Newsletter #10 - 15|06|2021 |
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Uno spazio dedicato all'analisi, ai commenti e al monitoraggio del PNRR |
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La riforma amministrativa è considerata essenziale alla riuscita del PNRR, senza che però siano indicate con precisione le misure e i tempi per la sua realizzazione. Negli ultimi anni il blocco del turnover ha generato una significativa riduzione del numero dei dipendenti pubblici in Italia. A tale problematica si somma la carenza di nuove competenze determinata dal taglio delle spese di formazione per i dipendenti pubblici derivanti dai vincoli di spesa pubblica. Oltre a tali limitazioni e complicanze, la Pubblica Amministrazione è tenuta a gestire un insieme di norme e procedure estremamente articolate e complesse che si sono progressivamente stratificate su diversi livelli amministrativi (nazionale, regionale e locale). Migliorare il suo operato, quindi, è cosa complessa perché significherebbe, tra le altre cose, migliorare la chiarezza della visione, la qualità delle decisioni politiche, la qualità dell’informazione rivolta alla popolazione e la sua partecipazione alle decisioni che vengono assunte. Aspetto, quest’ultimo, che l’UE ritiene indispensabile, tanto da aver predisposto un programma specifico per promuovere la cittadinanza europea e migliorare le condizioni per la partecipazione civica e democratica che dispone investimenti per 642 milioni di euro. Negli ultimi mesi, scrivono Cottarelli e Gottardo, sono circolati numerosi documenti di politica economica, dalla Legge di Bilancio di fine 2020 al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), passando per il Documento di Economia e Finanza (DEF). Tutte queste pubblicazioni eccedono abbondantemente le 100 pagine (per non parlare delle schede tecniche che accompagnano il PNRR, che, nella versione finora filtrata ai media, ammontano a circa 2.700 pagine). Si potrebbe pensare che la complessità delle materie trattate (la programmazione economica di diverse centinaia di miliardi di euro) renda una maggiore lunghezza inevitabile. In realtà i nostri documenti sono molto lunghi anche quando il contenuto minimo è fissato dalle regole europee. Per capire le ragioni sottostanti a questa differenza si può confrontare il nostro Programma con un equivalente tra i più corti, come quello tedesco. La struttura dei due documenti è quasi identica: dopo un’introduzione, un primo capitolo illustra le condizioni macroeconomiche del paese; uno espone il quadro programmatico di finanza pubblica per gli anni successivi; un altro capitolo presenta i possibili scenari di andamento delle variabili macroeconomiche e del debito pubblico e un ultimo capitolo illustra le misure intraprese per garantire la stabilità macroeconomica. Tuttavia, la lunghezza di ciascun capitolo differisce considerevolmente. Nel Programma di Stabilità tedesco il quadro macroeconomico corrente è descritto in 4 pagine, in quello italiano in 47; l’analisi del futuro andamento economico e della dinamica del debito pubblico richiede 7 pagine nel documento tedesco, 37 in quello italiano. Tutto questo rende i nostri documenti di difficile lettura e comprensione, limitandone la fruibilità ad una platea ristretta di esperti. Il fatto che tutti i paesi europei riescano a comunicare le stesse informazioni con documenti molto più corti suggerisce che sia possibile elaborare documenti di programmazioni e pianificazione più sintetici e accessibili.
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SERVE UN PATTO PER IL LAVORO
Di Gaetano Sateriale
Nell’editoriale del Corriere della Sera del 10 giugno, Carlo Verdelli, rendendo omaggio a Guglielmo Epifani, metteva in fila tutti i temi riguardanti il lavoro che sono quasi sempre affrontati in maniera separata l’uno dall’altro. La sicurezza e la salute prima di tutto (come nell’ultimo discorso di Guglielmo alla Camera, dopo la terribile morte di Luana D’Orazio), la possibile ondata di licenziamenti, i rischi di crescita della disoccupazione e della precarietà (giovanile e femminile), con i contratti in nero, le presunte partite IVA e le migliaia di imprese che non riusciranno a riconvertirsi e innovare con il rischio del dilagare delle irregolarità. Insomma, proprio con la ripresa sospinta dall’Europa e dal Governo Draghi, il temibile stravolgimento della nostra carta costituzionale a partire dal suo fondamento: “il lavoro, appunto, come condizione di libertà, dignità e quindi autonomia di ogni singolo cittadino”. La possibilità, insomma, che la priorità della ripresa e del mercato sia di nuovo causa di diseguaglianze tra garantiti e non. Per evitare ciò Verdelli sosteneva la necessità di dare una coerenza costituzionale alla ripresa economica e “Rifondare il Paese a partire dal lavoro”.
