Il 28 aprile l'Istat ha pubblicato, tramite 12 infografiche, un quadro sintetico su alcuni dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese. I risultati raffigurano, complessivamente, un quadro non positivo o molto debole. Ne riportiamo brevemente i contenuti, che integreremo con qualche commento.
- SALUTE: il 44,5% della popolazione adulta è in eccesso di peso (45,9% nel 2020).
- ISTRUZIONE E FORMAZIONE: il 43,6% dei ragazzi e delle ragazze della classe terza della scuola secondaria di primo grado non hanno adeguata competenza numerica.
- LAVORO E CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA: il 34,6% delle persone che hanno lavorato da casa si ritiene molto soddisfatto, 45% abbastanza soddisfatto, 4,3% per niente soddisfatto.
- BENESSERE ECONOMICO: il 35,1% delle famiglie dichiara di aver visto peggiorare la propria situazione economica (livello mai raggiunto in precedenza)
- RELAZIONI SOCIALI: l'8,3% delle persone svolge attività di volontariato
- POLITICA E ISTITUZIONI: 3,3 su una scala da 0 a 10, il voto di fiducia per i partiti politici
- SICUREZZA: 7,6 famiglie ogni 1000 sono vittime di furti in abitazione (7,1 nel 2021)
- BENESSERE SOGGETTIVO: il 46, 2% delle persone si dichiara molto soddisfatto per la propria vita (la percentuale più alta finora registrata)
- PAESAGGIO E PATRIMONIO CULTURALE: 15,1 abitazioni abusivi ogni 100 autorizzate
- AMBIENTE: il 71% dei cittadini è preoccupato per gli effetti dei cambiamenti climatici (66,6% nel 2021)
- INNOVAZIONE, RICERCA, CREATIVITA': il 75,6% delle persone sono utenti regolari di Internet (40 milioni di persone)
Riflessioni sui primi quattro punti:
- In merito alla Salute il dato raffigurato è decisamente allarmante considerato che, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'eccesso di peso rappresenta un grave problema di salute pubblica nel mondo, poiché è uno dei quattro principali fattori di rischio per gravi malattie croniche che, in varia misura, peggiorano la qualità di vita e ne riducono la durata. Secondo il recente rapporto Bes curato dall’Istat si dice, numeri alla mano, che complessivamente la salute degli italiani sta significativamente peggiorando. Questo dato rischia di aggravarsi ulteriormente dinnanzi alle scelte di questo Governo riduzione del cuneo fiscale, aumento del fringe benefit aziendali e depotenziamento del SSN (ricordiamo che il def ha previsto già la riduzione della spesa sanitaria in rapporto al PIL). Con la privatizzazione crescente della sanità pubblica, le scelte operate dal Governo toglieranno, soprattutto alle famiglie con redditi bassi, ciò che fino ad ora era garantito in modo universale e gratuito, per cui i redditi di fronte alla necessità di cura diventeranno inevitabilmente insufficienti per comprarsi tutele integrative. La conseguenza sociale sarà pesante perché con l’avanzare della privatizzazione se non tutti i cittadini avranno soldi sufficienti per curarsi allora è inevitabile che lo stato di salute della popolazione, già problematico come scrive l’Istat, sarà ancor di più compromesso.
- In merito al'alta percentuale di ragazze e ragazzi che non hanno adeguata competenza numerica, è utile segnalare che questa problematica ha connotazioni ben più ampie.In Italia, infatti, circa il 13% dei giovani tra 18 e 24 anni ha lasciato la scuola prima del tempo. Ma si tratta solo della forma esplicita di abbandono. La quota sale di quasi 10 punti se si somma la dispersione implicita di chi finisce la scuola senza le competenze di base minime.
