Il centro di ricerca del Politecnico di Milano, Energy & Strategy Group, ha realizzato lo Smart Building Report nel quale emerge che la maggior parte del patrimonio immobiliare italiano è costituito dal 92% da immobili residenziali e l’8% da quelli non residenziali. Un dato positivo, seppur non ancora ottimale, è quello del consumo energetico, infatti si registra un calo negli ultimi due anni: si è passati infatti dai 30,7 Mtep del 2020 a un consumo medio di 170 kWh/mq per il residenziale e di 230 kWh/mq per il non residenziale. Questo deve permetterci di puntare sempre di più verso gli obiettivi della Renovation Wave Strategy europea per il 2030, che vuole portare a -18% i consumi per il riscaldamento e il raffrescamento, -60% di emissioni, -14% dei consumi di energia rispetto ai dati 2015 insieme a un tasso doppio di ristrutturazioni.
Nel 2021 c'è stato un aumento degli investimenti nell'edilizia rispetto alle varie componenti (Building devices & solutions, Automation technologies, Piattaforme di gestione e controllo, Infrastruttura di rete) per un totale di circa 9,5 miliardi di €, segnando un +25% rispetto al 2020. Il volume d’affari dei Building devices and solutions ha registrato circa 6,5 mld € di investimenti nel 2021 (escludendo le superfici opache e chiusure vetrate), con una crescita del 44% rispetto al 2020. Sul totale degli investimenti, il comparto Energia si conferma il più rilevante, con circa 4 mld € (60% del totale), seguono le soluzioni per la sicurezza di asset e persone (1,1 mld €) e comfort abitativo (1 mld €).
L'introduzione del 110% - pur con tutti i difetti d'impostazione più volte evidenziati dalla nostra Associazione, l’aumento esponenziale dei costi delle materie prime fino al più recente blocco della cessione dei crediti - ha portato ad un maggior interesse verso l'efficienza energetica degli immobili, secondo gli obiettivi europei di realizzare edifici carbon free con importanti benefici economici, occupazionali ed energetici.
Un'indagine fatta presso un campione rappresentativo della popolazione italiana (circa 2.500 persone) per indagare la conoscenza, la propensione e l’esperienza delle famiglie italiane mette in luce la scarsa conoscenza e consapevolezza del concetto di Smart Building e dei benefici collegati ad esso: solo il 9% del campione si ritiene ben informato in questo senso. Tale consapevolezza è maggiormente diffusa nel Nord Italia, in grandi comuni (sopra i 100 mila abitanti) e tra le giovani generazioni (Y e Z). Tuttavia, la grande maggioranza del campione (85,7%) ha dichiarato di aver avuto almeno una volta esperienza diretta nella gestione intelligente di una o più tecnologie, segno di come tali tecnologie inizino ad essere diffuse e distribuite sul territorio, specialmente tre le nuovissime generazioni (il 93% della generazione Z ha avuto un’esperienza diretta).
Il nuovo rapporto di ricerca sugli edifici intelligenti di Juniper Research fornisce un'analisi molto dettagliata dell'evoluzione del mercato a livello internazionale. La dimensione del marcato nel 2022 ha raggiunto 11,3 miliardi di dollari, nel 2026 si stima arriverà a 35,2 miliardi di dollari. Secondo le previsioni del Rapporto:
- Il numero di edifici a livello globale che implementano tecnologie per l'edilizia intelligente raggiungerà i 115 milioni nel 2026, dai 45 milioni del 2022.
- Questa crescita di oltre il 150% riflette la crescente domanda di efficienza energetica da parte delle imprese e dei residenti, con l'aumento dei costi energetici.
- Consentendo agli edifici di monitorare e automatizzare le funzioni comuni, è possibile ottenere significativi guadagni di efficienza, migliorando al contempo l'ambiente per lavoratori e residenti.
- Gli edifici intelligenti non residenziali rappresenteranno il 90% della spesa per edifici intelligenti a livello globale nel 2026; a un livello simile al 2022. Questa disparità è dovuta alle maggiori economie di scala nei locali commerciali nonché all'attenzione della maggior parte delle tecnologie per l'edilizia intelligente in questi segmenti del mercato.
- Le spedizioni globali di sensori utilizzati negli edifici intelligenti supereranno 1 miliardo all'anno nel 2026 dai 360 milioni del 2022; rappresentando una crescita del 204%. I sensori, se combinati con piattaforme di gestione intelligenti, consentiranno agli edifici intelligenti di adattarsi alle condizioni; abbinando elementi come l'illuminazione, il riscaldamento e la ventilazione alle esigenze abitative. I fornitori di edifici intelligenti dovrebbero collaborare con i fornitori di intelligenza artificiale per massimizzare i vantaggi dell'automazione, come la riduzione dei costi energetici e il miglioramento dell'ambiente di lavoro.
Attualmente sono ancora molti i sistemi di edifici più vecchi che funzionano in modo indipendente e molti sono inefficienti in quanto mancano della capacità di monitoraggio che consentirebbe loro di adattarsi efficacemente a diverse condizioni o modalità di funzionamento. Fondamentalmente, nel contesto attuale, gli edifici intelligenti devono utilizzare energia rinnovabile e questo, non solo è un bene per l'ambiente ma potrà consentire anche una riduzione dei costi di esercizio.
Gli edifici intelligenti di nuova costruzione, oltre ad offrire risparmi sui costi energetici, ottimizzazione degli spazi e riduzione al minimo dell'impatto ambientale, consentono un maggiore controllo sulla qualità dell'ambiente di lavoro e sul funzionamento degli edifici, favorendone la produttività, il miglioramento delle prestazioni e il benessere generale degli occupanti, garantendo la sicurezza che è di primaria importanza nella progettazione di un edificio intelligente. Tuttavia è indispendabile che l'impiego di tali tecnologie non porti ad un uso scorretto con violazione delle privacy e al funzionamento inefficiente degli edifici.
Come sappiamo la nuova direttiva europea, fortemente osteggiata dal Governo Meloni e dalla Confedilizia, prevede che dal 1° gennaio 2027 tutti gli edifici nuovi occupati da enti pubblici o di proprietà di quest’ultimi dovranno essere "Edifici ad emissioni zero"; dal 2030, tutti gli edifici di nuova costruzione e tutte le profonde ristrutturazioni, dovranno essere ad emissioni zero; gli edifici di enti pubblici e quelli non residenziali con attestato di prestazione energetica di classe G dovranno essere soggetti a ristrutturazione fino a raggiungere la classe F entro il 2027 e almeno la classe E entro il 2030; tutti gli edifici residenziali con prestazioni energetiche peggiori dovranno raggiungere la classe energetica F entro il 2030 e almeno la classe E entro il 2033. Tutto ciò rappresenta una grande occasione anche per l'adozione di queste tecnologie nel settore delle costruzioni.
Ma, nel futuro prossimo, la crescita negli investimenti in questi nuovi sistemi di progettazione sarà condizionata dalle scelte politiche che verranno messe in campo oggi, dalla situazione macro-economica internazionale, compresa la disponibilità e prezzi dei semiconduttori oltre la disponibilità di manodopera specializzata di cui più volte la Fillea-Cgil ha denunciato la mancanza e, naturalmente, da quanto il nostro Paese sarà in grado di utilizzare le risorse previste dal PNRR e dai Fondi comunitari 2021-2027.
Per la Redazione - Serena Moriondo