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LA RIFORMA FISCALE (QUASI) DECLASSATA (Cgil)
Il PNRR prevede la riforma del fisco come “Riforma di accompagnamento”, in questo senso quasi declassata rispetto alle prime versioni che la descrivevano come una riforma di contesto. La riforma fiscale è però descritta in termini abbastanza precisi per ciò che riguarda il timing, con la previsione di un decreto delega da emanarsi entro il 31 luglio di quest’anno. Assai meno precisa è la descrizione del contenuto della riforma, descritta per linee molto generali. Possiamo trovare alcuni obiettivi ben tracciati, manca invece una direzione ben delineata di quella che dovrebbe essere la riforma fiscale propriamente detta, ovvero la riforma del prelievo fiscale.
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SERVE UN TAVOLO POLITICO (Sindaci Città Metropolitane)
Il testo integrale dell’appello dei sindaci delle Città metropolitane al presidente del Consiglio, Mario Draghi
Noi sindaci delle grandi Città, a nome dei sindaci di tutti i Comuni italiani riuniti oggi nel Coordinamento ANCI dei Sindaci metropolitani, ribadiamo la necessità di veder riconosciute direttamente ai Comuni e alle Città le risorse del PNRR (Piano Nazionale Resilienza e Ripartenza). Ad oggi è insufficiente il ruolo riservato dal Dl Governance e Semplificazioni a Comuni e Città metropolitane.
Chiediamo di partecipare direttamente e senza intermediazione alla gestione di alcune missioni di progetti, perché in questi anni abbiamo dato ampia dimostrazione di saper gestire gli investimenti con efficacia ed efficienza.
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419 CONDIZIONI PER TRASFORMARE
L'ITALIA (Osservatorio Conti Pubblici)
Quello che conta veramente nel PNRR sono le cosiddette “milestone” (obiettivi qualitativi) e “target” (obiettivi quantitativi) al cui raggiungimento verranno erogate le risorse del NGEU. Il resto (estremizzando un po’ la cosa) sono parole di contorno. I milestone e target sono inclusi nelle cosiddette “schede” che, nella versione proposta dalle autorità italiane, sono state circolate da alcuni giornali qualche giorno fa. Si tratta di 419 passi da compiere per trasformare l’Italia. Le milestone sono concentrate nei primi anni, ma sono definite in maniera necessariamente vaga, riferendosi spesso a passi normativi volti ad ottenere risultati generali, rendendo quindi più soggettivo il giudizio sul loro raggiungimento. I target invece sono definiti in modo più oggettivo, ma sono lontani nel tempo: tre quarti dei target sono concentrati tra il quarto trimestre del 2024 e la fine del 2026. Questo ritardo nell’esecuzione prevista per le azioni più concrete riduce l’efficacia nel PNRR come strumento per il rilancio dell’economia italiana.
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PER FARE UN PIANO NON BASTANO I TITOLI: SERVE UNA STRATEGIA (Tina Balì, Collettiva.it)
La prima lettura del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ci permette di esprimerci in maniera totalmente positiva e non solo per le questioni generali di mancanza di interlocuzione con il sindacato. Secondo noi il piano contiene tutti i titoli giusti e molti obiettivi condivisibili ma manca di valutazioni sulle ragioni che hanno prodotto nel nostro Paese le storture che lo stesso piano dovrebbe avere l’ambizione di risolvere. Quello che manca secondo noi è una visione sistemica, manca la connessione con il Piano Strategico nazionale, con la futura Politica Agricola Comune 2023-2027 e con i Fondi di sviluppo e coesione, le diverse misure sono pezzi slegati tra loro, dal punto di vista delle politiche ma anche delle risorse.
