Newsletter #9 - 1|06|2021 |
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Un primo spazio dedicato all'analisi, ai commenti e al monitoraggio del PNRR |
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Il 25 aprile il Governo ha trasmesso al Parlamento il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), oggetto di comunicazioni del Presidente Draghi alle Assemblee di Camera e Senato il 26 e 27 aprile. Sulle comunicazioni sono state approvate le risoluzioni n. 6/00189 della Camera e n. 6/00188 del Senato.Il 30 aprile 2021 il Governo ha quindi ufficialmente trasmesso il testo definitivo del PNRR alla Commissione europea; il 4 maggio 2021 il testo è stato trasmesso anche al Parlamento italiano. Il Piano delinea riforme e investimenti necessari ad accedere alle risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea con il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF), perno della strategia di ripresa post-pandemica finanziata tramite il programma Next Generation EU (NGEU). Il Governo richiede all’Unione europea il massimo delle risorse RRF disponibili per l’Italia, pari a 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. A tali risorse, si aggiungono circa 13 miliardi di euro del programma REACT-EU e circa 30,62 miliardi di euro derivanti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari finalizzato ad integrare con risorse nazionali gli interventi del PNRR. Con queste risorse, il Governo intende sia affrontare i problemi macroeconomici del Paese sia sia rispondere alle Raccomandazioni specifiche più volte evidenziate dall'UE. Il Piano prevede anche un pacchetto di riforme destinate, nelle intenzioni del Governo, a concorrere al conseguimento degli obiettivi generali del PNRR (orizzontali o di contesto, d’interesse traversale a tutte le Missioni del Piano; abilitanti, ovvero gli interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali; settoriali, contenute all’interno delle singole Missioni relative a specifici ambiti di intervento o attività economiche; di accompagnamento alla realizzazione degli obiettivi generali (razionalizzazione ed equità del sistema fiscale: estensione e ipotenziamento ammortizzatori sociali). Il Governo vuole anche affrontare una serie di ritardi storici del Paese, a tale fine, le 6 Missioni del PNRR condividono delle priorità trasversali relative alle pari opportunità generazionali, di genere e territoriali, che rappresentano fondamentali criteri di valutazione delle misure adottate. |
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LA MOSSA DEL CAVALLO
Di Alessandro Genovesi - Segretario generale Fillea Cgil
Un mio amico ha detto, commentando la vertenza che ha portato a condividere con il Governo gli interventi in materia di sub appalto, “la lotta degli edili paga”. Certo la lotta degli edili è stata importante: e se siamo riusciti a sconfiggere prima il tentativo di generalizzare il “massimo ribasso” e poi la totale deregolamentazione dei sub appalti, qualche merito lo abbiamo come Fillea e come Federazione Lavoratori delle Costruzioni (FLC). Per primi, insieme alle categorie del terziario, abbiamo denunciato i rischi di una visione liberista degli interventi sul Codice per cui, invece di usare le risorse pubbliche per qualificare settori ed imprese, per migliorare le condizioni di lavoro, queste si sarebbero “dovute adattare” a quello che c’è (nanismo e sottocapitalizzazione, logica del risparmio sul lavoro invece che investimento sulla qualità, disattenzione – conseguente – ai temi della sicurezza). Solidarietà, unità sindacale, capacità di mobilitazione hanno portato ad un risultato importante e hanno facilitato una “mossa del cavallo”.
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DOV'E' LA PREVENZIONE? (Scienzainrete.it)
La missione 6 porta il titolo “Salute”. La somma di 15,63 miliardi prevista per questa missione è vicina (tenuto conto della variazione della somma totale assegnata a tutto il piano) a quella della proposta del PNRR del 15 gennaio 2021, ma è lontanissima dai quasi 70 miliardi (dal RRF e da altre fonti) ventilati nel settembre 2020 dal Ministro della Salute come l’investimento adeguato per una riforma globale del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). La missione si articola in due componenti: “Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale”, e “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del SSN”. Rilevanti risorse sono destinate anche alla ricerca scientifica e a rafforzare le competenze e il capitale umano. Salta, però, immediatamente agli occhi la mancanza di qualunque riferimento alla prevenzione, fatto sorprendente visto che nell’introdurre la missione il testo recita : "La pandemia ha reso ancora più evidenti alcuni aspetti critici di natura strutturale (del SSN, ndr), che in prospettiva potrebbero essere aggravati dall’accresciuta domanda di cure derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto".
