Newsletter #4 - 15|03|2021 |
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Rigenerare le città a partire dagli anziani |
Con questa newsletter vorremmo aprire una discussione sui bisogni degli anziani pre e post pandemia. Come sappiamo è un tema di grande rilevanza per via delle dinamiche demografiche che accrescono sempre più il peso degli anziani sul totale della popolazione italiana. Ma è un grande tema anche di carattere sociale e politico. Quali servizi fornire agli anziani non autosufficienti, quali agli anziani autosufficienti che vivono soli e quali aiuti fornire alle famiglie con anziani è uno dei temi più importanti di riforma e arricchimento del welfare sociale del nostro Paese e forse di tutta l’Europa per i prossimi decenni.
Da troppo tempo il welfare sociale è stato indebolito riducendo le risorse e le competenze dei governi territoriali e locali che sono i primi a dover corrispondere i servizi di assistenza ai bisogni della popolazione. Con la Pandemia abbiamo verificato quanto siano ingiusti e sbagliati i ricoveri degli anziani negli Ospedali e nelle Residenze che si sono dimostrate spesso luoghi di abbandono e di solitudine senza assistenza. È tempo che si rimetta mano al sistema sanitario e assistenziale portando le cure e la presa in carico dove vivono le persone e non trasferendo i pazienti negli ospedali per acuti o nelle case di riposo, isolando i non autosufficienti o quelli che vivono soli o sono stati abbandonati.
Le condizioni dell’abitare di ciascuno, le case, gli spazi sociali, le aree verdi e la promozione di una cittadinanza attiva sono i filoni di discussione che vorremmo aprire all’interno della Nostra Associazione con lo scopo di costruire insieme una piattaforma di richieste da portare avanti nei territori in cui siamo già presenti e in quelli in cui sperimentare momenti di nuova concertazione territoriale con i Comuni e le ASL.
Il Presidente
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L'OBIETTIVO E' LA RICOSTRUZIONE DI UN TESSUTO SOCIALE E RELAZIONALE CHE PORTI LA FELICITA'
Di Mina Cilloni– Segretaria Nazionale SPI-CGIL
Abbiamo vissuto e, ancora stiamo vivendo, un periodo difficile e tragico, la pandemia che ci colpisce ancora troppo e la crisi hanno fatto precipitare il nostro paese in una sorta di mancanza di speranza e di futuro. Questa crisi non è solo per l’inquietudine di un vaccino gratuito per TUTTI ma è anche una crisi di futuro che si riflette sulla condizione demografica ( siamo sempre più vecchi), da un crollo degli investimenti perché i due pilastri – quello della relazione e quello produttivo senza speranza e fiducia fanno fatica a pensare e a costruire il futuro.
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CIO' CHE SI MISURA INFLUISCE SU CIO' CHE SI FA
Di Serena Moriondo
La citazione è di Joseph Stiglitz e calza a pennello per ciò che voglio rappresentare. La peculiarità del periodo storico che stiamo vivendo, a un anno dall’inizio della pandemia, ha reso ancora più evidente l’inadeguatezza del PIL come unica misura del benessere di una popolazione. L’importanza di avere un insieme di indicatori che rispondessero a questo fine, sostenuta fin dagli anni Sessanta, ha portato l’Istat ad avviare nel 2010, insieme al Cnel, il progetto Bes, per la misurazione del Benessere equo e sostenibile. L’esito, al quale si è giunti al termine di questo processo di analisi evidenzia un quadro non positivo per l’Italia che necessita di azioni politiche e di programmazione coerenti e urgenti.
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LUCI E OMBRE DELLA LEGGE DI BILANCIO 2021 E PROPOSTA PNRR
Il livello di consapevolezza e conoscenza dell’Agenda 2030 in Italia è aumentato nell’ultimo anno, ma, nel complesso, rimane molto basso (si passa dal 5% al 16%). In un’indagine sul benessere realizzata da Eumetra si segnala una preoccupante riduzione nel riconoscere particolare importanza al concetto di sviluppo sostenibile tra la componente della popolazione più vulnerabile del nostro Paese. In questo insieme sono raggruppati sia i tradizionali segmenti dallo status medio-basso, sia buona parte delle nuove generazioni che hanno raggiunto l’età adulta negli ultimi 15- 20 anni; si tratta di un gruppo socio-economico che non gode di ottimi standard di vita e vorrebbe trovare rapidamente soluzioni per modificare il proprio status.
