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DIPINTO LORENZA PASQUALI MILANOdi Serena Moriondo

Un articolo, apparso su La Stampa di oggi (20 febbraio), spiega come si registri una fuga da Milano a causa degli affitti che sono troppo onerosi, tant’è che molti lavoratori si trasferiscono in Piemonte diventando dei pendolari, esattamente il contrario della città dei 15 minuti, il progetto mutuato dall’esperienza di Parigi, promosso dal sindaco Sala.

Milano in 15 minuti” prevede la realizzazione di quartieri forniti di tutti i servizi utili al cittadino, come piazze, poliambulatori, uffici per le pratiche pubbliche, in modo che tutto si possa svolgere all’interno del proprio centro abitato, con una distanza massima di 1,5 km da casa. La casa, dunque, rimane un problema aperto.

Attraverso il contributo di vari studiosi ed esperti, seppur in modo frammentato, possiamo trovare un quadro piuttosto esaustivo sul tema casa in Italia. E, nello specifico caso, forniscono tutti un quadro molto preoccupato della drammatica condizione abitativa a Milano per un numero di famiglie e individui sempre più significativo: caro affitti, sfratti, aumento esponenziale dei senzacasa, processi di gentrificazione; a fronte dei quali, tra l’altro, non sembrano intravedersi politiche di contrasto efficaci, anche se non manca qualche segnale di speranza relativi ad alcuni programmi volti a facilitare l’accesso dei giovani ad abitazioni in affitto (Margherita Bernardi, Francesca Cognetti e Anna Delera, "Di-stanza. La casa a Milano in tempi di Covid 19", LetteraVentidue, 2021.

Milano, è stata descritta da molti come la città delle “attrazioni” (Padovani, 2019), luogo elettivo di molti giovani che scelgono quella città come territorio da cui partire, con un occhio all’Europa (Chiaretti, 2019). La crescita degli abitanti milanesi è quindi legata all’arrivo di numerosi lavoratori in cerca di opportunità, un segmento di popolazione per lo più di giovani tra i 20 e i 40 anni che rappresentano circa un quarto della popolazione totale. E non vi è dubbio che, rispetto a questi “abitanti in movimento” (Chiaretti, 2017), Milano esprima un particolare interesse, ma è altrettanto evidente che questa attrattività è stata messa in crisi dalla pandemia e dall'impoverimento delle famiglie, tanto da richiedere una valutazione sulla tenuta di questo modello, rivedendo anche in parte modi e tendenze di sviluppo.

"A Milano -  si legge nel libro delle tre autrici - “si ha l’esempio plastico della capacità dei capitali finanziari di cogliere occasioni dentro una crisi strutturale di sistema. Una dinamica quasi scollegata dai fondamentali economici, sintetizzabile nell’inedita formula: città vs cittadini: dove lo sviluppo urbano e periurbano della prima non passa più dallo sviluppo sociale e dai destini dei secondi. Il settore pubblico degli anni a venire andrà giudicato dalle capacità di sapere prendere decisioni rispetto a questa dissonanza”. 

A Milano siamo in presenza di quel diffuso regime proprietario che connota l’Italia in una dimensione che, nelle città, non è paragonabile con quella di altri Paesi. E' soprattutto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale che la proprietà della casa si diffonde massicciamente, favorita da politiche che, con la concessione del suolo urbano a prezzi ridotti, con la facilitazione di mutui agli acquirenti e con incentivi al settore edilizio sollecitavano il consenso insieme dei costruttori e di una popolazione di lavoratori e lavoratrici che, in un momento di stabilità del lavoro, riponeva la sua sicurezza economica e affettiva nella proprietà della casa. A questi si sono aggiunti i grandi patrimoni immobiliari privati e pubblici, che in città come Milano e Roma hanno accresciuto il loro peso.

Insomma, siamo in presenza di un sistema complesso sul quale si inseriscono le dinamiche più recenti (es.pandemia) determinate dai grandi interessi finanziari che dal controllo del patrimonio edilizio urbano tendono a ricavare il massimo del profitto.

Cosicché, mentre i quartieri pubblici di edilizia sociale, sguarniti e maltenuti boccheggiano sotto la pressione crescente delle famiglie sfrattate, dei nuovi poveri, dei migranti, nelle posizioni urbane più attrattive si concentra e moltiplica un patrimonio edilizio appartenente a finanziarie spesso straniere attratte dal nuovo ruolo di Milano in campo internazionale. Queste - si legge - creano un circuito totalmente autoregolato con affitti altissimi, per i propri dipendenti, i propri dirigenti, i propri uffici di rappresentanza;" dando lavoro, contemporaneamente, a un numero di persone di servizio, per pulizie, guardianie, sorveglianza e altro. Si aggiunga che questi grossi interventi, se inseriti in zone caratterizzate da palazzi borghesi o signorili – come nel caso del nuovo quartiere di City Life – generano effetti “di trascinamento”sul livello dei canoni di affitto qui praticati; ma, in generale, anche se in zone più modeste o popolari, la loro presenza si ripercuote inevitabilmente sui prezzi dei servizi urbani circostanti.