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UNA LEGGE SULLA NON AUTOSUFFICIENZA SUBITO!
L’incontro dell’11 maggio tra i sindacati e i ministri Orlando e Speranza sull’esigenza di varare una legge quadro sulla non autosufficienza è stato positivo e il fatto che questo intento sia stato inserito nel PNRR, come chiedevano da tempo Cgil, Cisl, Uil e i Sindacati dei pensionati, sembrerebbe dire che il Governo Draghi è sulla strada giusta. I sindacati, ben consapevoli delle rassicurazioni che hanno ricevuto nel corso dei decenni senza che mai si sia dato seguito alle promesse, chiedono che la sua approvazione avvenga adesso e non a fine legislatura, nel 2023. Le OOSS hanno, inoltre, chiesto che venga garantito in tutto il territorio nazionale un unico riferimento che accolga e prenda in carico le persone non autosufficienti. Governo e Sindacati hanno convenuto sulla costituzione di un tavolo di confronto interministeriale e partecipato dalla Conferenza delle Regioni e dall’Anci che avviino da subito la discussione sulla riforma della non autosufficienza e sulla rapida e concreta attuazione dei progetti del PNRR. Un risultato importante, ora non resta che chiarire come si concilia questo Tavolo con i lavori della “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana” istituita da Speranza, il 21 settembre 2020, sotto la Presidenza di monsignor Paglia (Presidente Pontificia accademia per la vita e Gran cancelliere del Pontificio istituto teologico per le scienze del matrimonio e della famiglia, oltre che uno dei più autorevoli rappresentanti degli interessi della sanità privata gestita dagli Istituti religiosi). Commissione da cui il sindacato è stato (ingiustamente) escluso.
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ANCORA DEBOLE RISPETTO GLI OBIETTIVI EUROPEI (Legambiente)
Sono diversi i miglioramenti apportati al Piano nazionale di ripresa e resilienza del nostro Paese elaborato dal governo Draghi. Un lavoro che però consideriamo solo all’inizio, perché il PNRR non è pienamente coerente con le politiche europee ispirate al Green Deal e alla transizione ecologica e non è adeguato alle sfide ambiziose che la salute del Pianeta ci impone. Tra le novità positive possiamo comunque rilevare lo sviluppo dell’agrivoltaico, la realizzazione di comunità energetiche nei piccoli comuni, una spinta alla produzione di biometano, i progetti di riforestazione urbana e periurbana, il finanziamento alla bonifica dei siti orfani, ma alcuni significativi segnali di incoerenza rispetto agli indirizzi europei sono, purtroppo, presenti. Il PNRR non è, infatti, adeguato alla sfida lanciata con il recente accordo sulla legge sul clima varata dall’Europa. Viene previsto un aggiornamento del PNIEC con un taglio delle emissioni climalteranti del 51% entro il 2030 rispetto al 1990 (più basso dell’obiettivo già inadeguato del 55% fissato in Europa) mentre il nostro paese avrebbe tutte le carte in regola per arrivare ad una loro riduzione di almeno il 65%, accelerando la transizione energetica investendo di più su rinnovabili ed efficienza.
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SENZA UNA VISIONE DEL FUTURO, RESTA UN ELENCO DI OPERE (Stefano Malorgiu, Collettiva.it)
Il Pnrr è in linea con il Piano Italia veloce e finanzia investimenti che erano stati già decisi. Speriamo che questo possa dare nuovo impulso alla realizzazione di alcune opere fondamentali, senza legarle troppo a delle condizionalità che prima non c’erano. Ci pare permanga un punto di squilibrio sul sistema della mobilità regionale, secondaria e urbana, al netto dell’investimento sui nuovi mezzi pur importanti. Poco sul settore della logistica e dell’intermodalità, in particolare nella visione di un settore strategico per il futuro del Paese. Poco sulla logistica delle città, nonostante l’imponente sviluppo del e-commerce imponga di immaginare come saranno le città di domani sul piano della distribuzione delle merci. Per quanto riguarda gli investimenti infrastrutturali, nel rapporto tra Nord e Sud del Paese, permane una differenza importante con regioni, come la Sardegna, quasi completamente assenti. Anche qui però, se non si ragiona di quale ruolo deve avere il Sud nello sviluppo del Paese, diventa difficile ragionare di quali infrastrutture sono necessarie. A fare cosa?