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(PIU') SANI O (QUASI) IMMORTALI (Serena Moriondo)
Quando si invecchia il mondo si capovolge, è come se la vita stessa avesse un “dentro” e un “fuori”. E tra quelli che stanno dentro o fuori, comunque distanti, isolati, al margine, ci sono loro. Non sempre è così, per fortuna, ma i dati delle numerose indagini sociali e delle statistiche demografiche, ci parlano di milioni di persone al di fuori dal ciclo produttivo (l’unico che conti in un sistema capitalistico); dai consumi (che fanno tendenza); dalle tecnologie avanzate (non possederle o non conoscerne l’uso esclude automaticamente da servizi e prestazioni on-line); dalla vita pubblica; dalle attività di intrattenimento; dagli eventi sportivi; dai programmi di prevenzione …ma, sempre più dentro la solitudine, la depressione, rese spesso vulnerabili dalla povertà e dalle malattie. Ogni civiltà ha avuto un modo diverso di considerare la vecchiaia e, nel corso della storia, la condizione di vita delle persone anziane ha subito differenti mutamenti. In molti paesi,....
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IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESISTENZA GUARDATO DA SUD |
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Impossibile realizzare un uso efficiente delle risorse europee senza affrontare la frattura Nord-Sud. Il riequilibrio territorio è, infatti, da considerarsi una delle chiavi di volta del Piano nazionale. E facendolo si rivelano i pieni e i vuoti, nel Piano e nella generale visione progettuale dei decisori politici. A disegnare i pieni e i vuoi è Sandro Staiano, Professore ordinario di Diritto costituzionale Università degli Studi di Napoli Federico II. I pieni: v’è orientamento ad «accompagnare» (questo il lemma adoperato nel PNRR) la realizzazione in Italia del programma Next Generation EU (NGEU), la messa in opera delle linee di investimento, con una «strategia di riforme». Ciò equivale a dire che v’è consapevolezza di inefficienze sistemiche – nella organizzazione della pubblica amministrazione, della giustizia, del fisco – giunte ormai a costituire una vera e propria questione istituzionale. Ed è chiaro che tale questione abbia una specificità nel Mezzogiorno, una specificità che richiede un supplemento di decisioni politiche e di risorse organizzative e materiali. I vuoti: i vuoti sono inevitabili, al momento attuale, perché colmarli richiederebbe una capacità dell’intera classe politica di assumere un punto di vista a sé interno, che la conducesse a valutarsi e a determinarsi a correzioni non lievi del suo modo d’essere, per conformarlo a “spirito repubblicano”.
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UNA COMPARAZIONE CON I PNRR DI ALTRI PAESI, IN ATTESA DEL PARERE DI BRUXELLES IL 22 GIUGNO |
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Alle misure concepite per fronteggiare la crisi economica nel breve periodo si sono affiancati programmi di sviluppo a lungo termine. In questa prospettiva vanno considerati tanto il Next Generation EU quanto il bilancio pluriennale dell’Unione. Il primo è il il piano straordinario europeo del valore complessivo di 750 miliardi di euro valido per il finanziamento dei piani di ripresa e resilienza nazionali da attuare nel periodo 2021-2026, approvato dal Consiglio europeo il 21 luglio 2020. Con il secondo verranno erogate risorse agli Stati membri pari a più di mille miliardi di euro nel periodo 2021-2027. Il dibattito sul Piano italiano è stato al centro del dibattito pubblico negli ultimi mesi. Per effetto del Next Generation EU l’Italia dovrebbe ricevere circa 210 miliardi di euro dall’Unione europea. Il piano, dunque, diviene fondamentale per il rilancio sociale ed economico dell’Italia, paese che solo per citare questo ultimo aspetto è stato caratterizzato da un crollo di quasi il 9% del PIL negli ultimi dodici mesi, da un debito pubblico già di per sé alto destinato a crescere ulteriormente a causa della pandemia (oltre al 155% del PIL), da seri problemi di adeguamento delle sue infrastrutture all’evoluzione tecnologica e alla digitalizzazione. Davanti alle complessità incontrate nella predisposizione del PNRR, relative all’entità delle risorse da distribuire tra i vari settori, alle modalità di governance del piano e al ruolo dei poteri pubblici nell’implementazione e nel monitoraggio dei risultati, alle riforme necessarie per accompagnare la sua attuazione, ai rischi che i progetti non siano realizzati entro il 2026 - anche per via dei non incoraggianti risultati nella spesa dei fondi ordinari europei nel passato - l'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione, ha esaminato quanto è stato fatto in altri Paesi europei. In particolare è stata condotta un’analisi dei Piani di ripresa e resilienza di cinque Stati membri dell’Unione, ossia Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Grecia, ....