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Invecchiamento globale e urbanizzazione: raccogliere la sfida del successo dell'umanità |
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Il Decennio delle Nazioni Unite per l'invecchiamento in buona salute (2021-2030), approvato il 3 agosto 2020 dall'Assemblea mondiale della sanità, è un'opportunità per riunire governi, società civile, agenzie internazionali, professionisti, università, media e settore privato per dieci anni di azione concertata e collaborativa per migliorare le vite delle persone anziane, delle loro famiglie e delle comunità in cui vivono. Tutti i paesi si sono impegnati, con l'Agenda 2030, a non lasciare indietro nessuno e determinati a garantire che ogni essere umano possa realizzare il proprio potenziale in dignità, uguaglianza e in un ambiente sano. L’invecchiamento attivo dipende da numerosi fattori che comprendono condizioni materiali e anche elementi sociali che influenzano in maniera individuale i comportamenti, nonché le interazioni tra di essi, e svolgono un ruolo importante nell’influenzare notevolmente il modo in cui le persone invecchiano. Molti aspetti dell’ambiente urbano e dei servizi riflettono questi fattori determinanti e sono compresi nelle caratteristiche specifiche di una città a misura delle persone anziane. Poiché l’invecchiamento attivo è un processo che dura tutta la vita, una città a misura di anziano/a non favorisce solo gli individui più anziani. Edifici e strade senza barriere accrescono la mobilità e l’indipendenza degli individui con invalidità, sia giovani che vecchi. Quartieri sicuri permettono ai bambini, alle donne e alle persone più anziane di avventurarsi senza paura fuori di casa per partecipare ad attività fisiche nel tempo libero e ad attività sociali. Le famiglie subiscono meno stress quando i componenti più anziani godono del sostegno della comunità e dei servizi sociali e sanitari di cui hanno bisogno, soprattutto se questo avviene presso le proprie abitazioni. L’intera comunità si avvantaggia della partecipazione delle persone anziane ai lavori, remunerati o di volontariato come l’economia locale. Negli ambienti urbani le applicazioni tecnologiche e i relativi servizi possono agire a favore del'accessibilità. Il miglioramento dell'informazione e il possesso di conoscenze agiscono favorevolmente anche sulla mobilità delle persone. La parola d’ordine nell’ambiente urbano sociale e fisico a misura di anziano/a è dunque “facilitazione”. E', infatti, diventato sempre più evidente che gli attuali servizi vanno ripensati perchè nel giro di pochi anni si sono stratificate diverse categorie di bisogni e di aspettative. Anche questo significa creare una società adatta a tutte le età.
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La rete delle città e comunità amiche delle persone anziane |
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Toronto e New York, Varsavia e Akita, ma anche Udine e Imperia nella rete delle metropoli e delle città amiche delle persone anziane voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità oltre dieci anni fa, dove strutture e servizi sono pensati e realizzati in base alle esigenze delle persone in tutto l'arco della vita. Le strategia per affrontare gli anni che passano in buona salute sono numerose e non riguardano solo le attività ricreative o attività di volontariato come i servizi che, ad esempio, vengono svolti dall'Auser ma anche semafori più lenti, in grado di riconoscere una persona con ridotta mobilità, per facilitare l’attraversamento come avviene, da anni, a Varsavia o a Singapore. Sedili nei negozi o la presenza di numerose panchine negli spazi aperti, a Manchester. Marciapiedi con sistemi di scioglimento del ghiaccio per ridurre cadute e infortuni, ad Akita, in Giappone. Stesso discorso per le fermate degli autobus dove sono previste panche per l’attesa progettate con un’altezza adeguata e sedute sufficientemente larghe, con braccioli che aiutano a sedersi o ad alzarsi e alcuni accessori come il gancio per il guinzaglio del cane o il porta ombrello. In Germania, alcune catene di supermercati sono state riprogettate con corridoi più larghi, pavimenti antisdrucciolo, etichette dei prezzi più grandi e scaffali più bassi. La città di Eindhoven, in Olanda, ha adattato il modello dei percorsi di fitness nei centri urbani anche per i meno giovani, creando dei punti di sosta dove poter fare piccoli esercizi fisici all'aperto per mantenersi in buona salute. A Lione, in Francia, hanno avviato un servizio di trasporto pubblico, Cyclopousse, dedicato solamente alla popolazione anziana, quale esempio di taxi a pedali eco-sostenibile a prezzo calmierato. Sono solo alcuni esempi delle 830 città di 41 Paesi che hanno aderito al programma Global age friendly cities per migliorare la qualità di vita di una popolazione sempre più longeva. In altre parole, una città amica, secondo le indicazioni dell’Oms adegua, innanzitutto, abitazioni, strutture e servizi in modo che ne possano usufruire anche persone con capacità e bisogni diversi: restare attivi e partecipare alla vita sociale, infatti, è il cuore di una sana longevità e aiuta anche a prevenire l’insorgere di malattie, in particolare quelle indotte dalla solitudine, come la depressione. Alla rete globale, per l'Italia, fino al 2017 avevano aderito solo Udine – che è stata anche capofila di un gruppo di lavoro sull’invecchiamento all’interno della “Rete europea città sane Oms” - e Imperia. Forse il patrimonio di città storiche, grandi e piccole, che arricchisce il nostro Paese, ci ha fatto vedere più tardi i problemi di accessibilità, emarginazione sociale, accesso al verde pubblico, ecc. che si andavano profilando con il rimodellamento dei centri urbani avvenuto negli ultimi 30 anni. Due sole città rimane comunque, un magro risultato per il secondo Paese più vecchio al mondo, dopo il Giappone!!