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ISTRUZIONE: CRITICITA' CHE MERITANO CHIAREZZA (#educazioni)
L’educazione ha ricevuto complessivamente un discreto grado di attenzione nel PNRR. La rete di EducAzioni apprezza gli investimenti previsti in tal senso. Ritiene tuttavia che sia importante mettere in luce una serie di criticità che meritano maggiore chiarezza. Tre sono i temi cardine su cui sollecitiamo l’attenzione: i servizi educativi per la prima infanzia; la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa; l’edilizia scolastica. Servizi educativi della prima infanzia: al di là della questione dei numeri non ancora sufficienti a raggiungere l’obiettivo di copertura del 33% che si sarebbe dovuto raggiungere nel 2010, e la troppo ridotta attenzione per le finalità educative dei nidi, la grande criticità risiede nell’assenza di un target di copertura omogeneo a livello nazionale. Dispersione scolastica: il PNRR individua nella mancata acquisizione di competenze di base una delle principali cause dell’abbandono scolastico e punta sul recupero di tali competenze come leva per ridurre i divari territoriali. Si tratta sicuramente di un aspetto importante. Gli studi e le esperienze sul campo, tuttavia, indicano come il fenomeno della dispersione sia multidimensionale e che l’acquisizione delle competenze di base, pur essenziale, sia solo uno degli aspetti su cui operare.
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PER VEDERE IL MONDO IN PIENO ABBIAMO BISOGNO DI DONNE E UOMINI (Ursula Von der Leyen) |
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Il PNRR presentato dall'Italia non è all'altezza di questo obiettivo. Reali le criticità, superata la visione con cui il Piano affronta quella che viene definita "una priorità trasversale": Il PNRR ha il pregio di essere indispensabile, un pregio che ci costringerà a dibattere su ciò che vogliamo essere e ll'impostazione culturale è basilare: l’assenza di pari opportunità per questo Governo non è "solo un problema individuale, ma è un ostacolo significativo alla crescita economica." e non una discriminazione sociale. Vi sono alcuni limiti pregiudiziali a questa visione, ne citerò tre: il primo, per quanto in Europa il modello più diffuso resti quello della “famiglia eterosessuale monogamica fondata sul matrimonio” sono ammesse anche le convivenze non matrimoniali, sia registrate che di fatto, sia etero che omosessuali, come pure lo stesso matrimonio same sex, dimostrando che nell’Unione la famiglia è ormai considerata un’istituzione plurale. Nel Piano prevale la rappresentazione basata sul tradizionale binomio uomo-donna, sottendendo un modello per nulla pluralista della famiglia. Il secondo limite richiede un passaggio di approfondimento in più. Un’Europa che si limitasse a registrare la dimensione plurale dell’istituzione familiare sicuramente verrebbe meno agli scopi e ai suoi obiettivi, tant’è che nei Trattati (anche dopo Lisbona), l’Unione europea vi è concepita come “il luogo privilegiato del massimo dispiegamento delle istanze della persona e dei suoi diritti fondamentali”. La Carta di Nizza - avente lo stesso valore giuridico dei Trattati (art. 6, par. 1, TUE) - recita: “l’Unione pone la persona al centro della sua azione” omettendo, volutamente, ogni riferimento a “uomini e donne”. Contrariamente a ciò che avviene nei Piani presentati da Francia e Germania, all’interno dei quali ”le persone” sono i soggetti ai quali riferire i vari interventi, il PNRR italiano impiega principalmente singole categorie, nello specifico donne e giovani mentre altre, penso ai bambini e agli anziani, sono citate nella maggioranza dei casi, in quanto parte del carico familiare di cura in capo alle donne. L'ultimo limite è senz’altro il più difficile da superare. Intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne, per il PNRR italiano significa mettere in atto “politiche per le donne” (1.6.2 “Le pari opportunità di genere. Le politiche per le donne” pag.45). Ma da tempo, a livello internazionale, le donne rifiutano l’ottica dell’inclusione: le donne non devono essere incluse, perché le donne non sono una categoria, un settore a parte, a cui destinare misure protezionistiche. I servizi pubblici sono necessari a tutti, la condivisione delle responsabilità familiari parla al genere umano. Le politiche di genere non sono solo politiche per le donne, come i diritti umani non sono solo i diritti dell'uomo!!! |
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TRANSIZIONE ECOLOGICA: I SISTEMI FINANZIARI DA CHE PARTE STANNO? |
