di Rossella Muroni, Presidente dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni
Mentre l’inflazione erode il potere di acquisto degli italiani, aumentano il costo di mutui e affitti, le disuguaglianze e le povertà, come pure il numero di persone che non riescono ad avere una soluzione abitativa stabile. Tra liste di attesa per le case popolari che si allungano, caro affitti, sfratti e occupazioni, la casa diventa sempre più spesso un miraggio, piuttosto che essere un diritto.
Per riportare le politiche abitative, da decenni ai margini dell'azione di governo, al centro dell'agenda nazionale le assessore e gli assessori alla Casa di undici città riuniti a Bologna insieme all'Anci hanno lanciato cinque proposte all’esecutivo. Gli amministratori di Bergamo, Bologna, Firenze, Lodi, Milano, Napoli, Padova, Parma, Roma, Torino e Verona concordano su cinque punti che diventano una piattaforma concreta.
Innanzitutto propongono una legge sull’edilizia residenziale pubblica e sociale, che restituisca uniformità territoriale nei diritti di accesso e permanenza all'edilizia pubblica e riconosca il diritto alla casa tra i livelli essenziali delle prestazioni sociali. Legge che dovrebbe essere accompagnata con il rifinanziamento del programma di interventi per il recupero e la razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp), recuperando anche le proposte residue del Programma innovativo per la qualità dell'abitare (Pinqua). Ossia quelle proposte in attesa dei finanziamenti che sono state dichiarate “ammissibili con riserva” e già valutate positivamente. Insieme a una norma che preveda il trasferimento delle risorse direttamente ai Comuni - che sono la prima linea nella risposta a bisogni dei cittadini e devono quindi avere risorse adeguate - e introduca un sistema stabile di credito d’imposta, con possibilità di cessione, per la manutenzione delle case popolari.
Tra le proposte formulate insieme all’Anci dagli amministratori delle 11 città c'è anche l'assegnazione gratuita ai Comuni degli immobili di enti statali o parastatali inutilizzati, da destinare alla realizzazione di politiche per l'abitare, di contrasto all'emergenza abitativa e a residenze per studenti. Sarebbe un modo per rigenerare le periferie, garantire il diritto alla casa e rilanciare l’edilizia di qualità e che non consuma suolo.
C’è poi il rifinanziamento del Fondo nazionale locazione e del Fondo nazionale morosi incolpevoli, che il Ministero delle infrastrutture guidato da Matteo Salvini ha cancellato senza farsi troppi problemi. Per affrontare gli effetti negativi degli affitti turistici brevi sul sistema abitativo e sulle città, inoltre, gli amministratori sollecitano una legge nazionale di regolamentazione delle piattaforme turistiche. Infine si chiede il riconoscimento dell'emergenza abitativa, e quindi dell'essere senza casa, come una fragilità a cui dedicare interventi e risorse.
Sono proposte che fanno bene contemporaneamente ai cittadini, all’edilizia e ai nostri centri urbani. E che non a caso hanno incontrato il favore anche dei sindacati degli inquilini. Finalmente le città si muovono affrontando la pressione del disagio abitativo. Anziché stroncare i bonus edilizi, i diritti dei lavoratori e la trasparenza con il subappalto a cascata e con gli affidamenti senza gara negli appalti pubblici, sono queste le misure su cui l’esecutivo si dovrebbe impegnare.