di Serena Moriondo
E' ciò che è successo alle primarie PD di domenica.
Così una donna, per la prima volta, sarà alla guida di un partito di sinistra, all’opposizione e forse conseguirà, non da sola, il cambiamento che in molti attendono.
Elly Schlein ha avuto un’apertura di credito, ma, come hanno detto in molti, a perderla ci vuole poco. Per conservarla dovrà tirar fuori le idee giuste, obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per uno sviluppo che sia davvero sostenibile: la lotta alla povertà, l’eliminazione delle disuguaglianze, il contrasto al cambiamento climatico, il raggiugimento di un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti, per citarne solo alcune.
In sostanza, tornare a parlare di un modello diverso di società che ricostruisca la speranza ma anche maggior vigore all’impegno e alla creatività necessari ad ogni buon cambiamento. Un’opportunità per migliorare la qualità della vita delle persone, a partire dai più fragili, e salvare il pianeta.
L'obiettivo è tanto ambizioso quanto assolutamente necessario e non bisogna guardare altrove per capire quali siano le priorità e come sia necessario agire: è sufficiente guardare con occhi diversi la povertà e la ricchezza, i luoghi che abitiamo, l’ambiente in cui viviamo.
Potrebbe essere illuminante, in tal senso, leggere l’ultimo Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), che analizza i progressi verso ciascun obiettivo dell’Europa e dell’Italia, dove emerge un messaggio molto semplice e preciso: il tempo a nostra disposizione sta finendo e gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell'ONU devono essere la “stella polare” delle decisioni quotidiane dei cittadini e, soprattutto, delle decisioni governative di tutti i Paesi.
Le Regioni hanno un ruolo fondamentale nell’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, a dirlo la stessa Unione europea, e questo viene riconosciuto nella Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile ora (si spera) in fase di revisione (e non di stallo).Tuttavia l’impegno che le Regioni hanno finora portato avanti in termini di sviluppo sostenibile è del tutto marginale e non omogeneo. Ciò vale anche per le Agende Urbane delle nostre Città, che sono al centro delle ingenti risorse destinate dal PNRR e dai Fondi strutturali europei, ma che stentano a decollare.
Secondo la Relazione annuale 2022 della Corte dei conti sui "rapporti finanziari Italia/UE e sull'utilizzo dei fondi europei", l’Italia prende, per la prima volta, dalla UE più di quel che versa, senza avere però la capacità di spendere i fondi ricevuti. Situazione che non potrà che aggravarsi di fronte ai pericoli che, più volte segnalati su questo sito, si dimostrano sempe più concreti e reali con l’avanzare del regionalismo differenziato.
I temi e le priorità indicate dall’Agenda 2030 richiedono un rovesciamento politico globale affinché nessuno resti indietro, nessuno rischi di morire su una spiaggia, come è avvenuto ieri in Calabria, alla ricerca di un futuro migliore. "Un argomento che raramente - come scrive A.Pogliano nel libro "Media, politica e migrazioni in Europa" (Carocci ed, 2019) - lascia indifferenti, che facilmente indigna, spaventa o commuove; uno dei pochi marcatori di orientamento politico (e forse morale) ancora dotati di una certa efficacia, in confusione ideologica e appartenenze volatili".
Le indicazioni dell'Agenda 2030 indicano una direzione da seguire. Possono avvalersene tutte le forze progressiste del Paese, compresa la Cgil, che si appresta, fra poche settimane, ad aprire i lavori del XIX Congresso nazionale ma che, finora, nei propri documenti congressuali e nei vari dibattiti non ha fatto emergere con chiarezza come, la più grande Organizzazione italiana in rappresenta del mondo del lavoro, intenda raggiungere lo sviluppo sostenibile di cui il Paese ha bisogno.
Il difficile, insomma, inizia ora ma la rotta è tracciata, non perdere la bussola deve essere la priorità.
Link: asvis_lAgenda_2030.pdf