Foto di Karoline Hjorth, giornalista e fotografa residente ad Oslo, e Riitta Ikonen, fotografa finlandese
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Nessuno può rialzarsi, proteggersi e riscaldarsi da solo
(Papa Francesco)
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Le persone invecchiano a ritmi diversi e questa diversità è il risultato dell'impatto cumulativo di vantaggio e svantaggio all'interno degli ambienti fisici e sociali in cui vivono. Come stimato dall'OMS, solo il 25% circa della diversità nella longevità è spiegata da fattori genetici, mentre il restante 75% è in gran parte il risultato dell'impatto delle nostre interazioni con gli ambienti e le esposizioni. Il grado in cui i fattori ambientali e sociali esercitano un profondo effetto su questi processi è attualmente indagato da più studi e ad oggi non è stato completamente compreso, tuttavia sono stati identificati alcuni fattori di rischio, parte dei quali sono già stati citati in articoli precedenti. Alcuni studiosi si sono domandati in che modo la povertà possa modificare i nostri geni e la loro espressione nei nostri primi mesi di vita tanto da influenzare la nostra vita fino alla nostra vecchiaia. Michael Marmot scrive "L’inquinante è la povertà o, più in generale, l’essere più in basso nella scala sociale, e ciò limita lo sviluppo intellettuale e sociale dei bambini. Dovremmo volere che la povertà fosse eliminata come se si trattasse di una qualsiasi tossina così da permettere a tutti i bambini, e non solo a quelli delle classi più alte, di sviluppare tutte le loro potenzialità e di esprimerle liberamente." Sappiamo che i tratti ereditari sono importanti, ma ad indirizzare lo sviluppo futuro contribuisce tutto ciò che accade nei primi anni di vita – dalle eredità genetiche, epigenetiche e intrauterine alle esposizioni ambientali, culturali, sociali e di relazione, dalle norme sociali al contesto storico, culturale e strutturale – ed è fondamentale per definire chi saremo. Immaginiamoci due bambini piccoli, uno nato in condizioni di povertà, l’altro in circostanze più fortunate. Se alla nascita, non troviamo assolutamente alcuna differenza nel modo in cui funziona il loro cervello, in seguito, il bambino che vive in povertà avrà cinque volte più probabilità di abbandonare la scuola, e se si diplomerà alle superiori, avrà meno probabilità di conseguire una laurea. Quando quei due bambini avranno 35 anni, se il primo ha trascorso tutta la sua infanzia vivendo in povertà ha 75 volte più probabilità di essere povero anche in età adulta e questa condizione, nella maggioranza dei casi, peggiorerà con la vecchiaia. Tecniche non invasive di brain imaging permettono oggi di guardare da vicino e in maniera abbastanza attendibile le modificazioni strutturali e funzionali delle aree associate alla maturazione del cervello (Fonte: Nature Neuroscience, Noble ed Elizabeth Sowell del Children’s Hospital di Los Angeles). Possiamo vedere come i neuroni si muovono, esprimono sinapsi, le retraggono… Oggi siamo in grado di vedere come si correlano le traiettorie di sviluppo delle diverse aree cerebrali e lo stato socio-economico familiare: le aree più sensibili alla precaria condizione economica e culturale della famiglia sembrano essere la corteccia prefrontale, l’amigdala e l’ippocampo. Di quanto tempo avremo ancora bisogno per riuscire a vedere con atrettanta chiarezza e, soprattutto, porre rimedio alle ingiustizie che questi fattori sociali, economici e ambientali determinano sul genere umano? |
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"La relazione evidenzia i fattori che determinano il futuro urbano, identificando sia le sfide chiave che le città dovranno affrontare sia i punti di forza su cui possono capitalizzare per costruire in modo proattivo il futuro desiderato. Tra gli altri aspetti, un'Europa che invecchia dovrà affrontare sfide legate sia all'aumento della popolazione in alcune città che al declino della popolazione in altre e gli alloggi nelle città dovranno essere ripensati per creare quartieri efficienti, convenienti e inclusivi entro i vincoli delle infrastrutture esistenti."
