei sindacati con altre forme di azione e protezione sociale), la rivitalizzazione(basata sull'adozione di nuove politiche e sulla creazione di alleanze in grado di rafforzare il ruolo dei sindacati). 

 

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WOMEN 20 IN PREPARAZIONE DEL G20

 

Per il prossimo futuro, l’Agenda 2030 fissa tra i propri obiettivi per lo sviluppo sostenibile il raggiungimento effettivo della Parità di genere GOAL 5. Ma il quinto obiettivo dell’Agenda è in realtà l’obiettivo strategico e cruciale per il conseguimento di tutti gli altri, la strada per un nuovo sguardo sul mondo, sulla natura, sull’economia, sulla società, capace di correggere molte di quelle storture create da uno sguardo solo maschile sul mondo, e quindi parziale, che hanno portato a crescite accelerate alternate a profonde crisi economiche, umanamente insostenibili. L’avvio ufficiale dei lavori del Women 20, l’engagement group del G20, vede la direttrice centrale dell'Istat, Linda Laura Sabbadini, al vertice del gruppo che ha l'obiettivo di elaborare proposte sill'uguaglianza di genere ai/alle leader mondiali. 


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ECONOMIA CIRCOLARE. LE CITTA', I NUOVI GIACIMENTI URBANI

 

Il 10 febbraio 2021, il Parlamento europeo ha approvato il nuovo Piano d'azione per l'Economia circolare (Risoluzione (2020/2077(INI)). Tra i vari aspetti affrontati, la Risoluzione specifica che, secondo studi recenti, l'economia circolare ha la potenzialità di aumentare il PIL dell'UE di un ulteriore 0,5 % e di creare oltre 700 000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. L'economia circolare, unitamente all'obiettivo di azzeramento dell'inquinamento per un ambiente privo di sostanze tossiche, è inoltre un fattore chiave per la riduzione dell'impronta ambientale complessiva della produzione e dei consumi europei, rispettando i limiti del pianeta e proteggendo la salute umana, garantendo nel contempo un'economia competitiva e innovativa.

 

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MAR MEDITERRANEO: TRAPPOLA DI PLASTICA

 

Circa il 70 % del nostro pianeta è coperto dagli oceani e quasi ovunque è possibile trovare rifiuti dispersi nei mari.  Il Mediterraneo è oggi uno dei mari più colpiti, in particolare, dall'inquinamento da plastica su scala mondiale, con livelli record di microplastiche.  Con solo l'1% delle acque del mondo, il Mar Mediterraneo concentra il 7% di tutte le microplastiche globali, guadagnandosi l'appellativo di "trappola di plastica". L'iniziativa BLUEMED mira a promuovere una visione condivisa per un Mar Mediterraneo più sano, produttivo, resiliente, meglio conosciuto e apprezzato, promuovendo il benessere sociale e la prosperità dei cittadini, ora e per le generazioni future, e stimolando la crescita economica e l'occupazione. 

 

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INQUINAMENTO AD ALTA QUOTA: NEVICA PLASTICA

 

Le microplastiche si trovano oggi a ogni latitudine e in tutte le forme dell’acqua: ghiaccio, neve, fiumi, laghi e mari. Il Rapporto “Nevica Plastica” ha evidenziato che il 45% dei residui isolati dalle nevi analizzate è microplastica. Si può dunque stimare che, sulle montagne della Valle d’Aosta, cadano, ogni anno, insieme alla neve, almeno 200 milioni di particelle, di cui 80 milioni sono di microplastica. In pratica nevicano almeno 25 chili di plastica ogni anno. Considerato che la neve, terminato l’inverno, appena le temperature salgono, fonde nei ruscelli e torrenti che scendono a valle fino ad alimentare i fiumi delle città e i mari, le quantità rischiano di essere ampiamente sottostimate.


