di Serena Moriondo
Il rapporto Urban sustainability in Europe (EEA, 2021) fotografava una situazione controversa per le città europee. Ci si aspettava che la pandemia di COVID-19 influenzasse la transizione dell'Europa verso modelli di urbanizzazione più sostenibili dal punto di vista ambientale negli anni a venire dato che le città sono state in prima linea nella crisi, non solo subendo gli impatti peggiori, ma diventando anche attori chiave nel sostenere una ripresa verde ed equa. Ma non tutte le città hanno colto questa opportunità. Alcune vanno a rilento altre si sono date obiettivi virtuosi che stanno pian piano perseguendo.
Se esaminiamo una panoramica iniziale di come la pandemia, non ancora del tutto conclusa, stia ora rimodellando la vita urbana e le principali opportunità per raggiungere la sostenibilità ambientale urbana all'indomani della crisi, riscontriamo una situazione estremamente variegata.
Una breve premessa. L'influenza delle città nel processo decisionale dell'UE è stata sempre più riconosciuta negli ultimi decenni, anche attraverso l'istituzione del Comitato delle regioni nel 1994 e la firma della Carta di Lipsia nel 2006 (aggiornata nel 2020). Il Patto di Amsterdam del 2016 è culminato nell'Agenda Urbana per l'UE , dando nuovo slancio e integrando i già numerosi strumenti dedicati alle città. Inoltre, le reti e le associazioni cittadine stanno diventando sempre più importanti nella definizione degli accordi globali sul clima e sulla sostenibilità. Quindi le condizioni per realizzare questa trasformazione esistono, è necessario volerlo. Una decisione che richiede un coinvolgimento politico collettivo ma anche della sfera individuale, che riguarda cioè ognuno di noi nella vita quotidiana.
Nel merito. Le città stanno affrontando una tripla crisi sulla scia della pandemia: affrontare gli impatti sulla salute del COVID-19, affrontare l'emergenza climatica ed ecologica e affrontare la disuguaglianza sociale ed economica. Sebbene sia troppo presto per sapere quale sarà l'evoluzione a lungo termine dei riflessi di questa fase sociale, ambientale ed economica, è chiaro che il pacchetto di incentivi senza precedenti da 1,8 trilioni di euro concordato dall'UE, dà alle città grandi opportunità per rimodellarsi in base alle nuove e più diffuse necessità urbane.
Gli investimenti, in particolare, nelle infrastrutture - lo possiamo vedere anche in Italia - stanno svolgendo un ruolo importante nello stimolare l'attività economica dopo la crisi, creando un'opportunità per allineare la ripresa con i programmi di equità climatica, ambientale e sociale nelle città. Le città hanno dunque il potenziale per diventare una delle principali forze trainanti per una ripresa verde ed equa in Europa, a condizione che siano coinvolte attivamente nei processi decisionali e di gestione della programmazione e nei singoli progetti.
Opportunità chiave per una ripresa verde ed equa si trovano in diversi settori: ripensare la mobilità e questioni più ampie di accessibilità urbana; l'uso del suolo e la progettazione degli spazi verdi o comunque pubblici e come questo si collega all'adattamento urbano e alla riqualificazione del patrimonio edilizio; rafforzare il ruolo delle infrastrutture verdi; trasformare i sistemi alimentari urbani e l'economia circolare; il ruolo della tecnologia e del digitale. Ma non sono gli unici, anche ripensare i servizi pubblici, l'offerta formativa e quella della tutela socio-sanitaria, ad esempio, sono di estrema attualità e necessità. Così come affrontare il tema della partecipazione a tutti i livelli e di nuove forme di decisione e governance urbana ("Prendersi cura delle città", S.Moriondo, 2022).
Per tutti i cittadini europei, la pandemia ha comportato bruschi cambiamenti nelle routine quotidiane che hanno avuto conseguenze di vasta portata per le città e comportato interventi conseguenti. Alcuni di essi differiscono da una città all'altra, ma ci sono alcuni modelli che servono già come base importante per affrontare le transizioni che stiamo vivendo.