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Il settore finanziario può favorire oppure ostacolare la transizione ecologica a seconda di come reagirà alle politiche di riduzione delle emissioni messe in atto dai governi. Tuttavia, il suo ruolo non viene ancora preso in considerazione nel tracciare i percorsi necessari a rispettare gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi per limitare l’aumento della temperatura globale. Un tema di particolare rilevanza alle soglie dell'adozione dei PNRR. Nell’articolo “Accounting for finance is key for climate mitigation pathways” pubblicato sul numero di Science del 28 maggio, un gruppo di economisti ha proposto un approccio per combinare un modello di rischio climatico finanziario con gli Integrated Assessment Model (IAM), i modelli usati da organizzazioni come l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) o dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) per delineare i possibili scenari di transizione e informare le decisioni politiche. IEA ha recentemente pubblicato il rapporto "Net zero by 2050," che descrive gli interventi necessari nel settore energetico per azzerare le emissioni nette a livello globale nel 2050: Zero investimenti nelle fonti fossili (petrolio, gas e carbone) dal 2022, accelerazione su rinnovabili, soprattutto solare ed eolico, e riduzione del consumo energetico, questa la strada per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Sono diversi i momenti importanti nel percorso delineato da IEA per raggiungere zero emissioni nette nel 2050 e riguardano tutti i settori, tra cui edifici, trasporti, industria, elettrificazione e riscaldamento. Se un settore è in ritardo, potrebbe essere impossibile compensare la di!erenza altrove. La sottostima dei rischi, intenzionale o meno, da parte degli attori dell’ecosistema finanziario, può ostacolare la transizione. "Questo è un fatto cruciale di cui i decisori politici devono tener conto, soprattutto le banche centrali e le istituzioni con un mandato di stabilità finanziaria" (Battiston-Monasterolo, 2021). |
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DOV'E' FINITA LA STRATEGIA NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE?
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In base all’articolo 19 del Regolamento, la Commissione utilizzerà quattro criteri (pertinenza, efficacia, efficienza, coerenza) per valutare i PNRR e adotterà un set di indicatori comuni che alimenteranno il “quadro di valutazione” previsto dall’articolo 30 dello stesso Regolamento per monitorare l’avanzamento dei Piani e che si concluderà con due valutazioni indipendenti (al 2024 e al 2028). Coerentemente con tali previsioni, le linee guida richiedono che una sezione del PNRR sia dedicata a valutarne l’impatto complessivo relativamente alla capacità di rafforzare la “resilienza economica, sociale e istituzionale”. Gli elementi di questa valutazione sono quattro: prospettive macroeconomiche e sociali (in termini di PIL, inflazione, occupazione, ecc.); impatto macroeconomico e sociale del PNRR (effetti attesi sulla crescita, sulla produttività, sulla competitività, sull’occupazione, sugli squilibri sociali e ambientali, ecc. da misurare con indicatori quantitativi); metodologia di misurazione utilizzata; sostenibilità degli effetti nel tempo (evidenziando che le misure saranno attuate in modo inclusivo, così da evitare pressioni volte ad annullare i cambiamenti e dimostrando la sostenibilità dei cambiamenti una volta che il supporto del RRF verrà meno); coesione (anche in questo caso, ricorrendo a indicatori che dimostrino in che misura il Piano ridurrà le disparità economiche, sociali e territoriali). Premesso che le schede di progetto non sono state ancora rese pubbliche - il che limita da un lato la possibilità di dare un giudizio informato e, dall’altro, riduce la trasparenza nei confronti della società civile - per poter effettuare delle valutazioni è necessario avere obiettivi di riferimento e una metodologia di rilevazione, mentre ad oggi il Piano "brilla" per l’assenza di riferimenti agli SDGs, che oramai rappresentano un quadro di riferimento privilegiato per le politiche europee. Un aspetto preoccupante è l’assenza frequente di target quantitativi e qualitativi, in particolare per gli aspetti socio-ambientali. Ciò rende difficoltoso, se non impossibile, compiere delle valutazioni di adeguatezza degli investimenti previsti e complica le successive attività di monitoraggio. Altro aspetto critico è la mancanza di una corrispondenza dei target quantitativi esistenti agli indicatori che si usano per monitorare il progresso degli SDGs. Inoltre i riferimenti per la valutazione macro-economica dell’impatto del Piano si limitano a valutarne gli effetti al 2026, non dimostrando in che modo e a quali condizioni, gli investimenti e le riforme previste potranno garantire risultati duraturi nel tempo in un orizzonte temporale più ampio come quello previsto dall’Agenda 2030. L’assetto delle Missioni non seguono i Pilastri delle Linee Guida UE, rendendo talvolta difficile un confronto chiaro tra le indicazioni del Regolamento UE e il Piano stesso. Inoltre, manca il coordinamento con la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS). |
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"L’analisi, nel primo Capitolo, offre un esame dei punti di forza e dei punti di attenzione del Piano, oltre a elencare delle proposte “di sistema” per accelerare la transizione del nostro Paese verso un modello veramente sostenibile. Nel secondo Capitolo è contenuta un’analisi dei punti trasversali del Piano, delle riforme, dell’attuazione e del suo monitoraggio, mentre nel terzo è presentato un inedito lavoro di catalogazione e valutazione degli interventi del Piano secondo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, accompagnati da indicatori statistici che tracciano il percorso dell’Italia verso il conseguimento di diversi ambiti previsti dall’Agenda 2030".
