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Foto tetti verdidi Serena Moriondo

I “tetti verdi” non sono una novità ma fino ad ora in Italia questa pratica non si è diffusa, nonostante una norma in tal senso ci sia già, si tratta  della Legge 10/2013 ”Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, che invita i Comuni a emanare norme per favorire nei piani urbanistici la diffusione del verde anche nelle coperture. La stessa Commissione Europea, nella direttiva UE 2018/844 sottolinea l’importanza di soluzioni di tipo naturale, quali: “una vegetazione stradale ben progettata, i tetti verdi e i muri che garantiscano isolamento e ombreggiamento agli edifici, contribuiscono a ridurre la domanda di energia, limitando la necessità di riscaldamento e rinfrescamento e migliorando la prestazione energetica di un edificio”.

Queste soluzioni hanno un ottimo effetto isolante, contribuiscono a ridurre il fabbisogno energetico di un edificio nelle stagioni fredde e a mantenerlo più fresco in quelle calde, contrastando le cosidette ondate di calore. Ma i vantaggi non finiscono qui.

Oltre al risparmio energetico e all’assorbimento della CO2 presente nell’atmosfera che migliora la qualità dell’aria urbana, come spiegano gli esperti, i tetti verdi contribuiscono a diminuire le infiltrazioni d'acqua. In certi casi, specie d’estate, le infiltrazioni di acqua vengono quasi totalmente eliminate. Un tetto verde ben progettato assorbe la pioggia fino al 90% della quantità che di solito defluisce nelle apposite canaline esterne, riducendo così tra l’altro il carico idrico delle fognature. Infine garantiscono la filtrazione dell’acqua e una sua depurazione naturale. L’acqua piovana, così filtrata, debitamente raccolta è decisamente meno inquinata e con una minore presenza di metalli pesanti: una ricerca dell’Università di Karlsruhe ha evidenziato che la presenza rame, zinco, cadmio e piombo, grazie alla presenza di coperture verdi si riduce del 92-99% la loro presenza d’estate e del 84-91% d’inverno.

Foto orti urbani 3234 orti alti startupCosì come gli orti urbani, spesso veri e propri spazi urbani sottratti all'incuria,  un fenomeno in crescita in tante parti del mondo anche i tetti verdi possono essere occasione di socializzazione e, come dimostrano molti studi di urbanistica e sociologia, laddove cresce bellezza c’è anche maggiore armonia sociale. 

Ancora una volta, l’approccio della città di Rotterdam, all'avanguardia su questi temi, è interessante; i tetti diventano vere e proprie fattorie. La Dakakker (fattoria sul tetto) dispone di uno stoccaggio avanzato dell’acqua piovana, aiuole, alveari, anche galline e un famoso caffè. Naturalmente, un programma di tetto verde richiede ai proprietari di edifici privati ​​di farsi promotori. Rotterdam sovvenziona i proprietari che realizzano l’inverdimento dei tetti che intercettano quantità significative di acqua piovana. Nel 2021, Rotterdam disponeva di 46 ettari di tetti verdi, pari a circa 0,5 metri quadrati per residente.

Foto la fattoria rotterdam dakakker schieblock 28La città svizzera di Basilea è in testa al pianeta con 5,7 m² di tetti verdi a persona (a partire dal 2019). Basilea ha avuto incentivi e leggi che richiedono tetti verdi dalla fine degli anni Novanta; questo evidenzia il valore di mettere in atto le normative in anticipo. Il principio sembra funzionare anche per le città più grandi: Tokyo ha reso obbligatori i tetti verdi dal 2000 e ne possiede circa 250 ettari.

I tetti verdi, a differenza dei giardini pensili, sono relativamente leggeri e possono anche essere installati su superfici inclinate e ondulate, non necessariamente piane. Anche i costi sono abbastanza contenuti (progettazione, installazione, manutenzione) , nel tempo assicurano vari vantaggi anche economici. In ogni modo, prima di poter realizzare un tetto verde, è necessario verificare i vari aspetti autorizzativi (normativa locale, specialmente in zone dove sono presenti forti vincoli paesaggistici e regolamento condominiale) e tecnici, in particolare la resistenza del tetto. 

Il riferimento di base per la progettazione e l’esecuzione di un tetto verde è la norma UNI 11235:2015 “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture a verde”. In questa norma ci sono utili riferimenti per diversi aspetti tecnici della copertura verde, come la capacità agronomica e drenante, il controllo dell’aerazione dello strato colturale, la manutenzione della vegetazione, la resistenza agli attacchi biologici e di microorganismi e l’attitudine alla biodiversità di cui si è parlato nel paragrafo precedente.

Sarebbe innovativo se, anche la CGIL, iniziasse a progettare le proprie sedi con tetti verdi: da quando, nel 1893, le Camere del Lavoro in Italia erano 16 (Milano, Torino, Piacenza, Venezia, Brescia, Roma, Bologna, Parma, Padova, Pavia, Cremona, Firenze, Verona, Monza, Bergamo, Napoli) si è passati a diverse migliaia in ogni regione. E' pertanto evidente come il loro contributo potrebbe essere un altro concreto passo verso la sostenibilità declinata dall'Agenda 2030, all'interno di ogni zona urbana.