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Costruire il nuovo con il vecchio

Lo smaltimento dei rifiuti è un tema divenuto molto attuale negli ultimi anni, soprattutto a causa della mancanza di soluzioni davvero efficaci relativamente ai rifiuti cosiddetti urbani e al loro deflusso nelle discariche. Nel campo dell’edilizia la questione è ancora più complessa perché i rifiuti edili generati dalla costruzione o dalla demolizione degli edifici sono considerati a tutti gli effetti "rifiuti speciali" che, per essere smaltiti, devono seguire una specifica normativa caratterizzata da indicazioni ben precise. Ad oggi esistono normative a livello europeo oltre che nazionali che prevedono che sia il produttore dei rifiuti edili a doversi far carico del loro corretto smaltimento, che riguarda sia i prodotti di scarto delle lavorazioni sia dei residui provenienti dalle demolizioni e persino quelli relativi a scavi inquinati da sostanze come l’amianto che richiedono operazioni di smaltimento ancora più complesse, ma non sempre sono rispettate. La normativa europea che regolamenta lo smaltimento dei rifiuti edili comprende anche tutte le operazioni relative al loro riciclo, suddivise in base al grado di sostenibilità delle stesse. Cosa non sempre facile, dato che non tutti i rifiuti edili sono riciclabili, molto dipende dalla loro composizione: se si tratta di rifiuti non omogenei, come accade il più delle volte in ambito edile, il riciclo degli stessi diviene molto difficoltoso. Una soluzione possibile è quella, in fase di demolizione, di mettere in atto azioni selettive, in modo da facilitare in un momento successivo le operazioni di riciclo. Ciò significa avere spazio, ma anche accesso ai mezzi di carico, cosa non sempre fattibile nei cantieri delle nostre città storiche ma, soprattutto, è indispensabile avere procedure standard per controllare la qualità dei materiali di recupero. Una delle prime esperienze in questo senso è quella dell’Accordo di programma per il recupero dei residui da costruzione e demolizione della Provincia di Bologna del 2001.
 Un esempio internazionale di riutilizzo nel settore è ciò che è avvenuto durante il lavoro di rigenerazione nell’area destinata ad ospitare il Parco Olimpico di Londra, durante il quale è stata eseguita la demolizione di oltre 200 edifici. A fronte dell’identificazione di tutti i materiali da costruzione recuperabili è stato sviluppato un database con l’elenco di tutti questi materiali, dal quale i progettisti hanno potuto acquisire articoli e i designer vedere i materiali di recupero prima della demolizione degli edifici.

 


Il problema dei rifiuti non riguarda solo la Terra

Per quanto riguarda la "spazzatura spaziale", si stima che attualmente ci siano oltre 500.000 detriti in orbita, residui di vecchie missioni spaziali. Tra satelliti, razzi lanciati nell'atmosfera, pannelli solari e missioni di esplorazione stiamo intasando l'orbita terrestre con rifiuti di ogni tipo, difficili da individuare e quasi impossibili da smaltire, che già hanno iniziato a creare problemi e potrebbero farlo, in maniera ancora più grave, in futuro.

Lo Spazio prossimo alla Terra è pieno di detriti: oggetti creati dall´essere umano che si muovono ad alta velocità.

Attualmente, nell'orbita terrestre bassa - un'orbita di altitudine compresa tra l'atmosfera e le fasce di van Allen, ossia tra 160 e 2.000 chilometri - sono statr contate 6.800 tonnellate di detriti e sono stati tracciati 23.000 oggetti. Alcuni di questi hanno dimensioni simili a quelle di un camion, mentre altri sono più piccoli di una scaglia di vernice, e la loro velocità può raggiungere i 36.000 chilometri orari. Il campo gravitazionale del nostro pianeta attira gran parte della spazzatura spaziale in orbite sempre più basse, fino a che non raggiunge l'atmosfera e, oltrepassandola, va incontro a distruzione. Tanto maggiore è l'altezza in cui orbita il detrito, tanto più vi rimarrà: ciò che si trova al di sotto di 600 chilometri normalmente cade sulla Terra entro pochi anni, mentre se è più in alto di 1.000 chilometri può restare in orbita oltre un secolo. Ci sono già stati altri tentativi di pulizia spaziale prima che l'ESA ideasse la missione RemoveDEBRIS. L'obiettivo è dare una dimostrazione della rimozione attiva di detriti per trovare il modo migliore di catturare circa 40.000 oggetti che stanno orbitando intorno alla Terra. Una volta in orbita sono stati effettuati una serie di esperimenti sul come catturare i rifiuti spaziali. Il progetto è stato cofinanziato dalla Commissione europea e altri partner, ed è guidato dal Surrey Space Cent.


