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Foto Sateriale recentedi Gaetano Sateriale, Coordinatore di CERS, coordinamento Emilia Romagna sostenibile 2030

Si è tenuto oggi a Roma un importante evento organizzato da ASviS per richiamare l’attenzione sull’introduzione un anno fa nella Costituzione di alcuni concetti fondamentali dell’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo ambientalmente, socialmente, economicamente sostenibile (articoli 9 e 41). E soprattutto per verificare cosa si è fatto da allora in termini legislativi e reali nella direzione di una salvaguardia del pianeta in favore delle generazioni future. Il Presidente Stefanini è stato esplicito fin dalla sua apertura.

È necessario cambiare il modello di sviluppo attuale che ci porta nella direzione opposta a quella prescritta: cioè al peggioramento delle condizioni ambientali, sociali ed economiche. Tutti coloro che sono intervenuti hanno riconosciuto il fatto che l’invasione russa dell’Ucraina ha non solo resi più complessi gli scenari ma addirittura, con la crisi energetica, ha introdotto tentazioni di rallentamento dei processi di diversificazione e di reintroduzione dei combustibili fossili che sono i maggiori responsabili dell’inquinamento, del cambiamento climatico, della siccità che sta già diventando un’emergenza non più solo estiva anche per il nostro Paese. È emersa quindi la volontà di riprendere le strategie della sostenibilità e senza perdere tempo tradurle in politiche nazionali e territoriali attive.

Giuliano Amato, con la sua abituale competenza ed efficacia espositiva, ha ricordato che l’idea di ambiente era già presente nella cultura anche costituzionale ma si pensava a un ambiente circoscritto: a che danni poteva fare lo sversamento da parte di una fabbrica di sostanze inquinanti nel fiume accanto allo stabilimento o i danni di una ciminiera alla qualità dell’aria di quella città. Con le modifiche introdotte invece si pensa al contributo di questi danni alle crisi planetarie non più solo locali. Poi ha richiamato il fatto che l’UE prima dell’Italia ha avviato politiche e vincoli coerenti con l’Agenda ONU e che noi abbiamo (da sempre) preferito i rinvii delle decisioni strategiche e l’uso dei “Bonus” compensativi alle politiche attive. E che è necessario che la legificazione guardi al futuro (alle nuove generazioni) e non al presente e al breve periodo.

Simone Morandini ha richiamato la necessità di tenere sempre insieme (come nell’enciclica “Laudato si’”) l’idea del benessere ambientale con quello sociale e della tutela della biodiversità: le politiche separate producono la crescita delle diseguaglianze e la riduzione delle biodiversità.

Enrico Giovannini (che al momento del voto in parlamento era Ministro) ha giustamente richiamato la necessità di tradurre quei principi costituzionali in leggi e politiche reali e che per far questo c’è bisogno di nuove e maggiori competenze da introdurre nella politica, nei ministeri  e nella pubblica amministrazione nelle sue varie articolazioni. Senza delle quali anche i provvedimenti legislativi di misurazione e verifica delle tendenze restano lettera morta.

A questi interventi ha fatto seguito una serie di confronti sulle tematiche ambientali in cui (almeno a mio parere) è riapparso il tema dell’ambiente e delle sue emergenze come tema distaccato dai principi della sostenibilità sociale ed economica.

Non si vuole qui riassumere una discussione così ricca e utile che può essere rivista sul sito di ASviS. Ma una domanda viene spontanea, come si dice: che ruolo ha il lavoro in tutto questo? È un volano strategico per il nuovo modello di sviluppo o un ostacolo alle necessarie politiche di riconversione? Nella discussione si sono sentite varie opinioni ma mancava uno dei protagonisti, cioè il sindacato.

Link: Per rivedere il webinar ASviS