Newsletter #11 - 1|07|2021 |
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Protagonisti del nostro futuro |
I posti di lavoro che ci sono vanno difesi, i posti di lavoro che mancano vanno creati. Sostenere solo una delle due facce del problema è sbagliato e controproducente. Gestirle insieme significa avviare una fase di transizione, certamente lunga, in cui servono strumenti e politiche per generare e combinare nuova domanda di lavoro e nuova offerta. Con la formazione, la mobilità, gli ammortizzatori sociali, la contrattazione. Se il motore dello sviluppo riprende a tirare ci saranno più occasioni di lavoro con cui affrontare le crisi. Altrimenti, una politica del lavoro fatta solo di salvagenti provvisori è destinata a far crescere la disoccupazione e precarizzare ulteriormente il lavoro (o dividere ancor di più il lavoro garantito da quello precario: per tempi, retribuzioni, diritti). È molto probabile, dato l’ammontare straordinario delle risorse previste dal PNRR, che il motore dello sviluppo si rimetta in moto. Il problema torna ad essere quello di sempre. Che tipo di sviluppo? Governato, orientato o lasciato ai liberi comportamenti del mercato? Che aumenta le diseguaglianze o le riduce? Che peggiora le condizioni ambientali o le migliora? Insomma: uno sviluppo sostenibile che produce lavoro sostenibile oppure no? E' difficle credere che la gestione del PNRR (malgrado gli indirizzi apprezzabili dell'UE) vada ovunque nella direzione giusta della riduzione delle disuguaglianze e del miglioramento ambientale. Perchè il PNRR si tradurrà in centinaia di progetti territorili senza una efficace capacità di governo, né nazionale, né regionale.
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Il Presidente
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QUALITA' DELL'ABITARE (PINQuA)
La Redazione dell’Associazione Nuove Ri-Generazioni ha esaminato, fino ad oggi, dodici idee progettuali di altrettante amministrazioni comunali, metropolitane e regionali che hanno partecipato al bando del Programma Nazionale per l’Innovazione e la Qualità dell’abitare (PINQuA).
In attesa di proseguire conla conoscenza di altre esperienze locali e approfondire i progetti che saranno ammessi al finanziamento ministeriale, avanziamo alcune prime riflessioni da poter utilizzare a livello territoriale.
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IGNORANTI QUEM PORTUM PETAT NULLUS SUUS VENTUS EST (Seneca, Lettere a Lucilio 62-65 d.C.)
Siamo un Paese di mare e per il sistema portuale e logistico italiano ciò rappresenta grandi potenzialità e presupposti per il rilancio del nostro Paese. Digitalizzazione e automazione trasformeranno il modo in cui i porti e i loro operatori gestiscono il traffico merci e passeggeri. Esaminare ciò che il futuro porterà ai porti è per molti aspetti un compito impegnativo, i forti disagi causati dalla diffusione del contagio da Covid-19 si sommano ai cambiamenti geopolitici, strategie commerciali soprattutto asiatiche e indiane, dazi e barriere tariffarie, digitalizzazione, decarbonizzazione, migrazioni, condizione mutate a causa dei cambiamenti climatici. Si apre una stagione nuova di confronto e contrattazione anche per la rigenerazione delle città che si affacciano sul mare. Perchè il mare è trasversale rispetto ai grandi temi dello sviluppo: mobilità sostenibile, efficienza energetica, istruzione, qualità del prodotto Made in Italy, qualità della filiera alimentare, occupazione, sicurezza, turismo, qualità ambientale e salute. Ma, come scriveva Seneca, nessun porto è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare.
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LA BELLEZZA SALVERA' IL MONDO (Dostoevsky, 1869)
Qualunque cosa si faccia accende il dibattito, sia che non si faccia nulla sia che si faccia qualcosa. Ma il punto è proprio questo: cosa è necessario fare per garantire la conservazione e nello stesso tempo dare a tutti la possibilità di accedere e conoscere queste preziose testimonianze storico-culturali che costellano le nostre città. Paesi come la Grecia e l’Italia, ricchissimi di reperti antichi, da tempo si devono confrontare con questo problema, e non siamo i soli. I casi dell'acropoli di Atene, la strada di montagna di Stalheimskleiva in Norvegia, l'antico aquedotto romano di Pont du Gard in Francia, il ritorno delle navi da crocera a Venezia, la ricostruzione dell'arena del Colosseo, tutti siti Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco sono al centro di dibattiti accesi sul futuro dell'arte.
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LE PRIORITA' SONO DETTATE DALLE EMERGENZE DEL PIANETA
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Le recenti scoperte degli scienziati che studiano il funzionamento del nostro pianeta sono senza dubbio della massima importanza per tutti noi. Quello che ci dicono è molto preoccupante. Tuttavia ci danno una speranza perché ci mostrano come poter agire indicandoci alcune priorità affinché la Terra possa avere un futuro. Siamo la prima generazione che, grazie alla scienza, è consapevole del fatto che stiamo mettendo in forse la possibilità del pianeta di favorire lo sviluppo dell’umanità. Abbiamo creato una nostra era geologica: l'antropocene, l'era degli esseri umani perché, in questo momento, siamo i principali fattori di cambiamento del pianeta. Se gli scienziati possono definire i limiti del mondo possono anche fornirci una mappa del percorso da seguire per uscire dalla crisi attuale e mostrarci non solo come evitare il collasso ma anche come assicurarci un futuro. Ora sappiamo che il mondo ha nove limiti e quali rischi corriamo. Quello che vediamo intorno a noi ci fornisce delle prove concrete delle criticità esistenti ora dobbiamo solo agire, quello che faremo tra il 2020 e il 2030 sarà decisivo per il futuro dell’umanità. Non è quindi un caso se l’ONU, nel 2015, a individuato 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030. Il futuro è nelle nostre mani e ciò comporta la necessità di agire in modo deciso. La contrattazione da parte del sindacato negli ambienti di lavoro e nei territori, le sollecitazioni sociali, ambientali ed economiche delle associazioni e della società civile verso politica e istituzioni possono fare la loro parte per mantenere le nostre città, il nostro Paese resilienti contribuendo per questa via a garantire un futuro al pianeta. Le priorità da seguire sono sotto i nostri occhi.