Video ironico di Friday For Future su Marte

 


Per le cave siamo ancora al tempo del Re 

 


 

 

 

 

Bisogna guardare al territorio spesso per capire come un Paese è capace di immaginare il proprio futuro.‍ L'Italia, ad esempio, è un Paese con un patrimonio di marmi e pietre diffuso in tutta la penisola, conta otto distretti principali del marmo e delle pietre ma l’unica normativa nazionale in vigore è ancora un regio decreto del 1927. Così le Regioni si sono mosse in ordine sparso, ma non tutte hanno affrontato il tema delle cave nella propria normativa in modo incisivo e molte non lo fanno da anni. E anche nei casi in cui la legge regionale è stata aggiornata, cercando di affrontare le questioni delle percentuali di materiale da lavorare sul posto, come per esempio in Toscana e in Trentino, le difficoltà di applicarla e di farla recepire dal tessuto imprenditoriale è grande e le reticenze lo sono ancora di più. Le spinte a tornare indietro sono tante e in alcune realtà la presenza della malavita organizzata nel comparto richiederebbe di tutelare e rafforzare ancor di più il settore con regole e pratiche virtuose.  Inoltre, la concessione e lo sfruttamento delle cave pone da sempre la questione della responsabilità di questa industria che usa il bene comune, il paesaggio e che, proprio per questo, deve riconsegnare al territorio dove sono i giacimenti e alla comunità occasioni di crescita e di sviluppo. A dirlo, il Dipartimento lapidei della Fillea Cgil nazionale, che sollecita da tempo un confronto tra governo e sindacati per dare organicità alle normative locali e costruire una piattaforma per una legge quadro nazionale. 



Consigli di lettura

"I sindacati e i loro leaders devono avere la consapevolezza che attirare nuovi membri, tanto nella vecchia quanto nella nuova economia, è diventato più difficile di mantenere i legami esistenti. (..) è necessario agire in modo diverso, anche se l'obiettivo rimane sempre lo stesso: organizzare ed esprimere solidarietà tra i lavoratori. Sono i mezzi che devono cambiare, non gli obiettivi..."

link documento  

  

Jelle Visser,ILO: I SINDACATI IN TRANSIZIONE, settembre 2020

"Il volume, cui hanno collaborato ben trentaquattro studiosi ed esponenti sindacali, ha un duplice scopo: riproporre, nell'attuale fase di trasformazioni sociali e incertezze teoriche, le analisi e le tesi sul significato umano e politico del lavoro contenute nel principale libro di Bruno Trentin, La città del lavoro (..) e promuovere una riflessione (..) al fine di un approfondimento dei processi che hanno aperto il XXI secolo."

A.Gramolati, G.Mari  IL LAVORO DOPO IL NOVECENTO. DA PRODUTTORI AD ATTORI SOCIALI Firenze University Press, 2016

"Le donne come le rose mettono radici, sono resistenti, sopportano le avversità e nonostante la mancanza di cure rifioriscono baldanzose a ogni primavera"

 

Serena Dandini IL CATALOGO DELLE DONNE VALOROSE Mondadori ed., maggio 2018 

"Città si dice al plurale, crocevia di forze e spinte che generano una trama variabile di desideri, speranze, conflitti e mediazioni. Bisogni e tentativi di risposta che fondano il carattere politico della città: la centralità che la dimensione urbana gioca non solo come modalità oramai prevalente di vita collettiva, ma anche come laboratorio in cui prendere in carico le sfide sociali, ambientali, culturali e di convivenza democratica cui siamo chiamati" 

 

I.Giuliani e P.Piscitelli CITTA', SOSTANTIVO PLURALE Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, dicembre 2018

