di Serena Moriondo
L’Agenda 2030 prevede un programma di investimenti e incentivi con il fine di trovare nuovi modi per rendere più sostenibili le città in cui viviamo. Tra gli obiettivi auspicati quello di garantire alloggi salubri e adeguati, sistemi di trasporti accessibili e sostenibili e la realizzazione di strade sicure con trasporti pubblici potenziati.
In una società in costante mutamento è necessario comprendere e capire quali siano le necessità e le sfide che devono essere affrontate tenendo in considerazione i bisogni e i desideri di chi abita le nostre città, i nostri paesi, i nostri borghi, nessuno escluso.
Non dimentichiamo, infatti, che la Commissione Europea ha dichiarato che l’housing exclusion – ovvero l’essere privi di una casa, e di una casa dignitosa – è forse la manifestazione più seria della povertà e dell’esclusione sociale nella nostra società.
Secondo il rapporto Nomisma su “Abitare e Famiglie” presentato a metà 2022, in Italia la difficoltà nel pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 27,9% al 31,4% e cresce la domanda di forme di un “abitare arricchito”, cioè di servizi in grado di sostenere una condizione nella quale una famiglia su quattro (dato in aumento) ha una persona con un bisogno di cura tra i suoi componenti.
La stessa missione V del PNRR Italia, “Inclusione e Coesione”, considera la casa come perno intorno a cui ruota la costruzione di un’infrastruttura sociale.
Trattare il tema significa, quindi, affrontare contestualmente più sfide: contrasto al disagio abitativo; squilibri territoriali tra domande e offerta abitativa; nuove esigenze abitative.
In questo quadro il social housing o edilizia residenziale sociale o, più semplicemnete, edilizia sociale, è un modello nato anni fa per garantire alloggi adeguati attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie con difficoltà nel trovare casa alle condizioni di mercato e che non hanno il diritto di accedere all’edilizia popolare.
Ma se a prima vista potrebbe ricordare il modello delle case popolari previste dal PEEP (Piano di edilizia economica popolare) introdotto nel lontano 1962, in realtà, si tratta di un concetto molto diverso.
Oggi, infatti, questo modello rappresenta molto di più: partecipando attivamente ai processi di rigenerazione e allo sviluppo urbano, sono presidi di comunità, hub sociali in grado di generare valore sociale ed economico nei vari contesti. Si rivolge ai giovani, single, anziani, coppie, persone con disabilità e non si basa solo su graduatorie come nell’assegnazione di appartamenti di edilizia popolare.
Si tratta, infatti, di una tipologia di intervento che aspira a risolvere con un unico progetto più problematiche, offrendo nuove opportunità non solo al singolo ma all'intera comunità. In allegato una nota dedicata al tema.
Link: Social_Housing_il_progetto_delledilizia_sociale_sostenibile_def_-_Moriondo_02022023_.pdf
* Nell'immagine, i sassi di Matera nel quadro di Michele Volpicella, The Narrow House (La Casa Stretta), 2014