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PROVVEDIMENTI LEGISLATIVI
PREVISTI DAL PNRR
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Dare concretezza agli impegni presi nel PNRR richiede la messa a punto di vari decreti attuativi: sul reclutamento della PA, le norme anti corruzione, la delega per la riforma del Codice degli appalti, la legge sulla concorrenza, ridurre i tempi della giustizia e la complessità del quadro normativo, la delega sul fisco e la riforma degli ammortizzatori sociali, ecc.. Già approvato il decreto-legge sulla governance del Piano, con prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di snellimento delle procedure (solo le riforme funzionali a garantire l’attuazione del PNRR dovrebbero essere ben 48). Vediamo nel dettaglio quali sono i provvedimenti e le scadenze per la loro attuazione ....
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Prossimi Eventi
18 GIUGNO >> Presentazione "Manifesto per riabitare l'Italia" Donzelli, parleranno con gli autori Sergio Cofferati e Pierluigi Stefanini (Canale Youtube il Diario del Lavoro, dalle ore 17 alle ore 18)
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"Leggere lo stradario di una città è estremamente interessante, è fonte di ispirazione perché metafora dell’ordine e del disordine urbano, delle sue certezze e dei suoi misteri, delle sue logiche e delle sue contraddizioni. Ho sempre pensato – forse erroneamente – che chi transita o abita in un qualsiasi corso Unione Sovietica (a Torino, ad esempio, dove peraltro la sede FIAT assume caratteri quasi monumentali) non possa rimanere del tutto insensibile al richiamo della storia. Insomma la toponomastica di una città da elemento ordinatore nasconde nelle sue pieghe molte sorprese, incide ed è condizionata dalla realtà e una sua rilettura è già di per sé una forma di flânerie a tavolino nel labirinto urbano."
Giampaolo Nuvolati, L'INPRETAZIONE DEI LUOGHI. FLÂNERIE COME ESPERIENZA DI VITA, edizioni Firenze Up, 2013
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"Viviamo nell'era dei dati. Ogni aspetto della nostra vita viene misurato e analizzato, spesso a nostra insaputa. Il processo per trasformare questa massa di dati in informazioni accessibili, e quindi in conoscenza del mondo, è noto come statistica o scienza dei dati. Ma questo processo non è solo una questione di competenza tecnica nel software e nelle formule matematiche ma una sfida nel trasformare i dati in conoscenza. Tali misurazioni sono quasi sempre una misura imperfetta di ciò a cui siamo veramente interessati e, in secondo luogo, tutto ciò che scegliamo di misurare differirà da luogo a luogo, da persona a persona e di volta in volta. Il problema è estrarre intuizioni significative da tutta questa variabilità apparentemente casuale."