"Sono passati 100 anni da quando per la Giornata internazionale della donna è stato scelto a livello internazionale l’8 marzo. Mimosa in fuga è la storia di Mimì, un piccolo rametto di mimosa che un 8 marzo, stufa di essere solo un regalo, scappa dalla cesta per riappropriarsi della propria libertà e ritrovare i valori che rappresenta in quanto simbolo italiano della Giornata Internazionale della donna da ben 75 anni. Nel suo viaggio alla scoperta di sé stessa incontrerà Mia, una bambina che (..) grazie all’esempio di Mimì e di grandi donne del passato e del presente, impararerà quanto sia importante conoscere il proprio valore, non accontentarsi e lottare sempre per realizzarsi.

 

Racconto di S.BALLISTA, illustrazioni di P.FORMICA, con un'intervista di V.TOLA a MARISA RODANO, Carthusia Edizioni, 2021


Agenda 2030 ONU

RAGGIUNGERE L'UGUAGLIANZA DI GENERE

 

Il Gli obiettivi del Goal 5 intendono eliminare ogni forma di discriminazione e violenza per le donne di tutte le età, nella sfera pubblica e privata, così come ogni forma di sfruttamento e pratica dannosa, i matrimoni precoci o forzati, le mutilazioni genitali. È importante garantire l’accesso alla salute sessuale e riproduttiva, riconoscere e valorizzare il lavoro domestico e di cura non retribuiti, fornendo servizi pubblici, infrastrutture e politiche di protezione sociale e promuovendo la condivisione delle responsabilità all’interno del nucleo familiare. Questo obiettivo è volto anche ad assicurare la piena ed effettiva partecipazione femminile e le pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale nella vita politica, economica e pubblica. La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma è anche condizione imprescindibile per un mondo prospero, sostenibile e in pace. Differenze e diseguaglianze di genere devono pertanto essere contrastate in tutti i campi e in tutti i settori. 

GARANTIRE MODELLI SOSTENIBILI DI PRODUZIONE E CONSUMO

 

Il Goal 12 promuove modelli di Produzione e Consumo Sostenibile (PCS) finalizzati alla riduzione dell’impronta eco- logica dei sistemi socio-economici (consumo di risorse naturali rispetto alla capacità di rigenerazione), al contrasto della povertà, al miglioramento degli standard di vita e dello sviluppo economico. I target previsti dal Goal 12 sono molto rilevanti per il raggiungimento di altri obiettivi di sviluppo sostenibile, relativi alla fame e alla salute, alla riduzione delle disuguaglianze, alla gestione sostenibile dell’acqua e dell’energia, alla mitigazione del cambiamento climatico. Condizioni di sostenibilità di produzione e consumo possono essere raggiunte attraverso la transizione verso un modello di economia circolare, che “chiuda il ciclo” di produzione dei beni, tramite il riutilizzo e il riciclo, assicurando una crescita economica che riduca gli impatti sull’ambiente. Particolare attenzione viene dedicata alla riduzione dello spreco alimentare, al raggiungimento di adeguati standard di eco-compatibilità nella gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti, allo sviluppo del turismo sostenibile.  

ADOTTARE MISURE URGENTI PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE CONSEGUENZE

 

Il Goal 13 si occupa del tema della crisi climatica monitorando le misure di mitigazione e di adattamento, il rafforzamento della resilienza, e supportando l’estensione, a tutti i livelli, della conoscenza dei temi connessi ai cambiamenti climatici: le sue determinanti, gli impatti sui sistemi naturali e le implicazioni su quelli antropici. La questione climatica ha natura olistica e multidimensionale in quanto sintesi di fattori economici, sociali e ambientali, nel quadro di una più ampia crisi ambientale risultante delle alterazioni degli ecosistemi naturali: prelievi eccessivi di risorse, immissione di inquinanti, stravolgimento degli equilibri ecologici. Contrastare la crisi climatica e ambientale è una sfida globale che richiede una transizione verso un’economia più sostenibile, con mi- nori pressioni sull’ambiente. 

 

Nuove Rigenerazioni | via Giovanni Battista Morgagni, 27 | 100161 Roma

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