Centro comune di ricerca CE, servizio di scienza e conoscenza della Commissione europea, 2019
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"Le città - come i libri - possono essere lette e Jan Gehl capisce la loro lingua. La strada, il sentiero, la piazza e il parco sono la grammatica della città; forniscono la struttura che consente alla città di prendere vita e ospitare le diverse attivit. Tutti dovrebbero avere il diritto di accedere facilmente agli spazi aperti, così come hanno il diritto di avere acqua potabile. Tutti dovrebbero essere in grado di vedere un albero dalla loro finestra, di sedersi su una panchina vicino alla loro abitazione con uno spazio giochi per bambini o di avere un parco a una distanza di circa dieci minuti a piedi."
Jan Gehl, CITTA' PER LE PERSONE, maggioli editore, 2017
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"“La povertà non è un destino” e nulla di ciò che riguarda le iniquità di salute è inevitabile. Le disuguaglianze di salute nascono dalle disuguaglianze nella società e solo intervenendo sui determinanti sociali è possibile ridurre la palese e ingiusta differenza nella distribuzione della salute che esiste sia tra paesi sia all’interno di uno stesso paese. Con una prosa vivace e con accenti di tagliente e a tratti esilarante ironia, Marmot racconta di incontri e dibattiti a cui ha partecipato nel corso della sua intensa attività di ricerca e di prevenzione e così facendo discute i fondamenti filosofici della giustizia sociale; esamina teorie economiche e la ricaduta della loro applicazione: il messaggio centrale di questo libro è che le cose possono cambiare."
Micheal Marmot LA SALUTE DISEGUALE, Il Pensiero scientifico editore, ristampa 2019
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PORRE FINE A OGNI FORMA DI POVERTA' NEL MONDO
IIl declino della povertà estrema2 è stato continuo nel tempo, ma il ritmo è rallentato e il raggiungimento dell’obiettivo di porre fine alla povertà entro il 2030 appare difficile da raggiungere. La povertà estrema oggi è concentrata e colpisce in modo preponderante le popolazioni rurali. Essa è sempre più aggravata dal perpetuarsi di violenti conflitti nazionali e dall’impatto che i cambiamenti climatici hanno sugli ecosistemi locali (esempio: erosione del suolo, carestie, alluvioni, ecc.) che compromettono la qualità della vita in termini di nutrizione, salubrità e sviluppo economico.
Per monitorare il Goal 1 nel contesto europeo e italiano, è opportuno rapportarsi alle linee europee relative alla povertà multidimensionale (rischio di povertà, grave deprivazione ma- teriale, bassa intensità lavorativa), a quella nazionale della povertà assoluta e all’accesso ai bisogni di base (abitazione, cure mediche, trasporti, energia, acqua, ecc.).
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GARANTIRE A TUTTI LA DISPONIBILITA' E LA GESTIONE SOSTENIBILE DELL'ACQUA E DEI SERVIZI IGIENICO SANITARI
Il Goal 6 è focalizzato sulla disponibilità di acqua, risorsa vitale e indispensabile per tutte le forme di vita. Rendere l’acqua potabile, accessibile a tutta la popolazione e fruibile per gli ecosistemi è il presupposto per la sopravvivenza di tutte le forme viventi. Il pianeta possie- de sufficiente acqua potabile, ma in numerose aree del mondo molte persone – soprattutto bambini – muoiono ancora per malattie dovute al consumo di acqua non idonea all’uso umano, per servizi sanitari insufficienti o livelli d’igiene inadeguati. I cambiamenti climatici e la crescente pressione della domanda rafforzano la necessità di considerare la disponibi- lità di acqua come uno dei principali punti dell’agenda politica, il cui peso sarà crescente nei prossimi anni. In particolare, in Italia la criticità delle risorse idriche ha assunto rilevanza in alcune zone del paese, prevalentemente del Mezzogiorno, particolarmente vulnerabili. Un uso più efficiente delle risorse idriche è, quindi, indispensabile per permettere il naturale ripristino della risorsa.
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RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE FRA I PAESI E AL LORO INTERN
Obiettivo del Goal 10 è lo sviluppo di politiche e legislazioni nazionali finalizzate a ridurre le disuguaglianze riconducibili a reddito, sesso, età, disabilità, razza, classe, etnia, religione e opportunità, aumentando il reddito del 40% più povero della popolazione. Nell’affrontare le disuguaglianze tra paesi viene incoraggiato il supporto allo sviluppo e agli investimenti diretti destinati alle nazioni più bisognose, promuovendo il trattamento commerciale prefe- renziale e incentivando la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo nel processo decisio- nale delle istituzioni economiche e finanziarie globali. La riduzione delle disuguaglianze richiede anche il miglioramento dell’inclusione sociale, con una particolare attenzione al fenomeno migratorio.
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Nuove Rigenerazioni | via Giovanni Battista Morgagni, 27 | 100161 Roma
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