A fianco di tali iniziative, si è assistito negli ultimi anni a un moltiplicarsi di attività da parte dei numerosi piccoli e meno piccoli proprietari che le proprie difficoltà economiche e/o le opportunità del mercato invogliano alla messa a frutto dei loro alloggi per affitti brevi a turisti o a quegli studenti fuori sede che la nota carenza pubblica di accoglienza, anche dei campus universitari, induce ad arrangiarsi in un mercato selvaggio. Questi processi mentre penalizzano alberghi e strutture di accoglienza tradizionali, sottraggono contemporaneamente occasioni di affitto stabile, accessibile per le famiglie, portando a una progressiva riduzione dell’offerta abitativa all’interno della città storica e alla contemporanea espulsione di individui e famiglie a basso reddito in sempre più lontane periferie o nei comuni dell’hinterland (a loro volta sottoposti a tensioni dagli esiti ancora incogniti) con ricadute quindi sul contesto territoriale più ampio.”

Rispetto a questa situazione – scrivono le autrici – “appare centrale rafforzare le politiche per l’accesso alla casa, così come ragionare su nuove politiche per la locazione, in controtendenza rispetto al periodo passato. Ciò in nome di una vera e propria “difesa”, non solo delle fasce più deboli della popolazione ma del carattere, del volto complessivo della città. 

Questi problemi non sono solo di Milano ma investono in modo vario tutte le metropoli europee, dove alcuni amministratori pubblici – o più spesso amministratrici – stanno sperimentando interventi anche di controllo avvalendosi pragmaticamente di molteplici strumenti e di buon senso. Nel testo, per esempio, si fa riferimento a più casi:

  • quello di Berlino, dove il costo degli affitti, enormemente aumentato negli ultimi lustri, è stato calmierato e congelato per cinque anni in tutti gli immobili precedenti il 2014, riconoscendo però un risarcimento ai proprietari; l’amministrazione pubblica ha inoltre acquisito tramite una sua società immobiliare, con un investimento di 360 milioni di euro, 8000 alloggi da rimettere sul mercato attraverso affitti calmierati
  • quello di Barcellona, dove la sindaca Ada Colau, in difesa del centro della città per la popolazione popolare che lo abita, oltre ad aver revocato le licenze a 597 appartamenti turistici, ha imposto che 194 alloggi appartenenti a quattrodici banche e tenuti vuoti per usi turistici, fossero dati in affitto, minacciandone l’esproprio e la rivendita sul mercato al 50% del loro prezzo.

Per non parlare di Lisbona e di Porto, dove numerosi sono i provvedimenti delle amministrazioni locali messi in campo per proteggere i loro centri storici dagli stravolgimenti sociali determinati da un indiscriminato uso turistico. O, ancora, come abbiamo accennato all’inizio, all’esperienza condotta a Parigi, dove la sindaca Anne Hidalgo ha introdotto severi controlli sugli affitti brevi a scopo turistico nel centro della città.

In tutti questi casi, scrive Bianca Bottero - già docente di Tecnologia dell’architettura e Progettazione ambientale presso la seconda Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano -  commentando il libro "i programmi e le politiche volti a favorire l’accesso alla casa non si esprimono attraverso incentivi alla proprietà come è sempre avvenuto in Italia (es. decreto Sostegni bis per l’acquisto della casa da parte dei giovani sotto i 36 anni che il Governo italiano ha emanato qualche tempo fa, adeguandosi alla nostra tradizionale politica di appoggio alla proprietà privata della casa), ma privilegiando strumenti che garantiscano una maggiore fluidità nell’utilizzo del patrimonio edilizio sia privato sia pubblico attraverso l’affitto, anche per rispondere a quella specifica esigenza di mobilità e di libertà di movimento che è propria della nostra società, specie nelle fasce più giovani."

E’ quini indispensabile, scrivono le autrici, “affrontare il difficile tema dell’equità dell’offerta abitativa utilizzando soprattutto strumenti che amplino e controllino il patrimonio edilizio destinato all’affitto, favorendo una interpretazione del bisogno di casa come parte di una strategia urbana ecologica in senso lato, che ha nel capitale umano la guida prioritaria per una riconsiderazione della città come bene comune da difendere.”

Una proposta positiva in questo senso parrebbe essere quella contenuta nei programmi di rigenerazione urbana promossi su scala nazionale, nei quali si sottolinea la necessità che l’abitare – come noi, dell’Associazione Nuove Ri-Generazioni, abbiamo più volte sostenuto - sia studiato come sistema integrato con servizi di prossimità, valorizzando le qualità ambientali e i luoghi d’incontro e socializzazione nella logica dei due welfare: delle persone e del territorio.

In un altro interessante libro, "Il mercato della casa. Domanda, offerta, tassazione e spesa pubblica"di Gianni Guerrieri, viene posta la necessità di un equilibrio nel mercato residenziale, non in grado, quest'ultimo, di poter assicurare automaticamente alle famiglie la possibilità di accedere al bene primario dell'abitazione principale. Il libro è un invito alla riflessione, con gli strumenti dell'economia politica, sul funzionamento del mercato della casa, sul ruolo della tassazione e della spesa pubblica, in particolare in Italia. Si prendono perciò in esame le diverse componenti della domanda e dell'offerta, partendo dalla descrizione dei comportamenti di famiglie e imprese sul mercato della proprietà e della locazione. Anche in questo caso viene evidenziato come Il ruolo dell'intervento pubblico risulti essenziale per poter assicurare il "diritto all'abitare". 

* Nell'immagine, "ricordando milano " acquerello polimaterico 21x29 di Lorenza Pasquali