Alan Agresti e Christine Franklin, L'ARTE E LA SCIENZA D'IMPARARE DAI DATI, Pearson editore, febbraio 2016
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Nel PNRR non è presente un esplicito legame con i vari target, anche se un legame può essere rintracciato nelle singole misure che prevedono un maggior impiego d’innovazione tecnologica o lo si può desumere nel loro potenziamento (es. assistenza territoriale). La prevenzione, aspetto fondamentale di un sistema sanitario, è un tassello disatteso dal PNRR: mancano riferimenti espliciti e significativi alla salute mentale, alla neuropsichiatria infantile e all’adolescenza, relegando di fatto investimenti residuali più indirizzati alla diagnosi e cura di malattie croniche senza una forte correlazione con i determinanti della salute che scaturiscono da comportamenti e dagli stili di vita (dipendenze, alimentazione e condizioni socioeconomiche), dall’ambiente (inquinamento e urbanizzazione) e dall’aspetto sociale (povertà, occupazione e scolarità). I servizi di prevenzione, smantellati di fatto negli anni, costituiscono servizi indispensabili da ricostruire e aggiornare nel SSN per sostenere una popolazione sana. Sull’assistenza domiciliare, gli investimenti orientati principalmente alla presa in carico dei pazienti con più patologie e non autosufficienti potrebbero essere non sufficienti a raggiungere l’obiettivo prefissato nel PNRR della presa in carico del 10% degli over-65. Manca inoltre, uno specifico riferimento a progetti di integrazione sociosanitaria. Sarebbe necessario procedere celermente con l’annunciata Legge quadro sulla Non Autosufficienza, la quale non è legata solo all’età e costituisce la cornice nella quale ricondurre la frammentarietà degli interventi: dalla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni con la piena integrazione sociosanitaria, alla valutazione multidimensionale dei bisogni per la presa in carico, alla riqualificazione del lavoro di cura e la formazione dei caregiver. Per quanto riguarda la medicina di genere occorre lavorare a monte sul sistema universitario e sulla ricerca, altro tassello molto debole del PNRR. Altra questione che appare debole all’interno dei PNRR, sono i progetti legati al potenziamento della ricerca biomedica per gli investimenti su tumori e malattie rare. Anche per la ricerca gli investimenti sembrano indirizzati più a progetti che favoriscono il trasferimento tecnologico (progetti/fattibilità) che ad una visione strategica del ruolo che deve assumere la ricerca in ambito sanitario dopo la pandemia. Nel PNRR si ravvisa lo sforzo, in termini di riforme e investimenti, per migliorare le dotazioni infrastrutturali e tecnologiche, la ricerca, l’innovazione e la formazione tecnico professionale digitale e manageriale del personale. Interventi anche per il miglioramento strutturale degli ospedali per norme sismiche. Affinché riforme e investimenti siano efficaci, occorre però sottolineare l’importanza di definire standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei sul territorio (in tal senso è previsto un decreto ministeriale). l tre miliardi destinati alla medicina territoriale riservati ai progetti rafforzamento delle "case di comunità e ospedali di comunità" oltre a essere insufficienti sia per colmare il gap territoriale che per l’effettiva presa in carico dei pazienti, disattendono la direzione verso un modello di una medicina di comunità. Le strutture intermedie per le cure e la continuità assistenziale adeguatamente finanziate e attrezzate, dovrebbero costituire i principali presidi per la cura, l’assistenza e la prevenzione primaria e secondaria a vantaggio dei bisogni dei territori e le aree interne. Non si ravvisa all’interno del PNRR un più ampio raccordo con il Distretto sanitario per perseguire la fattiva integrazione tra ambito sociale e sa- nitario né veri poli di riferimento, alternativi all’ospedale, in grado di raccogliere la domanda dei cittadini attraverso quel processo di connessione tra le diverse aree di prestazione medica. Si evince dai progetti del PNRR solo un rafforzamento al sostegno per l’assistenza domiciliare e la cronicità dei soggetti più fragili. È positivo l’impegno di definire, entro il 2021, standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei per l’assistenza territoriale e le strutture a essa deputate, ma sono indispensabili ulteriori risorse ordinare e corrispondenti piani di assunzioni di nuovo personale per rendere attuabili i progetti del PNRR. |
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Nuove Rigenerazioni | via Giovanni Battista Morgagni, 27 | 100161 Roma
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