- Il fenomeno del lavoro in remoto è stato oggetto di vari studi che ne hanno dato una rappresentazione molto meno positiva. In Italia, dove ancora a fine 2021 erano 8,8 milioni (il 40% della forza lavoro) le lavoratrici e i lavoratori in smart working, le imprese si stanno orientando per un lavoro ibrido: in remoto qualche giorno alla settimana, di solito non più di due, e gli altri in azienda. E dal punto di vista dei lavoratori, secondo un’indagine realizzata dalla Cgil, con la Fondazione Di Vittorio, tra oltre 6.100 lavoratori smart ha mostrato che le donne sono state le meno soddisfatte di questa modalità di lavoro, che ha creato seri problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia. Nel 36% dei casi lo smart working è stato, inoltre, deciso in maniera unilaterale dal datore di lavoro, nel 37% è stato concordato e solo nel 27% dei casi c’è stato anche un intervento del sindacato.
- Sul punto riguardante il benessere economico, ricordiamo che, in Italia, l’Istat diffonde ogni anno diverse misure di povertà, incluse quelle utilizzate da altri paesi europei e basate sui redditi. Informazioni necessarie per la definizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile che viene pubblicato ogni anno nell'allegato al DEF. Al di là del fatto che l’Istat ha deciso di avviare una verifica complessiva dell’impianto statistico utilizzato per la stima della condizione economica istituendo , nel dicembre del 2021, una “Commissione scientifica interistituzionale sulla povertà assoluta”, composta da esperti esterni e interni all’Istituto, con il compito di analizzare la metodologia utilizzata fino a ora e proporne modifiche al fine di pervenire a un aggiornamento della stessa entro la primavera del 2023, i dati sulla povertà diffusa sono estremamente preoccupanti: secondo i dati pubblicati ad aprile 2023 dalle ultime statistiche dell'UE aggiornate al 2021, un giovane italiano su quattro tra i 15 e i 29 anni (quasi il 25%) è a rischio povertà. Per quanto riguarda invece l’intera popolazione, il rischio all’interno del’Unione europea è al 17% mentre l'Italia è al 20% L’aumento dei prezzi ha, inoltre, reso più caro il paniere di beni essenziali il cui costo rappresenta, per le varie tipologie familiari e suddivisioni geografiche, la soglia di povertà assoluta e dunque, a parità di altre condizioni, esercita una pressione al rialzo sull’incidenza di tale indicatore. Tale considerazione è particolarmente rilevante per il 2022, anno in cui il forte aumento dell’indice generale è stato trainato dai rincari dei beni energetici. Non stupisce, quindi, che il 35,1% delle famiglie dichiara di aver visto peggiorare la propria situazione economica tanto più che, secondo la Cgil, gli stipendi hanno visto un aumento del 2,2% mentre l’inflazione è all’8,2%, ponendoci ultimi in Europa e dei 188 contratti nazionali di lavoro firmati dalle sigle Confederali 112 risultano attualmente scaduti, il 61%. Nel complesso, cioè, 7 milioni di lavoratori italiani sono in attesa del rinnovo contrattuale. E su quantità e qualità del lavoro siamo la retroguardia nel G7, in Europa e nell'Ocse: solo il 60,7% della popolazione fino a 64 anni, infatti, lavora. Dopo di noi solo la Turchia. In questa situazione molto critica preoccupa ancora di più che il Governo Meloni abbia deciso di incontrare i sindacati sul nuovo provvedimento che riguarda il tema del lavoro, non per aprire un confronto, ma per informarli a cose fatte. Un provvedimento che prevede, tra le principali misure, la riforma del Reddito di cittadinanza che verrà sostituito dall'assegno di inclusione subordinato a determinati requisiti relativi alla cittadinanza o all’autorizzazione al soggiorno del richiedente, alla durata della residenza in Italia e alle condizioni economiche; il taglio del cuneo fiscale di altri 4% di punti percentuali sugli stipendi lordi che i datori di lavoro versano in contributi previdenziali per tutti i redditi fino a 35 mila euro; la detassazione dei fringe benefit aziendali che sale a 3000 mila euro allargando ancor di più la forbice tra i lavoratori impiegati nelle aziende con welfare aziendale e tutti gli altri; nuovi incentivi economici per le assunzioni a beneficio delle imprese; l'estensione della durata dei contratti a termine senza causale, che amplieranno la fascia di precarietà di migliaia di giovani.
Per la Redazione - Serena Moriondo