ASviS, 27 maggio 2021
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"Questo volume si inscrive in un tentativo di riorientarne le pratiche al perseguimento di crescenti livelli di uguaglianza socio-spaziale nel contesto della ormai non più rinviabile transizione ecologica. Perseguire questo obiettivo nelle città e nel territorio italiano ed europeo, ormai a valle di una stagione di espansione generalizzata dell’urbanizzazione, implica il rilancio, ma anche l’aggiornamento di battaglie antiche della cultura urbanistica e allo stesso tempo la promozione di nuovi percorsi di azione e di ricerca"
Alessandro Coppola ed al.,RICOMPORRE I DIVARI, Il Mulino, 2021
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In risposta a una crisi che ha aumentato la fragilità del tessuto sociale, al fine di applicare, a livello nazionale, sistemi adeguati e misure di protezione sociale per tutti, si valuta positivamente l'attenzione del PNRR alla casa, sebbene questa non appaia ancora in grado di far compiere un salto decisivo nel contrasto all’emergenza abitativa, che segna alcune aree del nostro Paese. Bisognerebbe graduare l’intensità dell’aiuto per efficientamento energetico e antisismico (cd. Superbonus) in relazione alle condizioni di contesto degli edifici, per evitare che esso produca nuovi divari sociali; integrare maggiormente sul territorio i progetti di riqualificazione abitativa con i diversi interventi di rigenerazione presenti nel Piano; collegare le politiche per la casa con misure per il welfare e il lavoro, garantendo un approccio multidimensionale al fenomeno della povertà, anche considerando l’obiettivo quantitativo definito dal nuovo Pilastro europeo per i diritti sociali che prevede entro il 2030 la riduzione di 15 milioni di per- sone a rischio di povertà o esclusione sociale. |
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La parola “cibo” non compare mai all’interno del PNRR, esprimendo così la limitata attenzione fornita al suo ruolo nella nostra società. Mancano interventi centrati sulla sicu- rezza alimentare, sulla qualità del cibo, e quindi sulla salute delle persone, soprattutto di quelle appartenenti alle fasce più deboli e vulnerabili della società, che hanno sofferto maggiormente, direttamente e indirettamente, a causa della pandemia. Inoltre, mancano riferimenti alla necessità di una educazione/formazione interdisciplinare sul tema dell’alimentazione del futuro e della filiera alimentare per le giovani generazioni, oltre a riferimenti al ruolo della grande distribuzione organizzata nella ripresa del Paese, al sostegno alle politiche urbane del cibo e alla necessità di sostenere la trasformazione, pur anche gradualmente, dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi. Andrebbe rafforzato, inoltre, l’allineamento ad alcuni degli obiettivi sanciti nelle Strategie europee “From Farm to Fork”, (quale il raggiungimento entro il 2030 del 25% di coltivazioni biologiche e la riduzione, sempre entro il 2030, del 20% dell’uso di fertilizzanti) e sulla biodiversità (non vi sono, ad esempio, riferimenti al concetto di agroecologia) o alle raccomandazioni indirizzate all’Italia dalla Commissione europea per la redazione del Piano strategico in materia di Politica Agricola Comune (PAC). Gli investimenti previsti sono importanti. Sembrano però utili a far fronte alle emergenze del settore piuttosto che a promuovere una reale transizione del settore verso modelli più resilienti e sostenibili.
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