di Serena Moriondo
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destina complessivamente 48 miliardi di euro alla digitalizzazione (circa il 25% delle risorse di tutto il PNRR). Una parte di essi, circa 6 miliardi di euro, secondo il Dipartimento per la trasformazione digitale, sarà utilizzata per rendere più efficiente la pubblica amministrazione. Siamo il primo Paese ad usufruirne in Europa.
Le risorse del piano Ngeu assegnate ai singoli Stati e la loro suddivisione tra digitalizzazione e transizione ecologica sono ben visibili nell'infografica a lato.
Secondo i dati analizzati da OpenPolis, saranno soprattutto i Comuni a beneficiare di questi investimenti con circa il 95% delle risorse. Al primo posto troviamo Roma capitale con circa 9,6 milioni di euro già assegnati. Seguono, tra le prime posizioni, Napoli (8,1 milioni), Torino (8), Firenze (8), Verona (7,9), Milano (7,1 milioni).
Tra le Regioni, sarà la Lombardia a ricevere più fondi (326,4 milioni di euro). Seguono Veneto (192,5 ml), Piemonte (150,2 ml), Campania (146,3 ml) e Sicilia (115,7 ml).
La restante parte andrà invece alle scuole (3,5%) e a “una miriade di altre componenti della Pa a livello locale” come agenzie regionali, camere di commercio, ordini professionali, comunità montane, aziende sanitarie e ospedaliere (1,5%). In quest’ultimo caso occorre ricordare che altri investimenti per la digitalizzazione sono previsti nell’ambito delle misure del PNRR per la sanità. Complessivamente tali enti, per il momento, hanno avuto accesso solo ai fondi per il potenziamento del sistema di identità digitale per le app PagoPA e IO.
Per quanto riguarda, infatti, gli interventi finanziati, al primo posto troviamo gli investimenti per migliorare l’esperienza del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione (787,5 milioni), al secondo posto gli investimenti sul cloud (558,8 ml).
OpenPolis nell'evidenziare come finora le risorse destinate agli enti locali per la digitalizzazione ammontino a circa 1,78 miliardi, segnala anche un'anomalia: il dato non è in linea con quanto dichiarato dal Dipartimento che parla di una cifra superiore ai 2 miliardi. Il disallineamento - 251 milioni di euro circa - sarebbe dovuto al fatto, estremamente serio, che “alcune amministrazioni pur risultando beneficiarie degli investimenti hanno successivamente deciso di rinunciarvi“. Tali risorse dovranno perciò essere riallocate.
Questo fatto potrebbe essere legato a un problema di competenze, è infatti possibile che “le PA locali non siano in grado di adempiere alle numerose e complesse procedure richieste dal PNRR per accedere alle risorse” e che “vista l’enorme mole di adempimenti burocratici di cui occuparsi, i responsabili di alcuni enti abbiano deciso di tirarsi indietro“. Inoltre le rinunce potrebbero essere collegate al fatto che l’importo assegnato non sia sufficiente a coprire l’intero costo del progetto – “in questo caso l’ente beneficiario che non sia riuscito a sopperire ai fondi mancanti si è visto costretto a rinunciare” – o alla concomitante vittoria di altri bandi non facenti parte del PNRR.
Sostenibilità e digitalizzazione costituiscono fattori di cambiamento culturale e operativo, che interessano il nostro Paese come gli altri Stati dell'Unione Europea, il mondo delle imprese quanto gli enti pubblici, a prescindere da natura e dimensione degli stessi. Ciò dovrebbe spingerci all’assunzione di nuovi compiti e responsabilità.
In questo caso, per chiudere parafrasando la frase di Albert Szent-Gyorgyi, scopriamo l'acqua calda. Infatti, i problemi che affliggono la Pubblica Amministrazione sono noti da tempo, in primis la carenza di dotazioni organiche adeguate alla fase in corso, professionalmente preparate e remunerazioni ancora non allineate ai nuovi obiettivi strategici ma anche la mancanza di piani tecnologici avanzati e i conseguenti investimenti oltre che strutture di governance e controllo in grado di assicurare una gestione efficace e prudente, ad esempio, dei rischi da minacce informatiche. Il fatto è che, da altrettanto tempo, nessuno pensa seriamente a risolverli.
* Albert Szent-Gyorgyi, premio Nobel per la medicina nel 1937