Dopo la fase di risposta immediata alla pandemia ci troviamo ad affrontare una fase di pianificazione e realizzazione della ripresa. Di seguito segnaliamo alcune opportunità che le nostre città dovrebbero saper cogliere:
- dopo un primo momento di aumento degli spostamenti a piedi e in bicicletta, facilitato da modifiche temporanee alle infrastrutture di trasporto (ad es. allargamento dei marciapiedi, piste ciclabili a comparsa) e riduzione del traffico automobilistico durante il periodo più difficile della pandemia che hanno permesso un miglioramento della qualità dell'aria e una riduzione dell'inquinamento acustico grazie al minor traffico automobilistico e alla riduzione dell'attività economica, è arrivato il momento di migliorare in modo permanente la qualità dell'aria a beneficio della salute riassegnando in modo permanente una parte dello spazio stradale a pedoni e ciclisti, migliorando le infrastrutture stradali e adottando il modello di città di 15 minuti, in grado cioè di garantire a tutti i residenti l'accesso a beni e servizi essenziali a pochi passi. Se le città intendono abbracciare questo modello di prossimità urbana, dovranno riconsiderare come è attualmente pianificato il trasporto pubblico e attivo in modo che vengano assicurati collegamenti migliori all'interno e tra le diverse aree delle città (non solo centro-periferia, ma tra i quartieri). Questo modello di città significa anche assicurare che ogni quartiere sia in grado di offrire una varietà di tipi di alloggi, di diverse dimensioni e livelli di accessibilità, per accogliere nuclei familiari differenti e consentire a più persone di vivere più vicino a dove lavorano. Per consentire a più persone di lavorare vicino casa o da remoto, è indispensabile la presenza di piccoli uffici, negozi e punti di ospitalità e spazi di co-working (esempi in tale direzione sono Barrios Vitales di Bogotá, Complete Neighborhoods di Portland e 20 Minute Neighborhoods di Melbourne, così come la più nota, Paris 15-Minute City) e, più in generale, la sostenibilità aziendale si raggiunge non solo rendendo più sostenibili i luoghi di lavoro, le operazioni di produzione e della catena del valore, l'efficienza energetica e la riduzione del consumo di acqua, l'utilizzo responsabile delle materie prime e il ciclo dei rifiuti, ma anche con le buone pratiche, per questo - anche in questo caso - non è possibile senza il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutte le persone che ci lavorano;
- l'aumento dell'interesse per l'approvvigionamento locale su piccola scala/autosufficienza per determinati beni e servizi, incluso il cibo che ha caratterizzato buona parte dell'emergenza sanitaria può essere l'occasione per aumentare il sostegno alle iniziative comunitarie di coltivazione alimentare (compresi gli orti urbani) e alla produzione locale ("Tetti verdi e orti urbani: un volto nuovo alle città " S.Moriondo, 2023). Due esempi: Parigi sta espandendo il suo programma "Parisculteurs" per sostenere le fattorie urbane locali e collega esplicitamente l'accesso al cibo coltivato localmente al suo modello di città di 15 minuti. A Valencia, la "cintura verde locale " è diventata una fonte immediata e diretta di cibo fresco per la città. La strategia "Dal produttore al consumatore" della Commissione europea mira a sviluppare un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente. Iniziative come il Milan Urban Food Policy Pact (firmato il 15 ottobre 2015 a Milano da più di 100 città, rappresenta una delle eredità più importanti di Milano EXPO 2015) e l' agenda alimentare urbana della FAO (una vasta gamma di politiche, programmi e iniziative sviluppate e attuate in collaborazione con diverse parti interessate: società civile, università, agenzie delle Nazioni Unite e internazionali, reti di città ed enti pubblici e privati) hanno creato piattaforme che consentono alle città di modellare attivamente sistemi alimentari più sostenibili, inclusivi e resilienti;
- la riduzione della generazione di rifiuti commerciali e industriali a causa del blocco e della ridotta attività economica da un lato, e il maggiore utilizzo di spazi aperti e verdi nelle città e maggiore familiarità e attaccamento ai quartieri dimostrato durante il lockdown dall'altro, sollecitano un maggiore riconoscimento dell'importanza del verde urbano e degli spazi aperti attraverso la definizione di piani di recupero verde, compresi finanziamenti dedicati a sostenere una serie di obiettivi di sostenibilità urbana (ad esempio energia pulita, efficienza energetica, trasporti, qualità ambientale, salute) e la realizzazione di parchi, tetti verdi, pareti verdi, infrastrutture blu e pavimentazioni permeabili e, per questa via, la creazione di nuovi posti di lavoro green o la conversione di altri, indispensabili a rilanciare l'economia. Un recente lavoro dell'AEA ha evidenziato come gli investimenti nelle infrastrutture verdi possano aiutare le città ad adattarsi a un clima in rapido cambiamento e agli eventi meteorologici sempre più estremi che devono affrontare. Per farlo è indispensabile attivare una nuova pianificazione pubblica. Un esempio: Parigi è al suo terzo Piano per il clima (2018) che definisce le azioni per il periodo 2020-2030 in termini di riduzione delle emissioni e dei consumi energetici, sviluppo delle energie rinnovabili, adattamento ai cambiamenti climatici e implementazione di strumenti di compensazione e sequestro del carbonio per accelerare il transizione locale. Entro il 2050, la città di Parigi mira a ridurre le emissioni locali del 100%, raggiungendo l'obiettivo di zero emissioni a Parigi, promuovere una riduzione dell'80% dell'impronta di carbonio di Parigi rispetto ai livelli del 2004.
L'obiettivo, in sostanza, è consentire alle città di ricostruire le proprie economie, affrontare complesse questioni di giustizia sociale e affrontare allo stesso tempo i cambiamenti climatici e la transizione ecologica. Pe riuscirci è necessario adottare un approccio partecipativo e inclusivo di questo processo, per garantire che il piano di transizione sia fondato sulle reali necessità dei cittadini e abbia un'ampia base di sostegno.
Il recente lavoro dell'AEA sulla sostenibilità urbana evidenzia le interdipendenze critiche tra i diversi settori e sistemi urbani e l'importanza di adottare un approccio integrato che riconosca gli importanti nessi tra i vari interventi urbani e i relativi risultati politici.