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"Una donna per scrivere un romanzo deve avere del denaro e una stanza tutta per sé” afferma Woolf davanti a un pubblico di studentesse di Cambridge nel 1928. E’ proprio nel luogo dell’esclusione femminile che Woolf vuole smantellare con questo saggio la cultura sessista ed elitaria. Ne esce un manifesto della cultura femminista e una rilettura del rapporto donna-scrittura che smaschera finalmente il privilegio maschile e le disparità di genere".
VIRGINIA WOLF Una stanza tutta per sè, Einaudi editore, 2016
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"Lo storico dell’arte Tomaso Montanari punta il dito contro lo sfruttamento dei centri storici delle città italiane, portando all’attenzione esempi di fatti accaduti negli ultimi anni a Firenze (dove si affittano gli Uffici per sfilate di moda), Roma (dove si delira di piste da sci al Circo Massimo), Napoli (dove si progettano megaeventi mentre le chiese crollano e le biblioteche vengono razziate), l’Aquila (che giace ancora in rovina mentre i cittadini sono “deportati” nelle new town.”
TOMMASO MONTANARI Le pietre e il popolo ed. Feltrinelli, 2013
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"In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato (come Cartagine, che fu rasa al suolo da Roma nel 146 a.C.); quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, scacciando gli autoctoni e i loro dèi (come Tenochtitlán, la capitale degli Aztechi che i conquistadores spagnoli annientarono nel 1521 per poi costruire sulle sue rovine Città del Messico); o, infine, quando gli abitanti perdono la memoria di sé (..)Come accade a chi perde la memoria, anche le città, quando sono colte da amnesia collettiva, tendono a dimenticare la propria dignità. Le città storiche sono insidiate dalla resa a una falsa modernità, dallo spopolamento, dall'oblio di sé. Di questa minaccia, e dei rimedi possibili, Venezia è supremo esempio. Dobbiamo ritrovarne l'anima, rivendicare il diritto alla città. "
SALVATORE SETTIS Se Venezia muore, Einaudi ed., 2014
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Dalla prospettiva del Goal 4 Istruzione di qualità, diversi interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possono avere un impatto significativo, ciò nonostante emerge che l’intervento per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia (in base alla suddivisione prevista di 152mila posti in più per le bambine e i bambini 0-3 e 76mila posti per 3-6 anni), non è sufficiente ad assicurare l’obiettivo europeo del raggiungimento di un tasso di copertura del 33% in ciascuna Regione, e la gratuità per le famiglie. Anche il Piano di estensione del tempo pieno e mense (960 milioni) va segnalato, visto che in questo caso la descrizione dell’intervento non consente di comprendere la sottostante strategia complessiva di estensione del tempo scuola né se l’investimento sia sufficiente, in particolare in direzione del superamento dei divari territoriali nell’offerta del servizio. Inoltre, gli investimenti previsti per l’edilizia scolastica pur essendo un’occasione preziosa per intervenire sui necessari adeguamenti di sicurezza e sostenibilità oltre che sul rinnovamento degli spazi di apprendimento, non hanno risorse sufficienti alle attese e l’intervento soffre di una mancanza di visione in grado di stabilire gli ordini di priorità. |
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Il tema del Goal 5 Parità di genere, al contrario di quanto dichiarato nel PNRR presenta molte ombre. Nel sottolineare la potenziale spinta propulsiva all’occupazione femminile nonché al miglioramento delle condizioni di partecipazione nei ruoli dirigenziali di alto livello delle donne, il Piano si limita a parlare di conciliazione e non di condivisione del carico familiare; le risorse per i servizi all'istruzione appaiono insufficienti a coprire il gap di copertura di asili rispetto ai bambini e alle bambine; manca una legge quadro sulla non autosufficienza e servirebbero risorse più cospicue per l’ampliamento e il rafforzamento delle infrastrutture socio-assistenziali su tutto il territorio nell’ottica di approntare un’assistenza qualificata e anche di prossimità. Il potenziamento e l’ammodernamento dell’offerta turistica e culturale, potranno generare significative ricadute occupazionali su settori a forte presenza femminile ma, sia al settore del rurismo sia a quello del rafforzamento dell'imprenditoria femminile, servirebbero risorse più aedguate dei soli 400 ml previsti. Non risulta sufficientemente chiara la modalità della “certificazione di genere” inserita nel PNRR come progetto pilota. Sarebbe da considerarsi positivo l’inserimento nei bandi di gara, per le imprese che parteciperanno ai progetti del PNRR, di specifiche clausole (cd. clausole di proporzionalità), dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne (non al di sotto del 40%), se solo fossero presenti chiare indicazioni degli ambiti di applicazione come di eventuali sanzioni. La creazione di posti di lavoro nei cosiddetti settori green potrebbe accrescere non solo l’occupazione giovanile ma anche quella femminile, che però il Piano non cita espressamente e rispetto a cui andrebbero previsti nella fase di attuazione misure e strumenti di facilitazione per l’accesso delle donne.
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Nuove Rigenerazioni | via Giovanni Battista Morgagni, 27 | 100161 Roma
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